Nella riforma della giustizia che il governo vuole varare, quello su indagini e intercettazioni per capirci, vi è una norma già ribattezzata comma anti-D’Addario; si tratta del divieto di effettuare registrazione audio e/o video all’insaputa del registrato, pena sanzioni da 6 mesi a 4 anni, a meno che non si evinca in maniera palese dalle registrazioni un reato, ed esso deve essere tempestivamente denunciato, la norma si riferisce all’attività del privato cittadino, mentre i giudici non potranno piazzare telecamere e cimici in determinati luoghi salvo non si abbia la certezza che negli stessi luoghi non si stia commettendo un crimine (ma se si ha la certezza a cosa serve mettere le telecamere?). Tecnicamente sarebbero fuori legge anche le candid camera (mentre i “fuori onda” sarebbero regolati da un altro specifico comma), e il regista Nanni Loy, morto nel ’95, che introdusse in Italia la telecamera nascosta, formalmente sarebbe equiparato a un criminale. Magari avrebbe vissuto un’odissea giudiziaria e penitenziaria come il protagonista dello sconvolgente “Detenuto in attesa di giudizio”, da lui diretto. Questa legge, oltre ad essere un calcio nelle costole al cadavere della giustizia, sarebbe un cambiamento epocale nel costume italiano, un cambiamento imposto a mano armata; quanti di noi hanno pensato almeno una volta di registrare qualcuno per difendersi da un’ingiustizia? Quello che veniva fatto, o si pensava di fare, nel nome della legge, domani si farà contro la legge. O il caso di Stefano Gugliotta, picchiato senza motivo da sette poliziotti dopo la recente finale di Coppa Italia, un caso risoltosi grazie ai video girati col telefonino da alcuni cittadini domiciliati nella zona del pestaggio, un domani marcirebbero in gattabuia sia Gugliotta che gli esuberanti filmaker. Ma tutto questo viene fatto nel nome della Libertà, la Libertà di calpestare la dignità dei cittadini onesti e dei più deboli.
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