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ARTE E ROMANCE: Venere e Adone di ...

Creato il 15 febbraio 2011 da Isn't It Romantic?

ARTE E ROMANCE: Venere e Adone di Antonio Canova

ARTE E ROMANCE: Venere e Adone di ...

Una delle storie della mitologia greca che mi ha sempre colpito per la morbosità e complessità dell'intreccio, i colpi di scena e le torbide passioni è quella che ruota intorno al bellissimo Adone, degna della più intensa soap-opera. Lo splendido ragazzo era infatti nato dall'incestuoso amore fra sua madre Mirra e suo nonno Cinira, fatto questo che non prometteva certo rosei e felici sviluppi per la suo destino futuro. Mirra infatti era riuscita con l'inganno a infilarsi nel letto di suo padre, di cui era segretamente innamorata, e a concepire con lui un bambino: Adone. Quando Cinira aveva scoperto che la misteriosa donna che si univa  a lui nel buio non era altri che sua figlia, l'aveva inseguita per ucciderla. La ragazza a quel punto aveva chiesto agli dei di trasformarla in un albero per sfuggire alla furia del padre e questi, impietositi, l'accontentarono. Il danno però ormai era fatto e dopo nove mesi, da una fessura della corteccia, era uscito il piccolo Adone. Afrodite, colpita dall'avvenenza del pargoletto lo aveva affidato alle cure di Persefone, regina degli Inferi che decise, dal canto suo di non restituirlo, anche lei stregata dalle meravigliose fattezze del bambino. Divenuto adulto Adone mantenne le promesse facendo innamorare perdutamente sia la capricciosa dea della bellezza, sia la caparbia Persefone. Le due donne allora ingaggiarono una lotta senza esclusione di colpi per accaparrarsi le tenerezze del gagliardo giovanotto. Ma Afrodite decise di giocare sporco: si infilò la cintura della seduzione, che rendeva irresistibile chiunque la indossasse, convincendo così Adone a restare con lei. Persefone, incavolatissima corse allora spifferare tutto ad Ares, amante clamorosamente tradito di Afrodite, il quale, trasformatisi in un feroce cinghiale, uccise Adone in una battuta di caccia scatenando la disperazione della dea e di tutte le donne della Grecia. Fin qui la storia....

Nell'arte il mito di Adone ha da sempre stimolato la fantasia di pittori e scultori che hanno visto in lui l'emblema della seduzione maschile, dell'avvenenza e di quell'amore che nulla può contro la ragione e la razionalità. Fra le opere che preferisco che trattano questo mito c'è sicuramente quella dello scultore Anotnio Canova. L'originale in marmo, datato 1794, è conservato in Svizzera a Villa La Grange, mentre una copia in gesso, realizzata dallo stesso scultore, è visibile nel Museo di Canova a Possagno (Tv) sua città natale. La cosa che mi ha sempre colpito di questa scultura, oltre all'ovvia luminosità delle forme così armoniche e perfette nella loro dolcezza, è la naturalezza della posa dei due amanti. Una naturalezza che sembra emergere dal profondo, dai loro sguardi, dalla posa rilassata dei corpi. Una naturalezza così evidente che rende il gruppo scultoreo di una incredibile modernità. Nonostante infatti le due figure rispettino i rigidi canoni della statuaria classica, la scultura sembra immortalare una coppia dei nostri giorni, catturata in un momento di intimità. Adone e Venere potrebbero essere così due fidanzati che passeggiano per strada, due amanti che si salutano dopo un incontro e così via. Interessante è l'espressione di lui: sicuro del suo fascino sembra sorridere ironicamente alla ragazza che lo abbraccia certo ormai di averla ai suoi piedi. La gamba destra, lievemente protesa all'esterno suggerisce inoltre un certo distacco emotivo, bilanciato però dal suo sguardo, tenero e seduttivo, allacciato a quello della compagna. Venere dal canto suo è completamente soggiogata, persa nella contemplazione di quel viso così bello, aggrappata a quel corpo che la fa sospirare, non può che guardare negli occhi l'oggetto del suo amore diventando simbolo imperituro di una passione femminile che è tutta lì, in quella mano che sogna, sfiora e adora il suo uomo come solo una donna innamorata e felice sa fare.




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