Magazine Cinema

Armi, armi e ancora armi - storie di proiettili vaganti e di MUOS

Creato il 06 luglio 2013 da Einzige
Armi, armi e ancora armi - storie di proiettili vaganti e di MUOS
Immaginatevi un bosco.
Un milione e seicentosessantamila metri quadrati di terreni boschivi, con alberi e formazioni rocciose che sono lì da sempre, antichi come il cosmo o Amanda Lear, dove hanno vissuto, discusso, figliato, mangiato generazioni di esseri umani e animali.
Bene. Ora, immaginatevi quarantasei antenne satellitari piantate lì in mezzo, come quarantasei tremendi funghi cancerogeni che nessuno degli aborigeni del luogo ha mai richiesto e desiderato e, dai quali, ça va sans dire, non trae beneficio alcuno.
Se siete riusciti a sovrapporre - quantunque stridenti - le due immagini, avete adesso un'idea abbozzata e primitiva della situazione di Niscemi, provincia di Caltanissetta, in Sicilia, dove un mucchio di uomini facoltosi e litigiosi ha deciso di fare base per costruire un sistema di telecomunicazioni satellitari per la conduzione di operazioni belliche.
Armi, armi e ancora armi - storie di proiettili vaganti e di MUOS
Adesso il nuovo hype bislacco e bizzarro di questi stessi uomini è montare altre tre grandi antenne paraboliche (sempre lì in mezzo) - diametro diciotto metri, altezza centoquarantanove - per potenziare il raggio d'azione di bombardieri, sistemi missilistici e i fantasmagorici droni, nuovo nome di punta per la guerra 2.0 dell'esercito americano. 'Sta storia, che forse la stampa di regime avrebbe rifilato ai più marginali angoli del quotidiano - per dar spazio a qualche becera sparato di rappresentanti politici xenofobi, omofobi, misogini, oppure a ipotetici meriti\demeriti dell'ennesima pedina del sistema calcioso\mafioso - se non fosse stato per la testardaggine di quattro locals e la coscienza di quel che rimane della società civile italiana sopravvissuto alle fellatio televisive e telematico-politiche, va sotto la macro-denominazione di 
MUOS.
Personalmente, non mi sembra il caso di rievocare il cursus della vicenda, costellata di macchie nerissime e vittorie di Pirro sia da una parte che dall'altra, e mi limiterò a mostrare il mio scandalo, citando solo un po' di nomi a casaccio per evidenziare la gravità e la grossolana ridicolaggine di cui è ricoperta l'intera questione. 
Innanzitutto c'è la buon vecchia Lockheed Martin, la più ganza delle compagnie USA di defense and security, quella stessa che vuol sbolognare F35 a destra e a manca e dei quali si fa un gran parlare.
Poi c'è lo studio della marina militare americana che predica la calma dicendo che questi arnesi non hanno alcun impatto nocivo - tesi avvalorata dai  sopraggiunti prof della facoltà di ingegneria dell'università di Palermo, fresca fresca di sovvenzione da parte dell'esercito americano per un valore complessivo di settecentomila euro.
Poi ci sono Massimo Zucchetti e Massimo Corradini del Politecnico di Torino, chiamati dalle istituzioni politiche locali, i quali invece ci dicono che il campo elettrico delle antenne, trasmettendo alle frequenze che i costruttori vorrebbero, creerebbe una sorta di micro-onde per un raggio di centoventi chilometri.
E a chi non piacerebbe vivere dentro un micro-onde, d'altronde?
Perché al nostro governo piace un sacco il gettarsi capo e piedi dentro progetti a potenziale catastrofico elevatissimo. 
Vedi l'alta velocità fra Lione e Torino, la TAV. 
Vedi il fantomatico ponte sullo stretto di Messina. 
Vedi la nomina di Letta per la rinascita della diccì. 
Vedi la sovraesposizione mediatica di Belen.
O la serafica sopportazione di cinque anni di gestione Alemanno a Roma.
Fortuna che non ci hanno ancora tolto la possibilità di emigrare, suggeriscono dalla cabina di regia...
Armi, armi e ancora armi - storie di proiettili vaganti e di MUOS
Che poi tutto questo gran parlare di armi, di sistemi di distruzione, di guerre, droni e compagnia cantante, oltre a farmi venire l'ormai consueto rigurgito di nausea, mi ha fatto pensare a tante di quelle questioni amare che compongo il mosaico del contemporaneo, nella fattispecie del comparto bellico, tipo l'ostentata sopravvivenza di aziende come la Blackwater (poi Xe Service Ilc, ora Academi), mega casa madre di contractors che fece il bello e il cattivo tempo sotto l'amministrazione W. Bush e che ora, checché ne dica il buon Obama su ritiri in Iraq, Afghanistan, Guantanamo e caccia alle streghe d'Al-Qaeda, fiorisce e guadagna più che mai. Oppure mi viene in mente la notoria Halliburton del parimento notorio Dick Cheney, strategicamente defilatosi off-map, che ha messo sotto cantiere metà del Medio Oriente post-invasione USA. 
Oppure, per esteso, a tutta quella serie potenzialmente infinita di sfumature attraverso cui il mondo globalizzato di oggi è intessuto di connotazioni mostruose e eticamente nauseanti che rendono il vivere una lotta all'ultimo sangue fra la nostra coscienza critica e i mercati finanziari internazionali.
E' normale, mi dico, che poi manchino le parole. 
Che rimanga solo una gran rabbia e un sentimento d'impotenza.
Che ci si senta schiacciati dalle specchiere d'ossa che ci seppelliscono e reprimono.
Poi entra un raggio di sole dalla finestra, il vento di mare, e la mente si svuota - rimane solo il pulsare del cuore e la necessità, che è un'abitudine, di buttarsi nella mischia e lottare. 
Lottare fino alla fine dei nostri giorni. Ché l'essere umano è capace di cose maestose, è solo che se ne dimentica troppo spesso.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :