Il Matto
Iniziamo la narrazione sui tarocchi parlando del primo Arcano maggiore...Primo, ma potrebbe benissimo essere anche l'ultimo, dal momento che non ha numero.
Il Matto, infatti, l'unico di tutto il mazzo ad essere privo di numero, può essere indifferentemente considerato l'ultimo o il primo del mazzo, e per di più se viene esaminato esclusivamente da un punto di vista superficiale, il suo ruolo non conta nulla.
La follia infatti è sempre stata considerata una situazione e una condizione intellettuale anomala, che presuppone il distacco dalla realtà quotidiana.
Ci sono due diverse iconografie del Matto.
Matto, Tarocchi di Marsiglia
Nei Tarocchi di Marsigliae nei Rider Waite la figura è abbastanza simile: un abito variopinto, corredato dal berretto a sonagli, tipico copricapo dei buffoni di corte, nei Tarocchi di Marsiglia, un abito a fiori nei Rider Waite. In entrambe le raffigurazioni però ci sono due costanti: il bastone con il fagotto, e il cane.Il fagotto sembra essere pieno di inconsistenti tesori o dei poveri averi del Matto, ma sembra anche ricordare il sacchetto del pellegrino, e infatti quella saccoccia è davvero molto simile alla zucca che i pellegrini usavano come borraccia, e lo identifica dunque come il viaggiatore senza nazionalità e senza legami, un uomo che affronta un lungo cammino che lo porterà alla conoscenza e alla salvezza.
Si vede infatti come il Matto sta proprio camminando, fagotto in spalla, verso qualcosa che non conosce. Da notare l'abbigliamento del personaggio: veste variopinta, stola e berretto con campanelli, il tipico abbigliamento dei buffoni di corte. E l'immagine del Matto dei Marsiglia ha influenzato, successivamente, la rappresentazione della carta del Jolly nei moderni mazzi da Poker.
C'è però un punto di contatto tra il Matto e l'arcano successivo, il Bagatto, perchè a questo il Matto fa riferimento, ma affronteremo la questione del Bagatto nel post a lui dedicato.
Matto, Rider Waite
Il secondo elemento che contraddistingue il Matto nei due mazzi è il cane bianco che addenta il Matto alle terga. Si tratta di un animale selvatico, emblema della lucidità e del rimorso, che addentandolo lo spinge verso l'ineluttabile.Ma in questa noncuranza del pericolo, del dolore, in questa ricerca dell'infinito, è racchiusa la grande lezione del Matto, che ha rinunciato alla materia e all'ambizione in vista di un'evoluzione esclusivamente interiore.
Nel Matto dei tarocchi Rider Waite, il cane non sta azzannando la figura, ma anzi sembra sospingerlo verso un dirupo...c'è dunque una sostanziale differenza tra le due raffigurazioni. I Rider Waite sottolineano oltretutto la presenza di tre elementi di colore bianco sul lato destro della carta: il sole, il fiore nella mano del Matto e il cane stesso...Il bianco, simbolo di purezza, che il Matto si lascia quasi alle spalle per spingersi verso l'ignoto.
Ma qui, a differenza del Matto dei tarocchi di Marsiglia, la figura è davvero spensierata, allegra, dimentica di tutto...matta, appunto, felice e distaccata dalla vita quotidiana.
Ed è questo il significato di fondo della carta: la noncuranza, la pazzia.
Nei tarocchi di Aleister Crowley, il Matto viene raffigurato da Dioniso, il dio che vive nel cuore della natura elementare, sull'ebbrezza dei sensi e dello spirito. Senza poggiare i piedi a terra, tiene in una mano una coppa rovesciata, simbolo dell'acqua cosmica, e nell'altra il fuoco creativo; dall'incontro di questi simboli, apparentemente inconciliabili, scaturisce il nuovo, la manifestazione vorticosa dell'energia.
E per finire, i nostri tarocchi dei Visconti.
Il Matto è la carta numero 0. Nella Tavola di Smeraldo è l'ESSERE, lo spirito, l'uomo o la divinità, la sostanza prima. La follia è infatti sempre stata considerata una condizione intellettuale anomala, che sottintende il distacco dalla quotidiana, la creazione di un mondo parallelo e con pochi contatti con la vita "reale". Nel Rinascimento, periodo cui i Visconti appartengono, la follia poteva essere considerata una condizione di vita assolutamente negativa, ad esempio come possessione diabolica, come malattia della ragione o come snaturamento dei sensi.
Stultitia, Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova
Accanto a questa follia esisteva poi la follia mistica, elemento che distingueva i religiosi, i santi o i profeti, e ancora la follia del giullare, cui evidentemente si ricollegano i Tarocchi di Marsiglia, e in questo senso il giullare era colui che, dotato di una particolare e unica vis comica, era autorizzato a dire verità scomode e ai limiti del proibito.C'è da sottolineare come la figura del Matto nei Visconti riprenda l'immagine della Stultitia dipinta da Giotto nella padovana Cappella degli Scrovegni, ma il significato negativo che racchiude viene in parte mitigato dal fatto che qui il Matto viene posto al di fuori di ogni ordine civile e intellettuale, diventando così un vero e proprio punto di contatto con la dimensione "altra" della vita, con una dimensione spirituale che solo agli eletti è concesso conoscere...agli eletti, o ai folli.
Così questa carta va interpretata con un carattere ambivalente, e da questo si capisce l'assenza del numero nella carta, perchè il Matto può essere principio e fine, inizio e conclusione di un ciclo.
In ogni essere, dice il Matto, ci sono due spiritualità diverse: una follia latente che si può manifestare però da un momento all'altro, che può portare l'individuo all'estrema aberrazione o anche all'estrema conoscenza del mondo visibile e di quello invisibile.
Così il percorso per raggiungere una verità superiore, (e abbiamo visto come i Tarocchi fossero simboli di una verità "altra" e superiore che solo agli eletti è concesso apprendere) parte proprio da un momento di follia, o almeno di rottura dagli schemi.