APPROVATO QUESTA SERA ALLA CAMERA I’EMENDAMENTO ALLA LEGGE COMUNITARIA CHE MIGLIORA LA SCIAGURATA DIRETTIVA EUROPEA 2010/63 E CHIUDE GREEN HILL. UNA VITTORIA IMPORTANTE MA SAREMO SODDISFATTI SOLO QUANDO LA VIVISEZIONE SARÀ ABOLITA.
SCRIVE LA BRAMBILLA NEL SUO PROFILO FACEBOOK… Cari amici, un altro passo in avanti é stato compiuto. L’articolo 16 della legge comunitaria, che recepisce il nostro emendamento in tema di vivisezione, é stato approvato. Questo significa che l’Italia non recepisce la direttiva europea così come licenziata a Bruxelles ma si distingue apportando modifiche sostanziali a tale testo. Ora passerà al voto del senato e poi il governo avrà 60 giorni di tempo per scrivere il decreto legislativo di attuazione. Di seguito vi riporto il testo che é stato approvato questa sera e come migliora quella vergogna che inspiegabilmente la maggioranza dei parlamentari europei hanno votato nel 2010. La vivisezione deve infatti solo essere abolita e deve esse promosso lo sviluppo di metodi alternativi che, peraltro, sono anche più sicuri. Concludo dicendovi che ieri, oggi, le scorse settimane, l’anno passato, abbiamo dovuto sostenere una vera e propria lotta per portare avanti le nostre tesi. È infatti davvero desolante rendersi conto che a buona parte della politica non importa proprio nulla della tutela degli animali. Regnano la disinformazione e la superficialità di approccio a questo tema e le banalità si sprecano. Un vero disastro. Ma noi andiamo avanti per la nostra strada e vinceremo questa battaglia di civiltà. Perché siamo più motivati e perché la ragione é dalla nostra parte. Desidero quindi ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto il nostro emendamento, a partire dal relatore, dalla commissione e dal governo. E plaudo anche alla decisione di non dichiarare ammissibili gli emendamenti alla legge comunitaria 2011 dell’on. Pini della lega nord, che miravano ad introdurre un regime di caccia senza limiti. Con gravi conseguenze per gli animali, l’ambiente e le tasche degli italiani, dato che l’approvazione di tali testi avrebbe determinato anche un’ennesima procedura di infrazione dell’unione europea contro l’Italia, con costi che sarebbero, come sempre, gravati sui contribuenti. Michela Vittoria Brambilla ECCO COME IL NOSTRO EMENDAMENTO ALLA LEGGE COMUNITARIA 2011, APPROVATO OGGI ALLA CAMERA, MIGLIORA LA VERGOGNOSA DIRETTIVA 2010/63/UE SULLA VIVISEZIONE. Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia alle Comunità europee – Legge comunitaria 2011 Articolo 16 (Princìpi e criteri direttivi per l’attuazione della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 settembre 2010 sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici).
1. Il Governo è tenuto a seguire, oltre ai principi e criteri direttivi di cui all’articolo 2 della presente legge, in quanto compatibili, anche i seguenti principi e criteri direttivi:
a) garantire l’implementazione di metodi alternativi all’uso di animali a fini scientifici, destinando all’uopo congrui finanziamenti; formare personale esperto nella sostituzione degli animali con metodi in vitro, nel miglioramento delle condizioni sperimentali (principio delle 3R), anche tramite corsi di approfondimento all’interno di Centri di ricerca e Università integrandone il piano di studi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Inoltre, assicurare l’osservazione e applicazione del principio delle 3R grazie alla presenza di un esperto in metodi alternativi e di un biostatistico all’interno di ogni Organismo preposto al benessere degli animali e del Comitato nazionale per la protezione degli animali usati a fini scientifici.
Questo punto garantisce la spinta per un cambiamento tangibile nella ricerca sui metodi alternativi, grazie al termine “garantire”. Per la mancanza di destinazione di fondi che impedisce la conversione dei laboratori limitando fortemente la diffusione degli stessi, il Ministero della Salute non potrà tradire il termine “congrui finanziamenti” che al momento sono pari a circa 0. Inoltre la presenza di un esperto in metodi alternativi e di un biostatistico negli organismi preposti comporterebbe una riduzione immediata del numero di animali richiesti e stabulati.
b) Vietare l’utilizzo di scimmie antropomorfe, cani, gatti e specie in via d’estinzione a meno che non risulti obbligatorio da legislazioni o da farmacopee nazionali o internazionali o non si tratti di ricerche finalizzate alla salute dell’uomo o delle specie coinvolte, condotte in conformità ai principi della direttiva 2010/63/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, previa autorizzazione del Ministero della salute, sentito il Consiglio superiore di sanità. Nei fatti, questo punto, non apporta sostanziali modifiche rispetto al Decreto legislativo vigente 116/92. Infatti queste specie subiscono già al momento regimi autorizzativi particolari e non basati su semplice comunicazione. Tuttavia questa nuova formulazione consente di restringere l’ambito di operatività delle autorizzazioni in derogarispetto al predetto Decreto legislativo, che nelle disposizioni derogatorie fa un riferimento più generico a “verifiche medico-biologiche essenziali”, mentre oggi é vincolante il parere del Consiglio Superiore di Sanità, l’organo supremo di cui fanno parte anche veterinari
c) Vietare l’allevamento di primati, cani e gatti destinati alla sperimentazione di cui alla lettera b) su tutto il territorio nazionale. Tale divieto è un chiaro segnale sulla posizione dell’Italia verso la sperimentazione animale, ovviamente queste specie rappresentano solo la minoranza rispetto al totale delle “cavie” utilizzate e non comporterebbe la fine della sperimentazione su cani, gatti e primati, ma è il primo divieto assoluto nel nostro Paese. Il coronamento delle battaglie contro “Green Hill”, i “Morini”, gli “Harlan” e gli altri allevamenti.
d) Assicurare una misura normativa sufficientemente cautelare nei confronti degli animali geneticamente modificati, tenendo conto della valutazione del rapporto tra danno e beneficio, dell’effettiva necessità della manipolazione, del possibile impatto che potrebbe avere sul benessere degli animali e valutando i potenziali rischi per la salute umana, animale e l’ambiente. Gli OGM sono una realtà che interessa oltre il 60% degli animali prodotti e utilizzati nei laboratori, una percentuale alta che non è attualmente sufficientemente regolamentata e che comporta dei potenziali rischi sia per la salute umana che animale. Questo campo è in evidente espansione e la direttiva è vaga e approssimativa. Una rigida regolamentazione come indicato nell’emendamento comporta una diminuzione del numero di animali prodotti e del livello di dolore inferto insito nella creazione di alcune alterazioni genetiche.
e) Vietare l’utilizzo di animali negli ambiti sperimentali di esercitazioni didattiche ed esperimenti bellici, ad eccezione dell’alta formazione dei medici e dei veterinari. In merito alla didattica, tale divieto significa relativamente poco in termini di animali risparmiati (0,3% in Italia) ma moltissimo in termini di impatto a lungo termine, gli studenti non potrebbero più essere “educati” al modello animale come unico di riferimento; purtroppo il divieto non comprende i livelli più alti di formazione. La legislazione attuale prevede già che quando disponibili, debbano essere impiegati metodi non animali ma nei fatti non esiste nessun controllo o incentivo. Per quanto riguarda gli esperimenti bellici, nei fatti non esistono ufficialmente procedure sperimentali su animali in questo ambito, ma un loro esplicito divieto segna il campo sul principio che senza animali si può.
f) Vietare gli esperimenti che non prevedono anestesia o analgesia, qualora provochino dolore all’animale. Punto cardine di tutto l’emendamento, questo divieto comporta la non esecuzione delle procedure che comportano livelli di dolore non alleviati in cui l’animale è vigile e sofferente per tutto il percorso operatorio. Attualmente le sperimentazioni senza anestesia sono 350 al biennio (dati forniti dal Ministero della Salute relativi al biennio 2008-2009) e in aumento negli ultimi anni.
g) definire un quadro sanzionatorio appropriato in modo da risultare effettivo, proporzionato e dissuasivo. Attualmente le sanzioni sono irrisorie permettendo, nei rari casi in cui ci sia un controllo e vengano riscontrate delle irregolarità, di pagare un importo minimo che non incide nel sistema economico del laboratorio di sperimentazione e non dissuade, concretamente da effettuare violazioni. Il quadro “appropriato, proporzionato e dissuasivo” deve contenere fra le previsioni richiami ai reati contro gli animali previsti dal Codice penale, sanzioni pecuniarie efficaci, sospensioni e ritiri delle autorizzazioni, sospensioni e radiazioni dagli Ordini professionali di eventuale appartenenza. Le sanzioni vanno indirizzate a un fondo presso il Ministero della Salute per la riabilitazione degli animali salvati dai laboratori.
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