Classe 1978, Michele Benevento si laurea in Storia e Critica del Cinema ed inizia la sua carriera da fumettista nel 2003 collaborando con Giuseppe Palumbo per degli speciali su Eva Kant e Ginko. Nel 2006 collabora con le Edizioni IF per la miniserie di Nick Raider e nel 2008 con la Soleil, dove si occupa della collana Skyland. Entra in pianta stabile nella Sergio Bonelli Editore nel 2009, realizzando il n. 9 di Caravan (su testi di Michele Medda) e il n. 142 di Dampyr, per poi dedicarsi completamente alla creazione di Lukas assieme a Medda.
Dal 2003 insegna anche alla Scuola Internazionale di Comics di Firenze.
A marzo Lukas esordirà nelle edicole, è il tuo primo progetto come co-autore. Quali sono le tue emozioni e sensazioni a riguardo?
Ho iniziato a lavorare su Lukas a novembre 2010. Da allora ho comprato e arredato casa e fatto un figlio, che ora ha due anni. E Lukas deve ancora uscire. Diciamo che ho qualche aspettativa…
Come è nato Lukas? È stata una idea di Michele Medda che poi ti ha coinvolto come co-autore o l’ideazione della collana è stata più organica?
L’idea è di Medda. Sono stato coinvolto da lui e Mauro Marcheselli dopo che Sergio Bonelli aveva approvato il progetto. Il mio primo compito è stato dare un volto al personaggio e ai comprimari, oltre che visualizzare le creature che popolano lo strano mondo di Lukas.
Chi è Lukas? Cosa dobbiamo aspettarci da questa serie?
Lukas è uno zombie “senziente”. Non ricorda nulla del suo passato, ma ha perfetta coscienza della sua natura di “ridestato”. Una creatura straordinaria che in un mondo all’apparenza ordinario si troverà, suo malgrado, a fronteggiare creature mostruose d’ogni genere e razza.
A Lucca, fra le altre cose, hai affermato che Lukas sarà una serie per lettori maturi. Verranno trattati temi “scomodi” durante la serie? Che genere di horror dobbiamo aspettarci, quello puro e sanguinolento alla Dampyr, o un horror di marca più “sociale” come può esser quello di Dylan Dog?
Non voglio rischiare di spoilerare nulla, per cui mi limito a dirti che l’horror è il supergenere che racchiuderà le storie di Lukas, e che sarà usato in maniera diversa rispetto alle serie che hai citato.
Parlando di fonti di ispirazioni, se c’è, qual è il bacino culturale da cui Lukas ha cominciato a prendere forma?
In Lukas mancano quasi del tutto citazioni esplicite o riferimenti diretti. Ma non è possibile fare tabula rasa del proprio background visivo e culturale: ad esempio non nego di essermi concesso qualche inside joke legato al cinema e alle serie tv degli anni ’80…
Come si sono svolti i lavori di pre-produzione della serie fra te e Medda? Quanto tempo ci è voluto affinché la serie fosse pronta per il debutto?
Il lavoro di pre-produzione è durato quasi tre anni. In questo lasso di tempo si è passati dalla progettazione dell’intero universo “Lukasiano” alla scelta dei disegnatori dello staff, alla realizzazione delle copertine alla revisione totale degli albi.
Per disegnare il protagonista della serie hai scelto qualche fonte di ispirazione?
Il punto di partenza è stato l’Eric Bana di Munich. Un modello che presto abbiamo superato e dimenticato, ma che è stato utilissimo per tradurre lo smarrimento di un uomo senza memoria uscito dalla tomba e catapultato in un mondo pressoché sconosciuto ai suoi occhi.
In base a quali peculiarità e caratteristiche è stata fatta la scelta dello staff dei disegnatori ? Supervisioni anche il lavoro degli altri disegnatori o sono liberi? E in generale Michele Benevento sarà un disegnatore molto presente sulla serie?
Abbiamo cercato istintivamente dei disegnatori che potessero tradurre in chiave realistica il mondo “di favola” di Lukas, in piena libertà stilista e creativa. Luca Casalanguida, Massimiliano Bergamo, Andrea Borgioli, Fabio Detullio, Werner Maresta, Frederic Volante e Vincenzo Acunzo hanno lavorato alacremente a delineare e dare struttura alla metropoli in cui Lukas “non vive”. Io e Michele Medda abbiamo quindi seguìto (e ancora seguiamo) passo dopo passo ogni tappa del processo creativo, dai layout (schizzi preparatori) alla tavola completa. Io ho disegnato finora due numeri della prima stagione e prevedo di disegnarne altrettanti della seconda.
Sarai anche il copertinista. Ci saranno novità in tal senso, rispetto alla tradizione bonelliana? Userai qualche tecnica particolare? Le copertine di Caravan, la prima miniserie di Medda, furono di grande impatto e particolarmente innovative: proseguirete su questa strada o avremo copertine dall’impostazione più classica?
Non ho usato nessuna tecnica particolare per le cover: un bianco e nero netto che più netto non si può e un colorista d’eccezione dallo smisurato talento, Lorenzo De Felici, già acclamato proprio per aver contribuito con la sua tavolozza alle copertine di Caravan. Ho cercato poi di muovermi all’interno del solco della tradizione bonelliana, concedendomi qualche piccola libertà qui e là.
Hai lavorato con Medda al bellissimo numero 9 di Caravan “Nove per un Dio perduto”, che segna anche il tuo debutto nella Sergio Bonelli Editore. Come è nato il sodalizio con Medda che alla fine vi ha portato a Lukas? E quali pensi siano le qualità e caratteristiche principali del Medda scrittore?
La particolare sintonia tra me e Medda si è creata proprio durante la lavorazione di Caravan. Poco dopo la conclusione della nostra collaborazione Michele mi accennò a questo misterioso personaggio con un guanto solo e, inutile dirlo, non ci fu bisogno che mi pregasse perché accettassi di tornare a lavorare insieme a lui.
Michele ha la rara capacità di descrivere in maniera vividissima e precisa ciò che racconta. Una qualità che potrei tradurre parafrasando le parole usate da un mio illustre collega durante uno scambio di mail: «…le sceneggiature di Michele potrebbe disegnarle anche un cieco». Il mio lavoro è dieci volte più facile grazie a lui.
Caravan fu una miniserie molto discussa, per la sua stessa natura di esser un prodotto di rottura rispetto alla tradizione bonelliana di Avventura. A distanza di cinque anni cosa credi che abbia lasciato Caravan alla storia del fumetto bonelliano? E Lukas sarà un po’ il figlio di quella esperienza, o sono due serie completamente differenti?
Sono uno di quei lettori a cui Caravan è piaciuta molto, anche se il mio giudizio potrebbe sembrare parziale (avendone disegnato un numero). Credo che si possa considerare un esperimento coraggioso che nasce da una sincera e intima volontà di raccontare le storie di quei personaggi. Lukas sarà “qualcosa di completamente diverso”, per citare i Monty Python.
Una riflessione sul mercato attuale. Anche Lukas, come tutta la nuova produzione bonelliana, avrà una impostazione da serial televisivo, con due stagioni iniziali, a cui si aggiungeranno altre stagioni di volta in volta se la serie avrà il necessario seguito. Cosa ne pensi di questa nuova politica? È davvero necessaria o esistono altre modalità per proporre al pubblico nuovi prodotti?
Credo che la casa editrice abbia fatto le sue valutazioni e i suoi conti per decidere in questo senso. Lukas sarà composto da due stagioni anche perché , proprio per la natura del personaggio e della sua storia, non sarebbe stato possibile pensare a una serie potenzialmente infinita. E presto scoprirete il senso delle mie parole.
Sei laureato in Storia e critica del Cinema, come ti sei trovato a fare il fumettista di professione? E la tua preparazione culturale quanto ha influito sul tuo percorso formativo?
Nell’approccio al lavoro di preparazione che prelude al disegno tout court, applico sicuramente una sorta di “metodo” appreso durante gli anni universitari. Anni importanti in cui si è definito ed è maturato il mio gusto estetico che “rompe”, costringendomi alla ricerca di una perfezione che (purtroppo) non arriva mai. Il divertimento è tutto lì.
Fra le altre cose , insegni anche alla Scuola internazione di Comics di Reggio Emilia. Cosa ne pensi della nuova generazione di fumettisti che anche tu, nel tuo piccolo, stai contribuendo a formare? Quali armi in più (o in meno) hanno le nuove generazioni di aspiranti fumettisti per sfondare in questo campo rispetto alla generazione precedente della quale tu fai parte?
Credo che le nuove generazioni conoscano poco la Storia del Fumetto, i suoi maestri e le sue pietre miliari, e quanto questi abbiano influenzato gli autori contemporanei. Quindi conoscono solo un pezzo di questo mondo. Un controsenso se pensiamo alla facilità con cui oggi potrebbero recuperare “gli anni perduti”. Fame di conoscenza, curiosità e disciplina dovrebbero essere i punti cardinali grazie ai quali orientarsi in quello che è un lungo e difficile percorso; un viaggio, quello del disegnatore di fumetti/narratore per immagini che non può e non deve conoscere scorciatoie. Ok la smetto, se no divento noiosissimo. Come dici? Troppo tardi?
Ringraziamo Benevento per la disponibilità.
Intervista rilasciata via mail a marzo 2014
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