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[Approfondimenti Tematici] Il martello delle streghe – Di tortura e di interrogatori #

Creato il 27 novembre 2012 da Queenseptienna @queenseptienna

Disclaimer: per i contenuti trattati in modo esplicito, questo articolo potrebbe non essere adatto alle seguenti categorie di persone: minori, deboli di cuore o stomaco, greenpeace, hipster, persone troppo sensibili. L’autore e lo staff non si assumono alcuna responsabilità sugli effetti che può provocare ai lettori, Scrittevolmente è ovviamente contro la tortura e gli abusi fisici in ogni forma, ma siccome almeno la metà dei navigatori virtuali è più stupida di una sassaia Livornese è sempre bene ribadirlo. 

[Approfondimenti Tematici] Il martello delle streghe – Di tortura e di interrogatori #

Con il termine Malleus Maleficarum si va ad indicare uno dei tomi più famosi ed accurati (teoricamente parlando, sia chiaro) sull’identificazione, caccia e interrogazione alle streghe. Redatto in epoca medioevale da due frati francescani, oltre a una serie di metodi per identificare presunte streghe, maghi e stregoni. Il testo, ampiamente utilizzato (sebbene mai riconosciuto dalla chiesa Cattolica) da inquisitori e giudici era una vera e propria guida stampata anche in formato tascabile per ben trentaquattro edizioni.

Sebbene il titolo dell’articolo possa far pensare in alla recensione di un testo arcaico e fuori luogo sulla caccia alle streghe, quello che andremo ad analizzare del testo sono i brutali ed efferati metodi di interrogazione dell’inquisizione medioevale (e non solo).

Ammetto che il titolo è fuorviante, ma chiamare l’articolo “Tortura” in modo banale ed insipido mi suonava male. Ribadisco comunque ancora una volta che io autore e tutto lo staff è contro la tortura, non la apprezziamo o la esaltiamo, analizzandone piuttosto l’inutilità e la brutalità.

Detto questo andiamo a infilarci nella tana del bianconiglio, la quale stavolta non ci porterà nel paese delle meraviglie, quanto più in un paese di dolore e devastazione.

Cosa intendiamo per tortura? Il dizionario ci dice che la tortura è un metodo di coercizione fisica e/o psicologica atto a estorcere informazioni tramite l’inflizione di dolore fisico o mentale. L’uso più famoso e storicamente documentato della tortura si ha in epoca medioevale, ad opera degli inquisitori della chiesa cattolica. Questi metodi brutali (e spesso letali) venivano usati per estorcere confessioni e informazioni a eretici e presunte streghe.

Ma quanto può essere utile infliggere dolore ad una persona, spesso colpevole di nulla oppure di rispettare un culto differente, con il solo scopo di strappare una confessione e poi condannarla comunque ad una pena brutale? Come si poteva non pensare che il dolore avrebbe comunque costretto l’imputato a dire qualunque cosa gli inquisitori volessero sentire, pur di far cessare le sevizie?

Senza una ragionevole base di sospetto e le dovute informazioni nessuno, men che meno gli inquisitori, poteva sapere se quelle confessioni alla fine erano vere e proprie ammissioni di colpa o solo uno sfogo per porre fine alle sofferenze, sta di fatto che per secoli sono stati inventati i metodi più terrificanti e brutali per estorcere informazioni, alcuni creati appositamente per la categoria di interrogati specifica.

Alla fine si avevano quindi metodi adatti ad eretici e infedeli, streghe e maghi, traditori e regicidi, sodomiti e disturbatori della quiete e della pubblica decenza.

In questo articolo non li ho raccolti tutti, solo alcuni dei meno noti, usati dall’antica Grecia sino quasi ai giorni nostri.

Premetto che per una certa dose di rispetto e decenza non allegherò immagini, ma non metterò alcuna censura, descrivendo i metodi nei particolari. Astenersi se di immaginazione troppo fervida, non vorrei che poi la notte facciate brutti sogni (anche se è lo scopo del novembre Horror).

The Rack/La tavola: Forse la più dolorosa e brutale delle torture medioevali. L’imputato veniva legato su una tavola dotata di cilindri rotanti collegati a delle corde. Mani e piedi venivano legati a queste corde, le quali venivano tese girando i cilindri poco per volta. La tensione sempre crescente causava il dislocamento delle articolazioni, spesso accompagnato da un sonoro schiocco. Se protratta per lungo tempo poteva portare al completo distaccamento degli arti, spesso le braccia per prime. Usualmente l’imputato era costretto a guardare altre persone essere torturate in questo modo, strappando una confessione senza nemmeno muovere in dito.

The Rats/I ratti: Se usati nel modo corretto anche i ratti potevano essere un metodo adeguato per estorcere informazioni. DI norma l’imputato veniva legato orizzontalmente, nudo, con un ratto sullo stomaco. Successivamente il roditore veniva coperto con un secchio metallico, progressivamente riscaldato. Per sottostare all’istinto di sopravvivenza, la povera bestia cercava una via di fuga attraverso il corpo del torturato, scavando e mordendosi una via di fuga attraverso i suoi intestini. Questo metodo di tortura poteva protrarsi anche per molte ore di dolore agonizzante, il quale spesso si concludeva con la morte del condannato.

The Saw/La Sega: Spesso usato in Spagna, questo metodo di tortura/esecuzione portava praticamente sempre alla morte del condannato. Adottata più che altro da inquisitori erranti e dotati di pochi strumenti, la tortura della sega era tanto semplice quanto devastante. Il condannato veniva denudato e legato a testa in giù, mentre due inquisitori lo segavano in metà a partire dalle natiche. La posizione inversa garantiva un maggiore afflusso di sangue al cervello e meno alle estremità, facendo si che lo sfortunato non perdesse i sensi sino a quando la sega non si trovava all’altezza dell’ombelico. Anche in questo caso i sospettati erano sovente forzati a guardare altri essere torturati, poiché le possibilità di sopravvivere erano praticamente nulle.

Flaying/Scuoiamento: Palesemente il nome dice tutto. Il condannato veniva legato ad un palo a braccia e gambe tese. Il torturatore, con l’ausilio di un piccolo coltello, procedeva a spellare lentamente l’imputato, cercando di tenerlo in vita il più a lungo possibile. Spesso la pelle del viso era la prima ad essere asportata, per poi procedere verso il basso. In molti casi la vittima moriva ancor prima che venisse raggiunta la vita.

Crocodile Tube/Il tubo coccodrillo: probabilmente la più crudele e dolorosa tortura mai usata su un essere umano. Il condannato veniva fatto entrare in un tubo grande a sufficienza per farlo passare, dotato di spuntoni simili a denti. Il tubo veniva poi compresso, in modo da immobilizzare l’occupante, lasciando esposti solo la testa e i piedi. Una volta immobilizzato, il torturatore procedeva a scaldare il tubo con dei tizzoni ardenti. Con piedi e testa esposte, potevano anche essere protratte altre sevizie allo stesso tempo, come l’estrazione dei denti o l’asportazione delle dita dei piedi.

Lead Sprinkler/Spruzzapiombo: usato sovente come condanna a morte, questo metodo di tortura prevedeva l’uso di un particolare aspersore. Chiuso per metà, veniva riempito di metallo fuso e chiuso con una semisfera forata. Grazie a questi fori il metallo fuso veniva schizzato sul condannato, con conseguenti ustioni dovute alle alte temperature. Un secondo metodo, usato anche come esecuzione, prevedeva di far colare argento fuso sugli occhi delle vittime, causando un dolore estremo e la morte.

The Brazen Bull/Il toro di bronzo: Nato nell’antica Grecia dal fonditore di ottone Perillo, questo metodo di tortura era tanto brutale quanto “ingegnoso”. Presentato a Falaride di Agrigento come metodo per eseguire le condanne in modo “divertente”, consisteva di un grande toro cavo in bronzo dentro il quale venivano posti i condannati a morte. Una volta arroventato sotto una pira, il toro portava alla morte il condannato, il quale disperato urlava dal dolore, urla che però venivano trasformate da un sistema di tubi posto nella bocca del toro in muggiti feroci, quasi a far sembrare la bestia vera. Lo stesso Perillo fu per svago dell’imperatore il primo a morire per opera della sua stessa invenzione.

Chinese water torture/Tortura dell’acqua cinese: prettamente psicologico, questo metodo di tortura inventato nella cina antica era usato per portare alla follia gli imputati. Legati su una tavola o una sedia, i condannati erano costantemente colpiti sulla fronte da una goccia d’acqua. Tenuti in vita anche per giorni o settimane, venivano così privati del sonno e della sanità. Il costante stillicidio unito alla restrizione fisica portava ad un lento declino delle facoltà mentali, unito alla sensazione di una cavità che lentamente andava a formarsi nella fronte, proprio nel punto in cui le gocce colpivano la testa.

Bamboo torture/Tortura del bambù: metodo di tortura prettamente asiatico, circondato da un certo alone di mito, però scopertosi pienamente utilizzabile da recenti esperimenti (non su cavie umane, ovvio). Questo metodo, spesso usato su prigionieri di guerra, consisteva nel legarli sopra un vaso o una porzione di terra contenente germogli di bambù. Crescendo molto velocemente, la pianta riusciva a svilupparsi al di sotto del condannato, letteralmente trapassandolo per arrivare alla luce. Occorrendo molto tempo per la crescita, questa barbarie poteva protrarsi anche per una settimana di agonie mentre una o più piante crescevano attraverso le parti più morbide del corpo.

Arrivati a questo punto direi che è il caso di fermarsi. Di tutte le tecniche esistenti ne ho scelte solo alcune, le più brutali, esotiche ed efferate. Sono pochissime rispetto a tutte quelle esistenti, poiché comunque di metodi per causare dolore ne esistono forse a centinaia e anche di più.

Questa piccola panoramica non deve essere di ispirazione a qualcuno, spero non siate così malati da prendere spunto dal mio articolo per pratiche di qualsivoglia genere. Piuttosto illustra come il metodo creativo per interrogare e forzare confessioni anche non volute abbia potuto raggiungere un limite estremo e perverso. Anche solo a livello psicologico, osservare gli effetti che queste efferatezze potevano avere sul corpo dei condannati era terribile e intimidatorio, sicuramente non su tutti aveva l’effetto desiderato e obbligava all’intervento fisico, ma comunque ogni metodo poteva essere usato in più maniere.

Resta il fatto che tutt’oggi metodi di coercizione fisica e psicologica vengono usati da tutti, anche in maniera minore o non volontaria. Se pensate che questo non sia vero guardate i genitori che magari per far confessare una marachella ai figli li lasciano senza cena, ai poliziotti che lasciano gli interrogati soli in una stanzetta piccola e senza aria fresca o ai docenti che minacciano gli studenti ponendoli davanti a medie disastrose o futuri incerti.

Certo sono esempi estremi e attualmente nessuno si sognerebbe di paragonarli alle torture dell’epoca, fisicamente non hanno lo stesso impatto e non lo avranno più, ma a livello psicologico rappresentano comunque una forzatura che va sovente a minare l’equilibrio mentale della persona, costringendola alla fine a qualcosa di non voluto.

Spero che questo articolo possa essersi rivelato un orrorifico dileggio, magari anche come utile approfondimento tematico per chi desidera inserire qualcuna di queste barbarie nei suoi racconti horror o anche storici, purché tutto rimanga nell’ambito della finzione!

[Approfondimenti Tematici] Il martello delle streghe – Di tortura e di interrogatori #


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