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Appunti di scrittura: Poesia infetta

Creato il 03 aprile 2014 da Rvassallo @RVassallo
Beat Generation poet

Beat Generation poet

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beat generation, pensieri, poesia, poeti

Solo oggi rileggendo la stupenda introduzione di Fernanda Pivano a “I sotterrnei” di Jack Kerouac, ho scoperto certe attinenze che legano la poesia americana della “beat generation” a quella “ metropolitana degli anni ‘70.

Si tratta pur sempre di storie nude e crude, di racconti veri, di personaggi reali che non sfigurano affatto in quel pantheon variegato che è L’Olimpo della parola, (scritta o narrata non importa).

Ma non è di Kerouac che voglio parlare adesso, ma di due poesie talmente differenti tra loro da essere simili, così identiche da non somigliarsi per nulla, così vere che dicono in fondo la stessa identica cosa.

La prima è L’urlo di Allen Ginsberg:

Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate della mia nude isteriche,

trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa,

hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,

che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz,

che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette

che passavano per le università con freddi occhi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane fra gli eruditi della guerra,

che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio,

che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro,

che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York…

…Le sue visioni metafisiche non sono concettuali come quelle di Rimbaud ma sono deformazioni di immagini assolutamente concrete, carnali, che posso andare da un semaforo a un insegna al neon…

(intruduzione di Fernanda Pivano – tratta da – I sotterrnei Jack Kerouac traduzione italiana )

La seconda è Walk on the wild side di Lou Reed:

Holly viene da Miami (Florida)

In autostop attraverso gli USA

Sfoltendo le sue sopracciglia per strada

Depilandosi le gambe lui diventò lei

Lei dice, Hey bambino

Fatti un giro nella zona selvaggia

Lei disse, hei dolcezza

Fatti un giro nella zona selvaggia…

Un tatuaggio indelebile inciso sulla carne, una scarnificazione rituale, le parole sono macigni, pesanti alveari di miele infetto, di sessualità e di quella “lust of life”, che porta a prendersi tutto e subito, a non considerare né il ieri e né il domani e a vivere finché ce n’é, è poesia è lirica, è l’urlo sommesso degli angeli dei sotterranei.



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