Lo stemma dei Gunners
TECNICA (Emirates Stadium, Londra). Risultati di calcio internazionale. Nel tempio del nuovo “tiki-taka” in versione inglese il Napoli finisce triturato da una nuova macchina da gioco che si chiama Arsenal. Finisce 2-0 per gli inglesi che interpretano un calcio moderno, shekerato con ingredienti di splendida esperienza e sfrontata gioventù, finisce con un pesante ridimensionamento dell’autostima della compagine di Benitez che, nonostante l’assenza di Higuain (risentimento al flessore), deve ammettere di avere un problema di coerenza del progetto. Fuori il Pipita, infatti, il fronte d’attacco perde il 50% delle sue potenzialità e quindi c’è qualcosa che non torna, se si vuol essere o se si pensa di essere grandi. E gli altri campioni? Latitanti, tutti in contumacia.
La partita
L’Arsenal si impadronisce di ogni angolo del campo dell’Emirates, partendo, d’altronde da un ruolino di marcia di 8 vittorie nelle ultime 9 partite e di 5 vittorie consecutive in Coppa dei Campioni. La banda di Wenger pratica un calcio velocissimo e che reincarna in terra inglese la religione barcelonista. Possesso e scambi di passaggi, respiro e corsa, fughe sugli esterni e tagli a penetrare in mezzo. All’ottavo il fuoriclasse dell’Arsenal Aaron Ramsey (questo è un altro Bale) apre come una mela la fascia destra del suo attacco e spara in mezzo un fendente sul quale si avventa il piatto di Ozil. Rasoiata del tedesco e 1-0. Il Napoli reagisce raggelandosi e fermandosi, come inebetito da tanto calcio che gli viene recapitato addosso. Al 21° o giù di lì la banda di Wenger ribalta di nuovo la difesa del Napoli con la gentile collaborazione di Zuniga che sbaglia la rimessa e con Britos che rinvia come un fabbro più che come un calciatore. E poi? E poi è accademia inglese del pallone con Giroud che chiude in rete una discesa di Ozil. Il resto del tempo è un match di box nel quale uno dei due contendenti mena pugni in faccia all’altro e l’altro li prende. Di spettacolare sostanza la partita del cavallo di ritorno Flamini, come quella del capitano dei Gunners Arteta,
Wenger si fida dei suoi e ha creato un meccanismo a orologeria nel quale il pezzo pregiato, il rubino, il quarzo è Mehsut Ozil che è un giocatore che ha una visione dell’attacco computerizzata. Il Napoli nella ripresa cerca di reggersi sull’estro di Insigne e sulle discese degli esterni, ma non riesce ad arrivare dalle parti del portiere polacco Szczesny (un nome come un codice fiscale). Al 75° il miracolo lo fa Reina, il gol lo fa Reina. Come? Evitando di prendere il gol su un tocco ravvicinatissimo di Koscielny. Va detto: ci stava contro la capolista della Premier che esprime un calcio scintillante, ci stava pure il 3-0 come simbolo definitivo di una pesante inferiorità dei napoletani. Da censura le partite. dietro, di Zuniga e Britos, davvero da dimenticare. Tutto il resto? E’ Arsenal…
Il tabellino
Arsenal-Napoli 2-0 (2-0). Reti: 8° Ozil, 21° Giroud.
Arsenal (4-2-3-1): Szczesny.; Sagna, Mertesacker, Koscielny, Gibbs; Arteta, Flamini; Ramsey (88° Nacho Monreal), Ozil, Rosicky (63° Wilshere); Giroud.
Napoli (4-2-3-1): Reina ; Mesto, Albiol (78° Fernandez ), Britos, Zuniga; Behrami, Inler; Callejon (76° Zapata), Hamsik, Insigne; Pandev (60° Martens).
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