Non è una novità in base a quel che si apprende dai “media” che i migranti, in cerca di una possibile accoglienza e/o di una nuova patria, facciano parecchio paura all’ospitante e che si cerchi, quale che sia la destinazione che essi possano scegliere per sé, Europa oppure altro, di allontanarli erigendo barriere.
Insomma è ostruzionismo conclamato. Paura del “diverso”. Spesso, a seconda del contesto, anche e disgraziatamente guerra tra poveri ( Guatemala e Messico, ad esempio, in America latina).
Fino a qualche tempo fa bisogna dire che, però, non era così in quanto la mano d’opera a buon mercato sia nel settore dell’edilizia che in quello della collaborazione domestica, regolari o meno che essi fossero, andava più che bene anche per i ricchi sauditi. E non solo.
Ma, essendo cresciuti, giorno dopo giorno, e specie negli ultimi tempi, enormemente di numero proprio gli stranieri irregolari, l’Arabia Saudita ha deciso un cambiamento di rotta nella sua politica d’apertura.
Ecco, allora, che un ponte aereo da Gedda e da Riad riporterà a casa, nel giro massimo di due settimane, almeno 150 mila etiopi.
Altri,quelli più fortunati nella corsa contro il tempo, sono riusciti a regolarizzare la propria posizione e quindi a permanere e a conservare l’attività lavorativa.
Non sono, comunque, mancati scontri con la polizia saudita,nel corso dei quali , disgraziatamente,ci sono state pure delle vittime.
La notizia del rimpatrio è stata resa nota dalle autorità di Addis Abeba.
Con i suoi 91 milioni di abitanti, subito dopo la Nigeria, l’Etiopia è il paese più popoloso del continente africano. Ma non bisogna dimenticare che è anche molto povero.
Le rimesse degli immigrati, dunque, avevano e hanno la loro importanza e costituiscono una boccata d’ossigeno per chi resta a casa.
Secondo l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro),agenzia Onu, al momento attuale, in base a dati certi, il 27% delle donne etiopi è disoccupato e il 13% degli uomini parimenti.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)