A dicembre ci eravamo lasciati con un quesito: marzo avrebbe risvegliato la primavera e permesso ai club italiani di togliersi qualche soddisfazione nelle coppe? Un po’ di speranza c’era, dopo aver visto la Juventus battere 2-1 in casa propria il Borussia Dortmund e aver registrato la qualificazione agli ottavi di Europa League di tutte e cinque le italiane in gara, nonostante temibili avversari come Tottenham Hotspur, Athletic Bilbao e Feyenoord.
Tevez sta per sfoderare il ciuccio dopo il gol all’andata
Il rotondo 0-3, con cui i bianconeri sono passati al Westfalenstadion e hanno riconquistato i quarti di Champions dopo una stagione di assenza, ha confermato questa tendenza. Papastathopoulos schierato terzino destro fa intuire quale disagio attanagli la squadra di Klopp in questa stagione, ma la prestazione di tutta la squadra di Allegri è stata ‘ccezzionale, come ha fastidiosamente ripetuto Piccinini ogni cinque minuti in telecronaca. E, poi, da due anni a questa parte, la Juventus in Champions era riuscita a battere solo squadre scozzesi, danesi, greche o svedesi.
Certo, in Europa League poteva andar meglio, ma onestamente solo il Torino ha davvero un po’ da recriminare per come è andato il doppio confronto con lo Zenit (tra l’altro, unica ripescata dalla Champions a essere ancora in lizza): la Roma vista contro la Fiorentina avrebbe potuto perdere contro chiunque, mentre l’Inter della buona volontà e della confusione ha incontrato un avversario, il Wolfsburg, che merita decisamente il secondo posto in solitaria in Bundesliga e che è superiore ai nerazzurri per velocità e linearità di gioco. Ora toccherà al Napoli di Benitez saggiare la consistenza di De Bruyne, Luiz Gustavo e compagni, andata nella città della Volkswagen, ritorno al San Paolo. Per la Fiorentina, invece, c’è la Dinamo Kiev che ha completato la disfatta delle squadre inglesi, eliminando l’ultima rimasta, l’Everton. Anche per i viola il ritorno è in casa. Chiudono il quadro uno scontro tra papabili per la vittoria finale, Siviglia-Zenit San Pietroburgo, e uno tra cenerentole, Dnipro-Club Bruges.
A proposito di sorteggi, la Juventus non ha certamente di che lamentarsi, visto che l’urna l’ha messa di fronte al Monaco, già avversario in semifinale nella stagione 1997/98. Un po’ a sorpresa, infatti, la Francia ha fatto fuori l’Inghilterra e se la vittoria dei monegaschi è stata forse fortuita e determinata dall’inspiegabile 1-3 dell’Emirates Stadium (l’Arsenal è molto più forte e nel ritorno avrebbe meritato il passaggio), l’impresa del Paris Saint Germain merita l’aggettivo più usato dai calciatori, importante. In dieci, per l’espulsione di Ibrahimovic, e con lo svantaggio del gol concesso a Ivanovic al Parco dei Principi, ha messo sotto il Chelsea e lo ha riagguantato due volte grazie ai suoi due centrali brasiliani. Bello, tra l’altro, vedere David Luiz che esulta, fregandosene di aver segnato alla sua ex squadra in tempi di fair play obbligatorio. Fa, invece, specie che Special Mou continui ad avere coi blues un ruolino Champions inferiore a Avraham Grant e a Di Matteo. Il campionato ormai in tasca e la Coppa di Lega ormai in bacheca potrebbero non bastare.
Çalhanoğlu croce e delizia del Bayer: gran gol all’andata, rigore terribile al ritorno
Per la multinazionale Paris Saint Germain arriva adesso il Barcellona, uno stucchevole must, visti i continui incroci tra i club (persino nel girone di qualificazione di questa stessa stagione). I blaugrana non hanno quasi sofferto, benché tra le spagnole avessero l’avversario più insidioso sulla carta, il Manchester City. A Madrid, invece, non si è respirata aria tranquilla. Lo Schalke 04 di Di Matteo è andato vicino a una di quelle imprese che rimangono negli annali e giusto una parata di Casillas su Huntelaar al minuto 87 ha impedito il clamoroso 3-5, che sarebbe valso il passaggio del turno dei tedeschi. Il Real Madrid di Ancelotti è, però, uscito dal campo in una selva di fischi.
I colchoneros hanno, invece, sudato le proverbiali sette camicie per aver la meglio del Bayer Leverkusen, incapace di andare oltre l’1-0 in casa all’andata, nonostante una netta superiorità, e di tirare rigori decenti al ritorno, dopo che un tiro deviato di Mario Suárez aveva pareggiato i conti.
Adesso dovranno vedersela tra di loro, ennesima edizione di una sfida che dopo l’incredibile finale di Lisbona dello scorso anno ha, però, sempre visto l’Atletico avere la meglio, compreso un 4-0 in campionato, che ha contribuito a far,dimenticare ai tifosi blancos la serie di 22 vittorie consecutive inanellate tra ottobre e dicembre.
Anche l’ultimo quarto è una riedizione di una finale storica e vedrà di fronte le uniche rappresentanti rimaste di Germania e Portogallo. Favorito ovviamente il Bayern Monaco, che ha passeggiato contro lo Shakhtar Dontesk, anche grazie a un rigore con espulsione comminata dopo soli 4 minuti all’ucraino Kucher. Il Porto è, comunque, una squadra tosta, non ha avuto problemi a liquidare il Basilea con un secco 4-0 al ritorno e sperare in un match che almeno sia in bilico fino in fondo è lecito.
E se poi dovesse ripetersi un altro 2004, in cui a sorpresa arrivarono in fondo Monaco e Porto? Per i bianconeri sono leciti gli scongiuri del caso, ma adesso un passo per volta, ricordando che un aprile non sarà mai ingrato
federico
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