I tempi stretti hanno la meglio sulle proteste delle opposizioni. E così, vista la scadenza del 5 maggio, l’aula del Senato ha approvato di gran carriera, e senza modifiche, il decreto salva Roma ter. Che diventa legge con 132 sì della maggioranza, più quelli di Sinistra ecologia e libertà, che vota, spiega Luciano Uras, “turandosi il naso”. Un no “senza alcuna esitazione” arriva invece da Movimento 5 stelle, Forza Italia e Grandi autonomie e libertà. Ma soprattutto dalla Lega, da sempre contraria alle misure per il ripristino dell’equilibrio finanziario del bilancio di Roma: si premia chi ha amministrato male, e a pagare saranno i comuni virtuosi, accusa la leghista Silvana Comaroli, e Aldo Di Biagio, Per l’Italia, replica che non è corretto parlare di interventi di salvataggio per l’amministrazione di Roma.
Oltre alle misure sul bilancio di Roma capitale, la nuova legge introduce tra l’altro la Tari (per la gestione dei rifiuti urbani) e la Tasi (imposta sui servizi indivisibili) e ripristina l’Imu per i terreni agricoli e per i fabbricati cosiddetti “produttivi”.
MC