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“Daiju fece visita al maestro Baso in Cina. Baso domandò: «Che cosa cerchi?». «L’illuminazione» rispose Daiju. «Tu hai la stanza del tesoro. Perché vai in giro a cercare?». Daiju domandò: «Dov’è la mia stanza del tesoro?». Baso rispose: «Quello che stai domandando è la tua stanza del tesoro». Daiju fu illuminato! Da quel momento, esortava sempre i suoi amici: Aprite la vostra stanza del tesoro e usate quei tesori”(Anonimo, 101 Storie Zen)
Di primo acchito, questa storiella Zen può sembrare troppo semplice, quasi banale e priva di valore per rifletterci su. Tuttavia, rileggendola, ci si accorge che la semplicità è la sua forza e che la lezione in essa contenuta è la valenza che la rende notevole. Come spesso accade con la letteratura Zen – dai brevi racconti ai criptici koan – è l’essenzialità gravida di insegnamenti morali che rende sapido un testo. In questo caso ci troviamo di fronte a un paradigma atemporale. Oggi, come nei tempi remoti e nei luoghi più lontani, andiamo in cerca della stanza del tesoro. Cos’è mai? E dove si trova?Chiedetelo a dieci persone diverse e otterrete dieci risposte differenti. Ognuno nutre le proprie ambizioni, accarezza i propri sogni, insegue una ricchezza e una fortuna che non collima necessariamente con quella degli altri. Eppure, ogni essere umano, e soprattutto chi di ciò non è consapevole, auspica l’illuminazione. Proprio come Daiju. Ma figurati – diranno in molti – sono altre le cose per cui mi sbatto! Sì, è vero, si ha come l’impressione che la gente sia interessata solo al successo, al denaro, al sesso, alla felicità (o pseudofelicità) e alla realizzazione di Sé. L’esaltazione e l’appagamento del proprio Ego è la mozione primaria del nostro vicino, del nostro collega di lavoro, dei nostri cari e persino la nostra. E allora? Allora bisogna sapere distinguere. Anche se spendiamo le nostre principali energie per riempire la stanza con un tesoro fatto di beni materiali e gratificazioni umane e sociali, nonostante ci preoccupiamo soprattutto di accumulare e abbiamo un’idea del benessere che è associata all’avere più che all’essere, ogni essere umano, anche il più granitico, avverte di dentro di sé il bisogno dell’illuminazione. Accusa il bisogno di vedere più chiaramente. In cosa consista l’illuminazione è presto detto: è la comprensione o consapevolezza, in virtù della quale cessiamo di soffrire o almeno diventiamo più sereni e consci, per cui ritroviamo la pace interiore e l’armonia con l’universo. Questa è la vera stanza del tesoro. Le altre sono mendaci. La filosofia, la religione, le discipline spirituali e le stesse esperienze della vita si sforzano di favorire il nostro accesso a questa stanza. Cosa dice il Vangelo di Matteo? “Non accumulate tesori sulla terra, dove tignole e ruggine consumano e dove i ladri scavano e rubano. Accumulate tesori nel cielo, dove né tignole né ruggine consumano e dove i ladri non scavano e non rubano. Perché dove c’è il tuo tesoro, là vi sarà anche il tuo cuore”. Siamo lontani mille miglia dalla visione dello Zen ma insieme così vicini da non dubitare che esista una sola, vera stanza del tesoro, un solo vero regno dei cieli. Si trova nel cuore del nostro cuore. Alcuni di noi riescono ad entrarci e a bearsi delle vere ricchezze in esso custodite. Altri non ce la fanno o cercano nel posto sbagliato. «Perché vai in giro a cercare?» domanda il maestro Baso. Già, perché ci affanniamo a cercare al di fuori quello che è in noi fin dalla nascita e che si espande nel corso della vita se ce ne prendiamo cura? Forse perché soffriamo di una presbiopia spirituale che non ci permette di vedere da vicino e ancor più all’interno. Sta di fatto che pur di trovare la stanza del tesoro affrontiamo fatiche e grossi rischi. Esponiamo ai pericoli subdoli noi stessi e i nostri cari.Conosco persone che avevano le migliori intenzioni. Avevano intuito che la vera stanza del tesoro non è fuori ma dentro. Purtroppo non trovavano la porta o non sapevano come aprirla. Per questa ragione si sono rivolti ad altri. E qui entra il gioco la figura del maestro spirituale, che si dice arrivi quando l’allievo è pronto. Può darsi e certamente vale per chi insegna con onestà morale, senza secondi fini, fedele alla missione di aiutare gli altri a crescere. Esistono persone così, grazie a Dio. Ma sono più numerosi e perniciosi i falsi maestri spirituali, le false guide che abbacinano e confondono, che manipolano le anime e asserviscono i cuori grazie al loro carisma, alla loro capacità di ergersi come fari su un promontorio per indicare la via ai naviganti. Ne ho conosciuti non pochi. Vantano doni e poteri spirituali che la gente comune nemmeno immagina, dicono di conoscere il futuro, si ritengono depositari della verità assoluta e giudicano chi non la pensa come loro con la benevolenza di un inquisitore. Da loro, ho imparato una verità fondamentale: non bisogna valutare le persone per ciò che dicono ma per quello che fanno. Più chiaramente, occorre considerare se i presunti maestri spirituali agiscono in maniera coerente con gli insegnamenti che professano o, invece, se predicano bene ma razzolano male. Una vera guida spirituale si rende credibile con l’esempio, autorevole con l’operato, ed è irreprensibile. In ogni caso, il vero maestro è colui che ci apre alla verità più grande: la stanza del tesoro è dentro di noi e in essa dimora assopito il maestro interiore. Dobbiamo solo risvegliarlo. Non c’è nulla di male se qualcuno ci aiuta a farlo. Anzi, dobbiamo provare stima e gratitudine per costui o costei. Guai ad adorarlo, però. Guai a dipendere dalle sue parole al punto di annullarci. Un vero maestro spirituale ci rende liberi, non schiavi. L’unico maestro di cui dobbiamo avere totale fiducia è quello che alberga nel nostro cuore, che alimenta la nostra coscienza e fa nascere in noi le giuste intuizioni e i veri bisogni. È quello che ci invita a fissare le stelle e a vivere secondo virtus, nel rispetto del dharma. Affrancarsi dai falsi profeti, dai guru col conto in banca, dai manipolatori delle coscienze e dai parassiti della psiche è il primo passo per trovare l’autentica stanza del tesoro. Il passo successivo è capire che a nulla serve inseguire false chimere per essere ricchi e sereni, basta avventurarsi nel nostro luminoso sancta sanctorum e ammirare il nostro tesoro. Ammirarlo, certo, ma anche usarlo. Aprite la vostra stanza del tesoro e condividetelaricchezza interiore
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