Stasera allo Stadio San Paolo, andrà in scena la prima partita di campionato del girone di ritorno tra Napoli e Genoa, una partita ricca di aspettative, con un gemellaggio che unisce fortemente le due tifoserie, ma sopratutto con un figlio di Napoli che indosserà i colori della squadra avversaria: Armando Izzo.
Armando Izzo, nato a Napoli il 2 Marzo del 1992, è un difensore, cresciuto nelle giovanili del Napoli e attualmente in forza al Genoa. Un altro napoletano nato tra le braccia del Vesuvio che ha cercato la sua fortuna altrove.
A soli 22 anni, il giovane Armando Izzo, vanta un trascorso che incuriosisce gli appassionati di calcio, ed oggi proveremo a ripercorrere tutti i passaggi della sua carriera.
Il giovane Izzo, come tanti altri ragazzini, iniziò la sua “carriera calcistica” in strada nel quartiere Scampia, tra i palazzi che costeggiano la strada e i cortili al posto di un qualsiasi campetto. Dava calci al pallone e forse ingenuamente sognava la gloria, fino a quando lo zio Mimmo Micallo, operatore calcistico campano, non riconobbe in suo nipote un talento che meritava il rettangolo di gioco vero e proprio.
Inizia così il suo percorso nell’Arci Scampia, dove poco per volta sfrutta il suo talento per migliorare, fino a quando la tragica morte del padre spegne il suo entusiasmo allontanandolo dal calcio per cercare lavoro e sostenere economicamente la famiglia.
Il destino però non ha mezze misure, e se da un lato aveva privato il giovane Armando Izzo dell’affetto paterno, dall’altro aveva deciso di spalancargli le porte di un’altra felicità, il calcio.
Il Napoli infatti decide di acquistare Izzo, che milita con gli azzurri dal settore giovanile, fino ad arrivare alla Primavera, ottenendo con grande stupore ed orgoglio la convocazione di Mazzarri per il ritiro a Folgaria nel 2010. Iniziano così le prime soddisfazioni, nel 2011 il Napoli lascia il giocatore in prestito alla Triestina, dove milita poco, a causa dei problemi economici della società ma riesce anche a mettere a segno il suo primo gol da professionista.
Nel 2011, rientra a Napoli ed immediatamente mandato in comproprietà gratuita all’Avellino, Izzo convince l’allenatore che senza battere ciglio lo riconferma per la stagione seguente. Con 22 presenze in campionato, Armando Izzo partecipa alla gioia del passaggio in serie B e alla vittoria in Supercoppa contro il Trapani.
Il giovane napoletano in forza all’Avellino, continua la sua esperienza in Irpinia anche in serie B, senza deludere le aspettative, ma affascinando la società azzurra che dopo averlo lasciato crescere ad Avellino pensa al suo ritorno a casa.
Non è questo però quello che accade, perchè Izzo non arriverà mai alla corte di Benitez, bensì trova posto nelle file del Genoa. Riscattato dall’Avellino, alle buste, per 200 mila euro, Izzo viene immediatamente ceduto a titolo definitivo al club rossoblu per una cifra di circa 400 mila euro.
“Il ragazzo oggi sta bene a Genova, nel futuro si vedrà. Il Napoli semplicemente non ci ha creduto ed ha preferito puntare su un calciatore più pronto come Koulibaly, certamente a Izzo avrebbe fatto piacere proseguire la sua carriera nel Napoli”. Le parole di Paolo Palermo, agente di Izzo, non lasciano spazio alla fantasia, un altro napoletano è stato rifiutato favorendo talenti stranieri alla corte della squadra azzurra, Alfredo Izzo è solo uno dei tanti che oggi scenderà in campo contro la squadra della sua città, la stessa sorte è toccata a Rolando Mandragora, il giovane e talentuoso diciassettenne, cresciuto nella scuola calcio napoletana Mariano Keller, sequestrata perchè accusata di essere stata acquistata con soldi riciclati dalla camorra.
Rolando Mandagora come Alfredo Izzo, oggi milita tra le file del Genoa, lontano dalla sua terra e dalle sue origini, due calciatori col sangue partenopeo che non sono stati chiamati a combattere per il progetto azzurro.
Il Presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, decanta sempre la volontà di costruire un Napoli fatto di napoletani, ma sulla carta i napoletani si contano sulle dita di una mano, favorendo a loro molte volte talenti sudamericani e regalando ad altre società figli di Partenope con la passione per il calcio. Perchè non incentivare ed invogliare i talenti napoletani a contribuire con forza e passione al progetto Napoli?
Il Napoli non ha creduto abbastanza in un calciatore che ha sviluppato il suo talento nelle giovanili della società azzurra, perdendo non solo la presenza di un napoletano in squadra ma anche l’opportunità di fare cassa, come invece ha fatto l’Avellino.
Cosa manca a questo Napoli? Una cosa sicuramente: la furbizia!