Ho letto S. che è molto bello, tenero e grave allo stesso tempo per la storia che racconta, quella di un padre e dei suoi terribili ricordi, a metà tra storie horror e simpatiche prese in giro.
Da Apppunti di una storia di guerra non sapevo cosa aspettarmi. L'edizione che ho in mano è quella pubblicata dalla Rizzoli nella serie 24/7.
Il mio spaesamento derivava dal fatto che non è riportato da nessuna parte, né sulla quarta né sul segnalibro interno di cosa parlasse effettivamente.
Ovvero, cosa cercavo io?
Cercavo una qualche traccia per sapere a quale guerra si facesse riferimento: quale delle mille aveva deciso di raccontare Gipi?
Una volta letto l'albo invece capisci che Gipi non racconta una guerra, ma la guerra.
Siamo in un paese di provincia, San Donato, dove vivono tre ragazzi, Stefano, Christian e Giuliano.
Stefano è il capo della piccola banda, è soprannominato il killerino per la sua faccia tosta ma anche per la cattiveria nera dentro di lui. Christian invece è un ragazzo ingenuo, semplice, non è cattivo: ha avuto una storia difficile, cerca solo sicurezza e qualche certezza, più il desiderio di possedere le cose che non ha mai avuto. In Stefano trova entrambe e per questo lo segue ovunque, si rifugia nelle forza dell'amico.
Giuliano invece è diverso. Si unisce alle scorribande degli amici perché vorrebbe essere come loro, vuole sentirsi forte, cattivo. Non riesce mai ad integrarsi veramente con gli altri due perché per lui è diverso, lui ha una via d'uscita. Ha una famiglia, una casa, un futuro: è facile pensare che per lui sia tutto un gioco, e in fondo forse lo è, mentre per Stefano e Christian quella vita è la loro unica possibilità.
Sullo sfondo c'è la guerra. Con bombe, soldati, violenza. Quale guerra sia non verrà mai detto, Gipi sembra che voglia dirci che non è importante, la guerra è guerra ovunque.
È in questo clima che i tre iniziano a farsi strada, a farsi un nome, impelagandosi in storie più grandi di loro. Inizia quasi come un gioco, ma ben presto la guerra tira fuori il peggio di loro. Sopravvivere, non aver niente da perdere, il sogno di una vita migliore sono il motore che spinge i ragazzi avanti.
E in tutto questo Giuliano è una mosca bianca. Il killerino di lui si fida fino a un certo punto e anche Christian, pur volendogli bene, non lo sente realmente vicino.
Quando arriva il momento di "giocare" sul serio, Giuliano non ci riesce, si tira fuori.
E quegli anni per lui diventano solo un pesante ricordo.
Lo stato di guerra diventa decisivo per questi ragazzi quasi vicino all'età adulta. Crescere sotto le bombe, in mezzo a criminali pronti a lucrarci sopra, cercare qualcosa da mangiare. Quanto sono colpevoli per gli atti che compiono? E quanto è colpevole Giuliano nell'essersi lasciato alle spalle quella vita, esserne uscito lui che poteva?
Gipi non dà risposte, non giudica, si limita a raccontare disegnando. Nei volti acquerellati e nelle espressioni dai lineamenti sottili dobbiamo ricavare fuori le storie che le parole non dicono. Come un senso di colpa che, a distanza di anni, ancora tormenta.
Con Appunti per una storia di guerra Gipi vince il premio come miglior libro al festival di Angoulême nel 2006.
Libro e non fumetto perché Gipi, al pari di altri artisti italiani, non crea personaggi macchiette, bensì attraverso la complessità del disegno dà vita a vere e proprie storie. Storie da interpretare spesso, proprio come succede in letteratura.
“Se dico che faccio fumetti - sostiene l'autore - mi chiedono: che personaggi disegni? Non disegno personaggi: racconto storie.”