Di Rosalba Caruso. Al centro del dibattito politico continua ad esserci l’art. 18, arricchito ogni giorno da nuove puntualizzazioni. Punto di svolta o ennesimo buco nell’acqua? Qualche bagliore di speranza ci arriva dalle parole di Giorgio Squinzi, Presidente di Confindustria, che ha elogiato la determinazione del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, sull’affare lavoro.
Ancora accessi i contrasti in casa PD; secondo Il consigliere economico di Palazzo Chigi, Yoram Gutgeld, reduce da una riunione con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, ci sono possibilità sulla fiducia alla riforma, ma minoranza Pd, invece, continua con l’opposizione; i senatori democratici Federico Fornaro, Maria Grazia Gatti e Cecilia Guerra hanno dichiarato: “Mettere la fiducia sul Jobs Act sarebbe la soluzione peggiore sotto ogni punto di vista“.
Ma la possibilità di una conciliazione non è un miraggio, almeno in una prospettiva di aggiornamento. Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, nel corso di un dibattito al festival delle generazioni di Firenze, ha sottolineato: “La legge delega è molto chiara: si riferisce ai nuovi assunti.” E ha aggiunto:”L’art.18 tutela una serie di fattispecie, diciamo che lo si sta aggiornando, in alcune parti lo si cambia, abolirlo mi pare proprio di no perchè coinvolgemolte cose che vengono mantenute”.
Giuliano Poletti, invece, intervenendo in videoconferenza con la Piazza dei mestieri di Torino, si è espresso sul tema formazione-lavoro: “occorre un disegno unico nazionale per evitare la dispersione delle risorse”. “Vogliamo fare in modo che la formazione e la relazione tra formazione scolastica lavoro e imprese assumano una nuova centralità”, ha detto il ministro. “Stiamo costruendo – ha aggiunto – progetti di alternanza scuola-lavoro e stiamo pensando che nell’operazione di riforma degli ammortizzatori sociali e quindi di costruzione di strumenti di politiche attive, il tema della formazione sia centrale”. Per Poletti, la formazione “ha un problema di governance perchè la competenza essenziale spetta alle regioni. E’ necessario costruire un disegno condiviso a livello nazionale prevedendo anche la gestione regionale, ma abbiamo bisogno di dare unità a questo impianto perchè oggi la formazione gestita essenzialmente nella dimensione regionale non ci aiuta a costruire filoni forti, punti di coordinamento e neppure a utilizzare al meglio le risorse”.