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Arte informale, la negazione di ogni forma

Creato il 25 gennaio 2016 da Artesplorando @artesplorando

Arte informale, la negazione di ogni forma

Wols, pittura, 1945-46

L'arte informale, più o meno consapevolmente fu la risposta artistica che l'Europa diede alla profonda crisi morale, politica e ideologica conseguente agli orrori messi in luci dalla Seconda guerra mondiale. Per sua stessa natura non fu un movimento omogeneo, ma raccolse tendenze svariate e a volte opposte.
Si sviluppò nel decennio tra gli anni Cinquanta e Sessanta e si pose in contrapposizione con qualsiasi cosa avesse una forma, sia figurativa che puramente astratta. L'informale negò ogni tipo forma e con essa la conoscenza razionale che ne deriva.
All'interno delll'informale vi furono diverse matrici che trassero origine sopratutto dal movimento dada, dall'espressionismo e dal surrealismo. Da questo mix esplosivo scaturì un arte ironica e provocatoria, costantemente tesa a negare qualsiasi valore a ogni attività che prevedesse il filtro della ragione. Passioni, tensioni e disagi devono esprimersi in maniera del tutto libera, spontanea e violenta, fuori da qualsiasi schema precostituito e contro ogni regola normalmente accettata.
L'azione artistica si esaurisce quindi con l'atto stesso della creazione. Chiaramente in questo nuovo contesto assumono valore fondamentale i materiali utilizzati che diventano i veri protagonisti dell'opera d'arte. Superfici rugose, butterate, ad esempio, richiameranno sentimenti di spiacevolezza o conflitto, mentre superfici morbide e levigate indurranno più facilmente alla dolcezza e alla serenità.
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Le due componenti chiave dell'informale sono quindi il gesto e la materia: il primo viene enfatizzato in quanto lo si ritiene unico momento creativo. Arte non è la pittura eseguita, ma l'atto di eseguirla e se arte è eseguire un gesto, il valore artistico sta nel gesto e non nel prodotto di quel gesto. Ecco che il gesto quindi può essere qualsiasi cosa: un gesto simbolico come il taglio in una tela, provocatorio come quello di firmare un corpo nudo, di protesta come quello di realizzare delle macchie.
La materia, seconda componente, si trova in primo piano. L'energia creativa di un artista si esprime anche nella scelta della materia e di tutti i suoi accostamenti. Un ruvido sacco, un lucido rottame, un morbido pezzo di gomma, una fredda luce al neon, una scheggia di vetro tagliente, sono tutte scelte e atti artistici. L'arte diventa scelta quindi e il suo campo si allarga all'infinito perché tutto può diventare arte, così come è possibile che nulla lo sia.
Esponenti dell'arte informale furono gli italiani Alberto Burri, Lucio Fontana, e il tedesco Wols, pseudonimo di Alfred Otto Wolfgang Schulze che fin dagli ultimi anni della guerra su avvicinò alle tematiche informali.
Ma l'informale non fu solo un fenomeno europeo. Non solo l'Europa venne coinvolta nella guerra e il disagio profondo dei sopravvissuti legava molti paesi geograficamente e culturalmente distanti tra loro.

Arte informale, la negazione di ogni forma

Jackson Pollock, pali blu, 1953

Molti e interessanti furono i risvolti informali che maturarono sia in Giappone che negli Stati Uniti. Questi ultimi uscirono vittoriosi dalla guerra, ma con la consapevolezza che era necessario ricostruire un dialogo politico, economico e culturale con il Vecchio Continente.
L'arte informale americana si identificò con la cosiddetta "action painting", che si può forse tradurre in "pittura d'azione". Si sviluppò nel primo decennio del dopoguerra e per le caratteristiche che assunse, venne anche chiamata "espressionismo astratto", perché in essa racchiuse la violenza espressiva e l'assenza di forme riconoscibili.
Il maggior esponente dell'action painting è senza dubbio lo statunitense Jackson Pollock, la cui vita sregolata, stroncata da un incidente d'auto, si ricollega a quella degli artisti bohemien della belle epoque o dei primi anni del Novecento.
Per chiunque cerchi di avvicinarsi all'arte contemporanea, provando a superare la ormai famigerata frase "lo potevo fare anch'io", deve passare dalla comprensione di ciò che è stata l'arte informale.

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Questo post fa parte della rubrica #lopotevofareanchio, in cui se vuoi puoi esplorare l'arte contemporanea!
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Questo post si avvale di contributi bibliografici vari che potete consultare qui

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