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Arrivederci Asia

Creato il 22 aprile 2011 da Guidoeug @EugenioGuidotti

Urumqi, Cina, 22 apr 2011, giorno 101, ore 13:28, ostello

Tra qualche ora avrò il volo. Dopo tre mesi spesi a scorrazzare per l’Asia credo sia il caso di tirare un riga e fare un bilancio. Ho visitato molte città, ho cambiato spesso bandiera e ho sempre lottato contro la burocrazia. Ho conosciuto tante persone, alcune superficialmente, altre più a fondo, ma tutte mi hanno lasciato qualcosa. Ho fatto grande scorta di templi, una scorta che credo durerà per un bel pezzo. Vorrei poter dire di avere imparato qualche lingua, ma questo mi manca. Mi sono sempre scontrato con gli ideogrammi asiatici e per quanto mi sia sforzato, non posso dire di andare oltre le cinque espressioni basilari: grazie, ciao, scusa, arrivederci e prego. Ah, anche “non piccante”, essenziale per il mio quieto vivere. L’Asia mi è piaciuta, è un viaggio da fare almeno una volta nella vita. Ti mette davanti ad un mondo che è totalmente diverso dal tuo, dall’Europa, dalla nostra filosofia di vita. Ho pensato a lungo a quali parole usare per descrivere questa differenza. Credo che ce l’avrei fatta ad esprimermi, se non avessi letto una frase di Terzani. E’ talmente perfetta e giusta, l’ho trovata così vera, che ha assunto per me i caratteri di una definizione. La riporto:

…l’Occidente – diceva – è la cultura intesa come scienza, cioè come conoscenza del mondo attorno all’io, mentre l’io è solo strumento e luogo di pensiero; ne derivano le scienze della natura e dell’osservazione. L’Oriente invece – cioè l’India, perché secondo lui tutto venne da lì anche in Giappone attraverso la Cina e la Corea – vuol dire cultura in quanto ricerca dell’io pensante, il pensiero inteso come pensiero dell’io che pensa se stesso perché l’io non è parte del tutto, ma il tutto. Il distinguere è illusione; il tutto, l’assoluto, è verità. Cercare di distinguere è la via dell’errore. In queste due direzioni – dice lui – il mondo s’è mosso per secoli arrivando a questo pauroso abisso di oggi in cui da una parte c’è l’io che ha dimenticato se stesso nella conoscenza dell’attorno, anzi è diventato schiavo del conosciuto – la civiltà della macchina e la fine dell’umanesimo -; dall’altra parte c’è l’io che ha raggiunto profondità ricchissime e forme di cultura avanzate, ma che, avendo dimenticato la conoscenza dell’attorno, ora muore di fame e ancora di peste e di lebbra…”.

Tiziano Terzani, “In Asia”, pag. 21

Difficile fare meglio di così, anche se a consolarmi è il fatto che quelle sopra citate non sono nemmeno parole di Terzani, ma uno stralcio di dialogo avuto con un personaggio incontrato lungo il suo viaggio. La regola, tuttavia, è chiara: “verba volant, scripta manent”, quindi sono parole di Terzani. Direi che racchiudano tutto ciò che ho riscontrato nella pratica.

Tornando al mio caso, non mi paragono minimamente allo scrittore e giornalista italiano. Non ho conosciuto l’Asia così a fondo, non ho visitato tanti Paesi (di sicuro non tutti quelli che avrei voluto visitare), non ho speso così tanto tempo tra gli occhi a mandorla. Ho giusto dato una spolverata alla superficie e mi sono fatto un’idea, ma sono contento di quello che ho fatto. Guardandomi indietro sono soprattutto contento di essere volato subito in Giappone. Allora la cosa mi indispettì, ma vedendo come sono andate le cose, mi sarei indispettito maggiormente se mi fossi ritrovato impossibilitato ad andarci per via dello Tsunami. E’ una buona lezione: a volte le cose non vanno come vorremmo, ma unendo i puntini scopriamo che in realtà sono andate meglio di quanto non potessimo sperare. E’ un ragionamento che si può fare solo a posteriori, quindi ci vuole del tempo. Anche il fatto che adesso come adesso sia obbligato ad andarmene è una situazione che magari si rivelerà la cosa migliore che mi potesse capitare. Non so cosa farò una volta ad Helsinki, ma non sono affatto triste o scoraggiato. Lo ero quando ho impattato con la realtà delle cose, ma ora, a mente fredda, sono estremamente curioso di scoprire cosa mi riserverà il futuro, fiducioso che sarà bellissimo. Ho qualche progetto, certo, ma voglio aspettare a pronunciarmi di avere tutte le informazioni. Quando saprò, scriverò.

Un’altra decisione giusta è stata quella di non volare direttamente in Cina, ma fermarmi a Taipei e Singapore. Uno sbattimento, per alcuni, una possibilità, per me. Una possibilità di visitare luoghi che normalmente non fanno parte delle mete tradizionali asiatiche. Ho commesso qualche errore in Mongolia, avrei potuto rimanere di più, ma ho dovuto fare i conti con i visti e con il tempo, oltre che con la geografia. Se mi fossi reso conto prima che la Cina confinava direttamente con il Kazakistan avrei agito diversamente, ma a quel tempo non lo sapevo. Un errore stupido, da pivello ignorante, che mi è costato molto caro. Ormai è andata, ma posso assicurare che sarà un errore che non commetterò mai più, a costo di fare come alle elementari e mettermi a scrivere sul quaderno “la Cina confina a sud con….”.

C’è anche un po’ di gioia, non la nascondo, nel tornare in Europa. Oltre alla lingua, sulla quale mi sono già espresso nei post precedenti, c’è anche la questione cibo. Dopo tre mesi di riso, noodles e ravioli, non vedo l’ora di mangiare qualcosa di simile alla mia cucina. Sarà solo molto dura riabituarsi ai prezzi europei e soprattutto finlandesi. Una notte in ostello a Helsinki, nel più economico che abbia trovato, costa 20 Euro. 20 Euro, mi viene male solo a pensarci. Con la stessa cifra in Cina sto in ostello una settimana. Credo che se il collegamento tra il centro e l’aeroporto costerà meno che dormire in ostello, allora dormirò in aeroporto per un po’, come facevo a Hong Kong. Dal mangiare non posso esimermi, ma cercherò di risparmiare il più possibile.

Credo che tornerò da queste parti. Certo un giorno visiterò per bene il sud est asiatico. Inoltre mi piacerebbe tornare in Cina da qui a dieci anni, vedere se il miracolo cinese sarà effettivamente esploso, vedere tutte queste costruzioni completate e vedere come cambierà il loro modo di vivere. Sono felice di aver assistito alle fasi iniziali di questo embrione. Spero per loro che le cose vadano bene per tutti, soprattutto per le zone rurali. Sono curioso di sapere cosa farà il governo per gestire questo divario.

Ci sarebbero anche altre cose da dire e da analizzare, ma avrò tempo una volta tornato a casa, quando potrò osservare questo viaggi da lontano. Salirò sul banco della mia normalità e ricorderò a me stesso che bisogna sempre guardare le cose da angolazioni diverse. Questo è tutto; se non interverranno forze maggiori che impediranno il corso naturale del mio viaggio, il prossimo post sarà scritto dall’Europa. Da Mosca se sarò fortunato o tutt’al più da Helsinki.

Arrivederci Asia, spero non passi troppo tempo per il nostro prossimo incontro. E’ stato un vero piacere conoscerti. Stammi bene.



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