Uno strano caso a Palermo, dove un cittadino bengalese è stato arrestato nel 2004 perchè accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina; reato che prevede una pena fino a quindici anni di detenzione. Fin qui niente di strano, direte voi, se non fosse che il Mohamed Salim condotto in cella dagli agenti non era, e non è fino a prova contraria, colpevole di alcun che.
L’inchiesta della procura era partita da alcune intercettazioni di un cittadino albanese, anche lui rispondente al nome di Mohamed Salim, il quale, secondo quanto emerso dalle indagini, risultava affiliato ad un’organizzazione criminale che procurava documenti falsi e assunzioni per migranti irregolari. Gli investigatori quindi, trovato l’omonimo bengalese, hanno immediatamente provveduto ad attuare l’arresto, confermato poi dal giudice che lo rinvia a giudizio concedendogli i domiciliari.
“Ho tentato più volte di far rilevare l’ errore – spiega Giuliana Vitello, legale del malcapitato Mohamed Salimi – fin dall’udienza preliminare, ma senza successo”. Tanto più che il povero Mohamed Salim, quello bengalese, ha davvero ben poco in comune col suo omonimo albanese, a parte nome e cognome ovviamente. Come se non bastasse, il povero Salim, quello arrestato per omonimia, è un paziente dializzato ed ha quindi la necessità di sottoporsi a dialisi; pertanto risulta davvero inverosimile immaginarlo a far su e giù dai Balcani, come invece si evinceva dalle indagini.
Fortunatamente però il legale dell’imputato, Giuliana Vitello, è riuscita a dimostrare l’enorme malinteso così, su concorde richiesta del pm, il 26-05 2014, Mohamed Salimi è stato assolto dai giudici della terza sezione del tribunale, seppur dopo dieci lunghi anni di peripezie.
“Abbiamo intenzione di fare istanza di risarcimento del danno per ingiusta detenzione. Il mio cliente è stato danneggiato enormemente da questa incredibile vicenda” tuona l’avvocato Vitello, che non intende chiudere qui la ricerca di giustizia del suo assistito, arrestato per omonimia. Salim, inoltre, non ha potuto ottenere il permesso di soggiorno proprio a causa del procedimento penale a suo carico. Oggi vive a Monza dove, aiutato dal fratello, cerca di rifarsi una vita.