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Arida Luna

Creato il 09 agosto 2010 da Stukhtra

Conteneva meno acqua di quanto si pensasse. Forse

di Marco Cagnotti

“Mari”, furono battezzate le grandi estensioni lunari prive di crateri. Poi si scoprì che si trattava di immense pianure basaltiche. Conclusione: sulla Luna non c’è né mai c’è stata una goccia d’acqua. Pochi mesi or sono, la notizia: nel passato dell’interno del nostro satellite ci fu un’epoca umida. O almeno così risultava dall’analisi di alcuni campioni di rocce lunari. Da dove arrivava l’acqua? La prima risposta che si affaccia alla mente di un planetologo è semplice: le comete. Una buona notizia, quindi, anche nella prospettiva (remota, per la verità) di una futura colonizzazione umana: se l’acqua lunare esiste, foss’anche solo sotto forma di ghiaccio, non bisognerà portarsela dietro. Ma ecco ora, dall’edizione on line di “Science” di pochi giorni fa, un articolo di ripensamento: niente acqua sulla Luna. Anche se il ragionamento che ha portato a questa conclusione è piuttosto elaborato.

Arida Luna

Portatevi il thermos da casa, che è meglio.

C’è di mezzo il cloro, presente in due isotopi principali: il cloro-35 e il cloro-37 (con due neutroni in più nel nucleo, quindi più pesante). Nelle rocce terrestri il rapporto fra i due è piuttosto uniforme e pari a 3 a 1. Ovvero il cloro-35 è 3 volte più abbondante del cloro-37. Sulla Terra primordiale il cloro strappò l’idrogeno all’acqua (abbondante perché portata dalle comete) e produsse il cloruro di idrogeno, l’HCl. Il cloruro con il cloro-35 si disperdeva più facilmente nello spazio perché più leggero, ma quello con il cloro-37 veniva prodotto in quantità maggiore e quindi se ne poteva disperdere di più. I due effetti si compensavano, ed ecco spiegato il rapporto di 3 a 1 costante sul nostro pianeta. Invece così non è sulla Luna, hanno però scoperto Zachary Sharp, dell’Università del New Mexico, e i suoi collaboratori. Nei campioni lunari, infatti, il rapporto non solo non è lo stesso, ma varia anche notevolmente fra un campione e l’altro. Com’è ’sta cosa? Secondo Sharp, il cloro lunare si legò soprattutto con i metalli, formando cloruri metallici. Di nuovo, quelli con il cloro-35 erano più propensi a disperdersi. Quelli con il cloro-37… beh, dipendeva dal metallo. Ecco perché tutte quelle variazioni regionali. Che quindi, secondo Sharp e i suoi colleghi, sono l’indizio di una carenza primordiale di idrogeno… e perciò di acqua. Ergo (alla fine di questo lungo ragionamento) la Luna è e fu molto povera del prezioso liquido. Sicché, cari futuri coloni, portatevi i thermos da casa. O no?

Come spesso accade, le nuove ipotesi non fanno l’unanimità. Le critiche rivolte a Sharp da alcuni autorevoli ricercatori, come Erik Hauri, della Carnegie Institution di Washington, riguardano la velocità con cui l’idrogeno sfugge dai gas magmatici nel vuoto, maggiore di quella del cloro sulla Terra. James Webster, dell’American Museum of Natural History di New York, critica invece gli assunti sulle interazioni fra il cloro e l’idrogeno nel vapore e nel magma. Francis McCubbin, della Carnegie Institution come Hauri, fa notare come siano ancora pochi i campioni lunari studiati: per saperne di più, bisognerà quindi studiarne di più.

E Sharp? Sharp risponde che bisognerà proseguire le ricerche (ma va?). Stavolta però, invece di analizzare campioni lunari, intende andare in laboratorio a simulare il processo di degassamento. Staremo a vedere.


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