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Ara Norenzayan: i monoteismi hanno favorito il progresso civile

Creato il 21 ottobre 2013 da Uccronline

Big GodsUn luogo comune di antireligiosi e antiteisti militanti, quasi una sorta di dogma, è quello per cui la religione sarebbe una oppressiva struttura rituale e morale che ostacola il progresso “civile” delle comunità umane. Un recente studio di Ara Norenzayan, “Big Gods. How religion transformed cooperation and conflict“, invece sostiene la tesi opposta in quanto le religioni monoteiste, basate sul culto di un “grande Dio”, hanno rappresentato il presupposto per la nascita e lo sviluppo delle più grandi comunità del mondo antico, quelle che suscitano ammirazione ancora oggi per l’alto grado di organizzazione strutturata e di elaborazione culturale.

Lo studio di  Norenzayan, psicologo presso la University of British Columbia, prendendo spunto da  considerazioni sociologiche e storiche, intende individuare il collante che ha permesso la nascita e il poderoso sviluppo delle società più antiche. Il punto di partenza per la riflessione del noto studioso è rappresentato dalla condizione dell’umanità che 12.000 anni fa era organizzata in piccole bande di cacciatori-predatori spesso in competizione per la sopravvivenza. Questi piccoli gruppi erano generalmente politeisti, dediti al culto di esseri soprannaturali di varia natura, abitanti nei cieli o nelle oscurità della terra, persino animali oppure oggetti. Il culto tributato a queste divinità, rituale o sacrificale, comunicato grazie ad un oracolo o  tramite la divinazione, è stato insufficiente a creare saldi legami tra i singoli componenti per il superamento di situazioni conflittuali in vista di una stabile cooperazione.

Eppure, da questo pantheon variegato, ad un certo punto emergono le fedi monoteiste che prendono il sopravvento e riescono a favorire un poderoso sviluppo civile, sociale e persino culturale: come è potuto accadere? Questa fede in un “grande Dio” è venuta fuori spontaneamente oppure è stata diffusa da qualcuno? Le possibili risposte, come è ovvio, possono essere per taluni frutto di prevenzione ideologica oppure trarre la loro giustificazione dalla seria riflessione scientifica e, in ogni caso, l’autore dello studio evidenzia come le tre grandi religioni del libro abbiano favorito lo sviluppo di grandi comunità dopo un processo di composizione dei conflitti e una vertiginosa crescita della cooperazione tra individui diversi.

Ara Norenzayan non è nuovo a questo tipo di studi, come già ricorderanno i visitatori più attenti di questo sito web e altre informazioni su Big Gods possono essere reperite su questa pagina. Prima di concludere, desideriamo supportare la tesi del Professor Arenzayan richiamando alcune evidenze storiche riguardanti l’Ebraismo che riteniamo perfettamente calzanti.

Il popolo ebraico, in origine nomade e dedito alla pastorizia, ricevette una prima organizzazione tribale all’epoca del patriarca Abramo e da lì, non a caso solo dopo la rivelazione di Dio che si fa conoscere come tale con la sua proposta di alleanza, inizia tutta una storia che porta queste tribù ad approfondire la reciproca conoscenza in una prospettiva di superamento delle divisioni per edificare una civiltà originale rispetto a quella di tutti gli altri popoli del mondo antico. Questa storia, come sappiamo, conoscerà momenti di splendore e di tragico decadimento, di fedeltà e infedeltà rispetto alle promesse di questo Dio, ma indubbiamente la fede e la cultura del popolo  ebraico riscosse rispetto ed ammirazione senza precedenti. Non a caso la traduzione in greco del testo della Bibbia ebraica – la famosa versione c.d. dei Settanta – contribuì ad accrescere la fama  di una comunità che oramai sopravviveva solo da un punto di vista religioso, facendo sorgere un po’ ovunque lungo il Mediterraneo sinagoghe di proseliti non circoncisi che simpatizzavano per il Dio della Torah.

Il culto dell’unico Dio, insomma, usando le parole di Norenzayan, ha rappresentato il collante che ha tenuto insieme le società: quella ebraica e, in seguito, tutte le altre che hanno conosciuto il cristianesimo.

Salvatore Di Majo


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