Magazine Cultura
Questa volta l'attore - quasi ottantaquattrenne - si è cimentato nientepopodimenoche con le poesie e le atmosfere di Giovanni Pascoli. Ci vuole tutto il coraggio un po' retrò di Paolo Poli - del quale bisogna certamente rendergli merito - per pensare di portare a teatro nel 2013 i testi di Pascoli senza far addormentare la platea.
La scommessa si può dire almeno parzialmente vinta.
Poli e i suoi boys (i sempre bravissimi Fabrizio Casagrande, Daniele Corsetti, Alberto Gamberini e Giovanni Siniscalco) ci portano nel mondo bucolico e un po' triste del poeta, facendoci fare un vero e proprio tuffo nel passato. Per me che a scuola Pascoli l'avevo studiato poco e male è stato un incontro quasi del tutto inedito, visto che l'unica poesia che vagamente ricordavo, La cavalla storna, non è stata inserita nel repertorio!
Per fortuna l'alternanza degli impegnativi testi di Pascoli con siparietti fatti di canzoni e filastrocche animate da divertenti coreografie e lussureggianti costumi ha alleggerito il tono complessivo dello spettacolo e ha lasciato spazio al divertimento e alla risata, grazie anche alla straordinaria simpatia di Paolo Poli.
Certo, il format di Poli appare ormai un po' troppo ripetitivo e fin troppo standardizzato. Nella sostanza Aquiloni, spogliato dei testi, si presenta identico a Il mare. Identica la scelta del tipo di scenografia (tre pannelli con grandi disegni dai colori pastello), identica la struttura dello spettacolo (recitazione, balletti e canzoni), identiche le scelte attoriali . Peraltro, l'età costringe Poli - e inevitabilmente i suoi boys - a cantare in playback, cosa che a teatro non produce certo un bell'effetto.
Paolo Poli conferma però le sue straordinarie qualità, anche nel modo in cui riesce a rimediare a un errore di recitazione o a una dimenticanza; dimostra di mantenere intatti humour e verve anche ad un'età in cui la maggior parte di noi si farebbe notare solo per cinismo e acidità. E questo permette di continuare ad apprezzare lui e i suoi spettacoli e di perdonare qualche elemento di delusione.
D'altra parte, a quale altro spettacolo teatrale si possono ancora vedere all'uscita le facce esterrefatte di spettatori spiazzati dallo stile di Poli, dalla sua capacità di osare e di inventare? Ormai assuefatti a un linguaggio teatrale un po' monocorde perché imbastardito dalla contaminazione televisiva, ovvero capace di sorprendere solo perseguendo la strada dell'eccesso fine a se stesso, Paolo Poli ci ricorda che la misura e l'ironia sono strumenti potenti in mano a chi è in grado di utilizzarli, cosa che il teatro sembra sempre meno capace di fare.
E anche solo per questo tanto di cappello.
A questo punto mi è venuta voglia di recuperare qualcuno dei suoi spettacoli da giovane. S. mi ha parlato di uno spettacolo tratto da Esercizi di stile di Raymond Queneau. Ma non lo trovo né su YouTube né in DVD. Qualcuno mi sa dire dove recuperarlo?
Voto: 3/5
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COMMENTI (1)
Inviato il 08 febbraio a 21:56
Ho trovato questa pagina cercando i termini "Paolo Poli", "Aquiloni" e "delusione"... Pare che solo a me nella vasta Rete lo spettacolo non sia piaciuto... Pascoli in alternanza coi siparietti Belle Epoque va bene, ma le poesie declamate a tutta velocità, senza soluzione di continuità tra l'una e l'altra, sempre con gli stessi accorgimenti e variazioni di tono indipendenti da ciò che si andava dicendo... erano una sofferenza. Sono riuscita ad acchiappare brandelli di godimento in quelle poesie che conoscevo a memoria, ma non grazie alla recitazione, bensì nonostante la recitazione. Uno stile voluto, ovviamente, nell'intento dichiarato di dissacrare. Va bene, ha dissacrato, ma mi pare un'operazione inutile.