FROSINONE – Piazzale Vittorio Veneto – 2 Luglio 2014
In uno scenario globale in cui totalità culturali e sociali si mescolano, l’arte diviene integrazione: complice dell’osmosi delle discipline. Ciò è esattamente quello a cui si è assistito durante l’istallazione laser denominata Alla Velocità Della Luce, ideata e realizzata dal regista della luce Giancarlo Cauteruccio insieme alla compagnia di Teatro Elettronico Krypton Giovedì 2 Luglio 2014 presso il Piazzale Vittorio Veneto della città di Frosinone – evento che ha dato avvio al RIC FESTIVAL 2014 (con il patrocinio della Regione e la collaborazione dell’ATCL).
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Così come enunciato da Germano Celant, l’arte per sopravvivere oggi deve esprimersi intrecciandosi agli altri linguaggi e avvalendosi della flessibilità e dell’espressività dei nuovi media e delle nuove tecnologie. Lo spettacolo ha allora in questo senso tantissime possibilità di essere interpretato e definito: Teatro ma anche Architettura, Istallazione Artistica e Performance, Video-Mapping e Danza, Immagini e Musica. Si è lanciato inoltre un grande messaggio al pubblico. L’istallazione, dedicata infatti all’artista Anton Giulio Bragaglia e alla sua Fotografia Dinamica Futurista, è stata un omaggio alla città di Frosinone (città natale dell’artista).
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È infatti proprio nel Futurismo che si trovano delle prime avanguardie multimediali: cambiano i soggetti, i linguaggi subiscono un processo evolutivo e quindi l’arte si adegua alla società rispecchiandone le maggiori caratteristiche. Dalla spettacolarizzazione della scrittura alla produzione in serie di linguaggi non codificati. Ancora Celant si esprime sul Futurismo Italiano come un primo tentativo di dissoluzione dell’identità dell’arte come originale, prendendo in considerazione l’entrata in campo della moltiplicazione del visivo, come possibile transito su tutte le possibili superfici. In questo senso l’arte non è più un luogo puro ma un attraversamento, e un attraversamento di più discipline (perfomance, happening, fotografia, danza, teatro, ecc.). Non esiste un solo centro della visione e della percezione dell’opera d’arte ma una moltitudine di esperienze, il pubblico vive all’interno dell’opera stessa, dello spazio artistico. Un palcoscenico all’aperto che si affaccia sulla città - così come è stato definito dagli ideatori – una danza che diventa pluralità e unità, che si incastona nel pubblico e che produce intreccio multimediale con le altre discipline. Ecco dunque che il separatismo fra le arti è abolito a favore di una totalizzazione della teatralità. L’equilibrio sta nella commistione di ogni espressione artistica che alla velocità della luce acquisisce una sola forma globale. C.F.
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