Della serie "non è fame, è più voglia di qualcosa di buono"....e parte l'inevitabile serie di ascolti e riascolti di band che adorate (e altre che magari non vi piacciono, perché no) eppure c'è sempre quell'insoddisfazione di fondo, quel senso di mancanza, la frustrazione dettata dal non essere riusciti a trovare quel sound che si stava cercando
Ecco, a me sta cosa capita spessissimo.
E in genere sta fame va sopendosi soltanto quando scopro una band in modo del tutto casuale, senza manco andarmela a cercare, quasi fosse lei a trovare me: è il caso dei Fair to Midland, gruppo progressive rock nato nel Texas nell'Anno Domini 1998
il video ufficiale della FAVOLOSA Musical Chairs (non pensate anche voi che il ruolo di Brad Pitt ne L'Esercito delle 12 Scimmie sia basato su questo cantante ? )
Arrows & Anchors
Tralasciando il fatto che la prima canzone del gruppo che ho sentito è Dance Of The Manatee (che non è del'album in questione ed è meravigliosa almeno quanto il suo titolo), la mia principale fonte d'ascolto del complesso capitanato da Darroh Sudderth è stata, come si può facilmente desumere, il recentissimo Arrows & Anchors, ultimo disco dei nostri dato alle stampe nel 2012 (nonché loro quarto album)Alternative Metal, Prog, Country, Pop,Thrash....lasciamo perdere va, anche tenessi in grande considerazione i millemila generi musicali che critici e wikipediani incalliti s'inventano di volta in volta (e non lo faccio) non riuscirei certamente ad elencare a dovere le svariate influenze che i Fair to Midland presentano
It Makes You Wonder
Si può parlare di sensaccioni, volendo.Qualche atmosfera che mi ricorda i fantastici svedesi Pain of Salvation, alcune parti vocali che mi rimandano ai 3 e talvolta alla Dave Matthews Orchestra, follie creative degne dei Tool, Mike Patton o Devin Townsend (passando anche per un certo estroso Serjtankianismo) ma nulla che valga davvero come genuino elemento di paragone:
Infatti, nei loro numerosissimi cambi di tempo e di stile, i Fair to Midland sembrano reinventarsi di volta in volta qualsiasi canzone che pensate di aver "indovinato"
Eppure l'album non suona come una sorta di macedonia sonora (quale effettivamente è) ma risulta invece sorprendentemente omogeneo, anche quando per esempio si sfocia nel metal più aggressivo presente in Rikki Tikki Tavi , contrasto enfatizzato ancor di più essendo introdotto dall'eterea (e breve) strumentale The Upset At Bailey Bridge
E nella stessa Rikki Tikki Tavi c'è un dualismo che difficilmente può essere descritto a parole...diciamo che è un po' come se i primi Beatles uscissero a cena con i Sepultura, ecco, giusto per darvi un'idea (!?)
They're the jacks of all trades
Arrows & Anchors è un album liricamente criptico tanto quanto musicalmente complesso, eppure non rinuncia (anche) ad un sound naturalmente catchy che può portarvi a canticchiare l'inciso di una canzone già durante il suo primo ascolto (il che, nell'ambito progressive, è una cosa più unica che rara)La chiusa arriva con The Greener Grass, undici minuti bellissimi e commuoventi che segnano quello che è forse il brano più difficile dell'intero disco (anche nei suoi lati meno virtuosistici), canzone che in linea di massima non rappresenta l'album nella sua interezza, eppure sembra proprio la cosa giusta, quella che stavate aspettando per salutarlo (infatti poi ci han aggiunto na bonus track, quindi so tutte pippe mentali mie)
Chi dovrebbe ascoltarlo
Potrei dire tutti e nessuno, perché salvo antipatie particolari nei confronti delle scelte vocali credo che chiunque possa trovare qualcosa di bello in questo disco, ma nessuno o quasi (e io mi chiamo per il quasi) potrà davvero amarlo nella sua interezza, e anzi in molti potrebbero storcere il naso qua e laNon che questo sia un imputabile difetto, chiaro (salvo forse per i nasi degli eventuali snobbatori)