Arte e morte, mito e tragedia
...e mettila da parte
Dopo aver parlato in un precedente articolo dello stretto legame fra arte e denaro, oggi voglio soffermarmi su un altro connubio, quello fra arte e morte. Non sarà un post drammatico, semplicemente voglio cercare di capire perché fra il grande pubblico fanno molta più presa quegli artisti, in alcuni casi etichettati come “maledetti”, la cui vita ha lo stesso fascino, se non addirittura un fascino maggiore di quello che hanno le opere da essi stessi realizzate.
Quali sono gli artisti di cui sto parlando e che sono così amati e conosciuti dal grande pubblico? Il primo posto senza dubbio va a Vincent Van Gogh, l’artista maledetto per eccellenza, il pittore che tutti conoscono e che probabilmente tutti apprezzano, dagli appassionati dell’arte a chi dell’arte proprio non gliene può importare di meno. Dopo di lui ci sono una serie di artisti la cui vicenda è in un qualche modo legata a storie di morte. In questo articolo esaminerò alcune di queste figure ormai diventate leggende, ma prima andiamo a vedere cos’hanno in comune fra loro.
Ah quanto ci piace la tragedia!
Non si sa per quale motivo, ma l’uomo è sempre rimasto affascinato dalla tragedia. Nella Grecia antica si andava a teatro: le tragedie avevano un legame stretto con l’epica e con il mito e avevano una funzione educativa e pedagogica. Affrontavano e dibattevano i grandi temi morali, politici e religiosi, spingendo alla riflessione sui problemi dell’esistenza umana, specialmente quelli che sorgevano dall’esperienza del dolore. Erano finzioni ma la vera tragedia era una realtà di tutti i giorni dato che guerre e devastazioni erano sempre alle porte.
Oggi, nonostante il numero delle guerre non sia affatto diminuito, esse ci paiono comunque lontane dalla nostra vita e le notizie che riguardano questi fatti ci giungono attraverso i media per poi svanire presto nel dimenticatoio. Le vere tragedie sono diventate alla stregua di finzioni teatrali. Ecco perché quando poi la morte si presenta davanti ai nostri occhi in tutta la sua crudezza, invece di distogliere lo sguardo inorriditi, ne rimaniamo incantati. Pensate a cosa è successo qualche mese fa con la morte del cantautore Mango sul palco durante un concerto: il video di quegli attimi ha fatto il giro del web e migliaia di curiosi sono stati presi dal desiderio morboso di andare a sbirciare come muore un uomo di infarto.
Non c’è niente da fare, la morte ha il suo fascino e quando è tragica ancora di più. La tragedia ci piace e gli artisti tragici ci fanno impazzire. Ma andiamo a vedere chi sono questi maledetti.
1 – Van Gogh e il mito dell’artista maledetto
Mettiamo da parte il marketing spicciolo che viene utilizzato per promuovere certi artisti. Oggi quello che funziona in arte e che quindi viene anche pagato profumatamente, è il mito associato alla vita di un artista. Come ho già detto, Vincent Van Gogh rappresenta in pieno questo tipo di artista. Perlopiù incompreso in vita, fu consacrato e adorato dopo la morte. La sua vita è un tutt’uno con l’arte: pazzia, malattia, sfortuna in amore, un orecchio tagliato e insuccesso commerciale. In una parola, sofferenza. La sua immagine, se si vuole essere un po’ profani, può essere paragonata a quella del Cristo.Siamo così ossessionati dalla personalità di Van Gogh, dal mito dell’artista solo e perso nel profondo del suo dolore, che anche quando i suoi dipinti esprimono gioia e felicità, l’unica cosa che riusciamo a vedere è angoscia e sofferenza. I suoi quadri sono diventati così delle reliquie che i grandi miliardari della terra si contendono nelle aste. È un pezzo dell’artista-dio che vogliono portarsi a casa. Un classico caso questo, di personalità dell’artista più forte della sua arte.
2 – Picasso e il periodo blu
Picasso è un altro di quei nomi che tutti conoscono. La sua importanza nella storia dell’arte è nell’invenzione, insieme a
Braque, del Cubismo. I suoi quadri più apprezzati dal grande pubblico, però, non sono tanto quelli cubisti, quanto quelli del periodo blu, anche questi legati a una tragedia, al suicidio dell’amico Carles Casaguemas. Un’altra morte, un altro suicidio, un altro mito.3 – Andy Warhol, il Self-made Mito
Andy Warhol è l’artista tragico per eccellenza. Dietro ai suoi colori sgargianti, ai ritratti sorridenti e ai soggetti superficialmente banali, si cela tutta la tragicità della società moderna con il suo spettacolo del consumo di massa, dello show business e dello star system e che lui aveva capito prima e più di tutti. Aveva intuito soprattutto il potere dei media e costruito il suo mito affiancando la sua figura a quelle di miti già esistenti. La più famosa delle sue opere è sicuramente il ritratto di Marilyn Monroe, un altro caso di suicidio.
Warhol era ossessionato dalla morte, le sue serie degli incidenti stradali e dei teschi ne sono testimonianza. A lui però non riuscì di morire tragicamente: se ne andò per una complicazione durante un banalissimo intervento alla cistifellea (si dice perché la sua paura lo aveva spinto a chiedere una doppia dose di anestesia). Qualche anno prima, nel 1968, era stato ferito gravemente dai proiettili sparati contro di lui da Valerie Solanas, ma riuscì a sopravvivere. In quell’occasione dichiarò: “Mi sarebbe piaciuto morire. Sarei diventato qualcuno fuori dall’ordinario.” Ci è riuscito lo stesso.
4 – Jean-Michel Basquiat
Basquiat è stato una meteora nel mondo dell’arte. Arrivato dal nulla è scomparso giovanissimo per un’overdose di
eroina. Un po’ come per Van Gogh la sua personalità è forse più importante della sua arte. Tramite l’amicizia con Andy Warhol è riuscito a entrare nel giro che contava e a raggiungere la fama in poco tempo. Non sono un amante della sua arte anche se ne comprendo l’importanza. Se dovessi paragonarlo a un personaggio dei giorni nostri, lo affiancherei a Mario Balotelli e non per il colore della pelle. Mi sembra un ragazzo valutato più per il personaggio creato intorno alla sua figura che per le sue reali capacità. Dopo la morte di Andy Warhol infatti non riuscì a superare il trauma e si lasciò uccidere dall’eroina. E così rafforzò ancora di più il suo mito.5 – Amedeo Modigliani, il mito romantico dell’artista
Modigliani è l’artista che più di tutti ha incarnato il mito dell’artista geniale e trasgressivo. Dandy, era un uomo bellissimo e amato dalle donne. Pensate che alla sua morte la moglie, incinta del secondo figlio, preferì uccidersi gettandosi dalla finestra (ennesimo suicidio) piuttosto che pensare di continuare a vivere senza di lui.Genio incompreso, rifugiava le sue delusioni nell’assenzio e nel vino, eccessi che lo condussero a una morte precoce a soli 35 anni.
6 – Jackson Pollock, il padre della riscossa americana
Pollock è considerato una leggenda americana. Artista geniale padre dell’Action Painting, è ricordato come un uomo dal carattere burbero, un cow boy esistenzialista affetto da sbalzi di umore violenti e anche lui dal vizio dell’alcol. Era un cane sciolto, uno che difficilmente stava alle regole, tanto che distrusse anche il secolare uso di dipingere sulla tela a cavalletto. Ubriaco, perse il controllo della sua auto e andò a schiantarsi contro un albero uccidendo se stesso e un’amica che era in macchina con lui. Aveva quarantaquattro anni. La sua figura è paragonabile al classico prototipo dell’artista maledetto di fine Ottocento, incarnato nella cultura americana dai divi cinematografici.
7 – Michelangelo Merisi detto il Caravaggio
Poche parole si possono aggiungere a tutto quello che si è detto su Caravaggio, sicuramente l’artista dell’antichità più amato ai giorni nostri, più di Michelangelo e più di Leonardo. Violento, irascibile, dedito all’alcol e a tutti i vizi immaginabili, Caravaggio era un genio, un genio non sempre incompreso però, poiché i suoi quadri erano ricercati da importanti e potenti collezionisti dell’epoca. La sua vita è stata un romanzo di avventura, segnata da omicidi, arresti e fughe. La morte beffarda lo colpì proprio nel momento in cui stava per porre termine alle sue pene. La tragedia all’ennesima potenza.Quando la forza del mito supera quella dell’arte
In conclusione, a parte il fatto di essere stati tutti grandi artisti, cos’hanno in comune queste figure? Possiedono contemporaneamente la forza del mito e l’attrattiva della tragedia. Nell’antica Grecia, “il motivo della tragedia è strettamente connesso con l’epica, ossia il mito…” (da Wikipedia). Il mito era un complesso di narrazioni che hanno per oggetto dei ed eroi leggendari in imprese di lotta contro forze avverse.
Oggi i miti sono idealizzazioni di personaggi che assumono proporzioni leggendarie nell’immaginazione popolare. Questi artisti sono diventati tutti miti e lo sono diventati più per le loro vite che per le loro opere. Il grande pubblico conosce meglio le vicissitudini che hanno caratterizzato la loro esistenza terrena, dei dipinti creati grazie al loro talento. Le sofferenze e le tragedie della loro vita ce li fanno sentire vicini, li hanno trasportati nell’immaginario comune, dove rimarranno per sempre.
Se provassi a chiedere a dieci persone perché piace l’arte di Van Gogh la risposta suonerebbe per tutti più o meno così: “Perché mi emoziona!”
Ma è l’opera che emoziona o la forza della personalità dell’artista che inconsciamente ci influenza?
Tu cosa ne pensi? Ci sono altri artisti che secondo te possono far parte di questa lista?
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