Il lavoro della stilista Joanna Sykes per il brand è stato ben accolto, ma non si è tradotto nel giro di affari di cui Aquascutum aveva bisogno.
Designer Joanna Sykes’s work for the brand was well-received, but didn’t translate to the turnaround Aquascutum needed.
Nei giorni scorsi, il 90% della fashion house inglese Jaeger Group Limited a cui fa capo Jaeger London è passato al fondo di investimento Jon Moulton’s Better Capital dell’isola di Guernsey per 19,5 milioni di sterline. L’imprenditore Harold Tillman, che in precedenza deteneva una quota del 70% n
ell’azienda fondata nel 1884 e acquisita nel 2003, a un prezzo di 19,5 milioni di sterline secondo fonti non ufficiali, con un fatturato di 94 milioni di sterline nel 2011, in calo del 10%, dopo l’operazione, manterrà il 10% e rimarrà nel ruolo di presidente.Ma anche Aquascutum è sull’orlo del fallimento. Non essendosi concretizzata l’ipotesi di acquisto da parte di Ygm Trading, titolare dei diritti in Asia, è scattata l’amministrazione controllata per il marchio britannico fondato nel 1851 dal sarto di Mayfair John Emary, rilevato, per una cifra che non è stata rivelata, nel settembre 2009 dal gruppo giapponese Renown che a sua volta l’aveva comprato, per 77 milioni di sterline, nel 1990 dalla famiglia che ne era proprietaria e disegnato da maggio 2010 da Joanna Sykes.
Come riporta la stampa internazionale, Frp Advisory Llp, una società britannica che si occupa di ristrutturazioni aziendali, è stata incaricata di cercare un buyer per questo brand o per alcune delle sue attività sul quale, si dice, pesino perdite di 10 milioni di sterline su un fatturato di 28 milioni, dopo che in un biennio sarebbero stati investiti 20 milioni per il rilancio che, però, nonostante qualche progresso iniziale, non sono serviti.
“Siamo consapevoli – ha commentato il joint administrator Geoff Rowley – del valore e del heritage di Aquascutum. Non vediamo l’ora di dare il via al confronto con realtà interessate”.
In un comunicato i dirigenti di Aquascutum hanno attribuito la precaria situazione finanziaria della compagnia alle “difficili condizioni nel Regno Unito”, che ha comportato il fatto che “sfortunatamente il team non sia riuscito a risollevare il business, conducendo infine all’amministrazione controllata. Il board spera che sotto la guida degli amministratori la situazione possa essere risolta con successo”.
A rischio anche i 250 dipendenti dell’etichetta che ha sede a Corby nel Northamptonshire.