Arcipelago Gulag
L’attualità devastante di
Alexander Isaevic Solženicyn
di Iannozzi Giuseppe
Una vecchia recensione più che mai attuale scritta in occasione dell’uscita (nel 2001) nei Meridiani Mondadori di Arcipelago Gulag di A.I. Solženicyn. – (g.i)

Sto parlando dell’opera di Aleksandr Solženicyn (premio Nobel nel 1970): Arcipelago Gulag. Si tratta di un’opera unica per diversi motivi.
Il primo è che Aleksandr Solženicyn pratica una scrittura devastante per i paradigmi e le sinapsi del pensiero unico dominante. E’ un esercizio di bio-grafia, nel senso etimologico del termine: scrittura della vita.
L’inchiostro è rosso-sangue.
Il secondo è la sua capacità di mischiare i generi: il reportage di guerra, il dramma, la tragedia, la poesia, il flusso di coscienza.
Nell’ordine i riferimenti potrebbero essere Hemingway e la Fallaci (sì, proprio lei, quella migliore di Niente e Così Sia e di Inshallah), Shakespeare (Amleto) e Sartre, (La Nausea e Le Mosche), Eschilo (l’Orestea), William Burroghs, James Joyce, Virginia Woolf. Non esagero: chi mi conosce sa che non sono mai tenero nei giudizi. Al limite preferisco non darli.
Il terzo è il tema: i campi di concentramento visti nel confino e nell’Armata Rossa da migliaia di uomini e donne dati allo sterminio e all’industria carceraria. La stalinismo è ormai dimenticato dopo le due Torri. Eppure faremmo bene a ricordarcelo. Raymond Aron annoterà il 18 aprile 1975, su Le Figaro: “Se Solzenicyn crea imbarazzo, se indigna, è perché colpisce gli intellettuali d’Occidente nel punto più sensibile, quello della menzogna: se accettate i Gulag più grandi – li interpella – perché una sì virtuosa indignazione alla vista dei piccoli? I campi restano campi, siano essi bruni o rossi. Da più di cinquant’anni gli intellettuali occidentali si rifiutano di ascoltare questa domanda. Una volta per tutte, hanno stabilito che esistevano i campi ‘buoni’ e quelli cattivi, i campi trasfigurati dalla santità della causa e gli altri che sono quel che sono. [...] Ma non conosco nessun francese che non sia stato soverchiato dalla grandezza di Solzenicyn”.
Arcipelago Gulag è un’opera scomoda, eretica, impolitica. Un pugno in faccia ai luoghi comuni del politicamente corretto è dell’umanitarismo democratico che produce guerre umanitarie.
Arcipelago Gulag viene riedito sotto un Governo di ‘sinistra’, mentre fu proprio il primo governo di ‘sinistra’ di questo paese a riportare l’Italia in guerra dopo cinquant’anni di pace, ripercorrendo in Jugoslavia gli stessi sentieri di sangue tracciati dal fascismo di Ciano, dai cattolici di Stepanic, dagli Ustascia di Ante Palevic e dalla divisione SS Skandenberg (albanese).
Ciò non gli assicurerà certo grande rilievo sui mainstream.
Non importa. A differenza di molta letteratura di successo e d’occasione, che fra qualche anno nessuno ricorderà, Arcipelago Gulag di Alexander Isaevic Solženicyn è un must destinato a restare. Un Capolavoro letterario e umano assoluto.
Arcipelago Gulag – Alexander Isaevic Solženicyn – Mondadori – Collana: Meridiani – Serie: Letteratura europea del Novecento – Pagine XC-1590-820 – 41 Tavole fuori testo – EAN13 9788804479055 – € 110.00
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