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Archeologia in Sardegna: i cimiteri di 3000 anni fa e il rituale funerario.
Creato il 07 maggio 2014 da PierluigimontalbanoArcheologia in Sardegna: i cimiteri di 3000 anni fa e il rituale funerario.
di Pierluigi Montalbano
Nel 1977, Vincenzo Santoni illustrò un intervento di recupero operato, a seguito di scavi clandestini, nella regione di Is Aruttas, in agro di Cabras, nel quale vennero alla luce, in una estensione di pochi metri quadrati, 5 tombe a pozzetto circolare scavate nel tufo trachitico. La densità dei ritrovamenti in un saggio esplorativo così ridotto suggerisce l’esistenza nel sito di un'ampia necropoli. I sepolcri a pozzetto hanno un diametro di circa 50 cm e sono profondi tra i 40 e i 50 cm. In uno fu rinvenuto lo scheletro di un defunto seduto. Nella lastra di chiusura di un pozzetto erano scolpiti alcuni crescenti lunari, lunghi quanto il diametro dell’apertura dei pozzetti. La cronologia del cimitero di Is Aruttas è proposta al Primo Ferro nuragico per similitudine con altri due santuari: Antas a Fluminimaggiore e Monte Prama a Cabras. Giovanni Ugas scavò nel 1984 nei pressi del Tempio di Antas portando alla luce tre tombe a pozzetto, allineate in direzione nord-sud, a pochi metri dal basamento del tempio del Sardus Pater. Le sepolture sono circolari, con diametro compreso tra 87 e 80 cm e profondità tra 68 e 35 cm, chiuse con un tumulo di pietre di media grandezza. Due dei sepolcri contenevano i resti dei defunti in posizione inginocchiata o seduta. Il corredo della tomba 3 ha restituito perline sferiche in cristallo di rocca, perline a botticella, cilindriche e biconiche in ambra e vetro, vaghi e pendagli e un bronzetto figurato. La cronologia riporta al Primo Ferro grazie anche ad alcuni frustuli ceramici presenti.
Altri scavi condotti nel sito agli inizi degli anni Novanta, hanno individuato due nuovi pozzetti funerari, uno dei quali ha restituito un inumato deposto come i precedenti. Nella terra nera e carboniosa che circonda i pozzetti e che restituisce frammenti di ceramiche nuragiche, ci sono alcune fossette, con carboni e resti di ossa animali, interpretabili come luoghi di offerte votive. Sempre in quest’area sono venuti alla luce un bronzetto a forma di cinghiale e uno spillone a capocchia, caratterizzato dalla presenza di una serie di lettere incise sulla lama. Tipologia dell’oggetto e lettere riportano alla cronologia proposta da Ugas nel primo intervento: IX e VIII a.C.
Un'altra necropoli interessante è quella di Monte Prama, con tombe a pozzetto, alcune delle quali foderate di lastre e a cista litica, che sostituiscono gradatamente le precedenti Tombe di Giganti e si affiancano alle tradizionali domus de janas, in uso ininterrotto dalla fine del Neolitico in poi. A Monte Prama, pochi anni dopo gli scavi del Bedini della metà degli anni Settanta, Carlo Tronchetti ha individuato 34 tombe a pozzetto allineate in direzione nord-sud, coperte da lastroni in arenaria locale. Sotto circa 40 cm di riempimento di terra, una lastrina più piccola costituisce la vera chiusura della bocca del pozzo che ospita il defunto, inumato in posizione seduta. Il rituale funerario e le dimensioni delle tombe sono identici a quelli di Antas.
Come nel caso di Is Aruttas e di Antas, il cimitero di Monte Prama testimonia l’esistenza di ampie necropoli caratterizzate dalla presenza di elementi artigianali in pietra di alto significato ideologico e di profondo spessore simbolico legato ai defunti: a Is Aruttas le tombe sono coronate da crescenti lunari, ad Antas sono corredate da bronzi figurati e a Monte Prama è presente la grande statuaria di guerrieri a tutto tondo recentemente restaurati a Li Punti e visibili nei musei di Cagliari e Cabras.
Nelle immagini un disegno delle 3 tombe a pozzetto scavate ad Antas da Giovanni Ugas nel 1984 e l'allineamento di sepolture a Monte Prama.
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