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Si inizia alla tipografia dei fratelli Bonvini in via Tagliamento 1 che funge da quartiere generale della manifestazione, da lì partono i giri negli atelier guidati da un esperto d'arte per chi non preferisce far da solo come la sottoscritta. Che posto sublime! Un vero bengodi per chi ha la passione per pennini, carta annessi e connessi.
Costante Bonvini e la sorella che aprirono i battenti nel lontano 1909 sono volati in cielo da un bel po', ma la storica tipografia dopo un momento di difficoltà e conseguente chiusura, no; rilevata da un gruppo di cinque amici e grazie a un restauro conservativo (tranne un impianto di riscaldamento che prima non c'era) è tornata a vivere e a lavorare. Niente diavolerie moderne, niente stampa digitale, vuoi mettere una bella partecipazione di matrimonio artigianale con i caratteri a piombo! Ieri domenica, quando le macchine non giravano, era un vero museo da visitare, perché il restauro attento e rispettoso ha conservato tutto, dalle rotative ai cassetti della cartoleria, dal frontale per un'esposizione tenutasi a Milano nel '31 ai quaderni con la tavola pitagorica circondata dal fascio littorio.
http://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2011/10/26/607881-tipografia_centenaria.shtml
Certo se il Costante Bonvini era uno che ci sapeva fare anche senza corsi di marketing, se i suoi clienti, privati e società della zona li trattava bene, gestendo la sua cartoleria-tipografia come luogo d'incontro per la gente del quartiere, begli auguri a Natale con le varie offerte della sua ditta, anche la nuova gestione non è da meno, nel programma di un prossimo futuro ci sono corsi di legatoria, calligrafia, tipografia, l'idea già iniziata con "di studio in studio" di funzionare da galleria d'arte e quale motore di eventi culturali.
Il primo atelier che visito con l'amica Marina è quello di Manfredo Fanti, in via Verbano al 5, mini sculture realizzate con svariati supporti materici, tele, schizzi e disegni di "un figurativo astratto, quasi surreale, decomposizione e ricomposizione dell'immagine, tra cubismo e tribalismo artistico..." si legge nella sua presentazione.
Il linguaggio erudito e talvolta misterioso dei critici non lo so usare, ma il suo lavoro mi è piaciuto molto e il fil rouge che secondo me lo caratterizza è il doppio. Due, doppio, visione binaria, yin e yang, chiamateli come volete, ma l'idea che scaturisce è che nessuna opera si esaurisce da sola, c'è un costante riferimento, un richiamo a qualche cosa d'altro evocato nella tela stessa o in un'opera accanto. Come se da sola, senza "parlare", senza "interagire" con altro da sé l'opera non potesse funzionare, fosse incompleta. E nel suo atelier, non solo i suoi lavori, ma anche le foto sono appese alle pareti in un certo modo, in reciprocità visiva affinché il dialogo sia costante, A me sono venute in mente corrispondenze e sinestesie di Baudelaire, ma forse sono i suoi studi di filosofia orientale, quella giapponese in particolare, ad aver messo lo zampino nella cifra artistica di Manfredo Fanti.
Tutt'altro genere pittorico nello studio inondato di luce di Franco Simonelli in via Verbano 1, cordialissimo emiliano dalla lingua sciolta che subito offre vinello e brindisi. La pittura è una sua vecchia passione, ma è ritornato a dedicarvicisi a tempo pieno da quando ha ceduto la sua agenzia di pubblicità ed è andato in pensione, evidentemente però, in un modo e nell'altro, il suo è sempre stato un percorso da creativo. Nel suo atelier servirebbero gli occhiali da sole perché si è letteralmente invasi da un'esplosione di colore, intenso, ricco, scoppiettante proprio come il suo autore. (http://www.francosimonelli.it/) Al visitatore Franco Simonelli propone in prima linea una sua riflessione artistica modulata in svariate opere della Pietra di Bismantova e già che c'è ci rinfresca la memoria con nozioni dantesche abbandonate sui banchi del liceo. La Pietra di Bismantova, quella particolare montagna dell'Appennino reggiano vicino al Passo del Cerreto è familiare all'emiliano Franco Simonelli, ma l'avrebbe conosciuta anche Dante sulla via dell'esilio che la cita nel quarto canto del Purgatorio nella Divina Commedia. Secondo alcuni commentatori il poeta avrebbe visitato personalmente il luogo nel 1306 e ne avrebbe tratto ispirazione per la descrizione del Monte del Purgatorio.Forse perché a scuola mi è mancata la fortuna di un Benigni a leggere la Divina Commedia, insegnante oltremodo soporifera invece, come sovente purtroppo succede, Simonelli mi perdonerà, ma alle divagazioni pittoriche sulla Pietra di Bismantova la sottoscritta ha preferito queste sue due tele e che non mi si dica per favore che sono "i cipressi che a Bolgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar...."Gli artisti da visitare e conoscere erano dodici, ma oramai si era fatto tardi, non siamo turisti giapponesi e abbiamo concluso il nostro giro al terzo atelier con Aftab Ahmed Butt, artista pachistano in Italia dagli anni '90 in via Benaco 23. Oltre all'atelier un magnifico cortile ricoperto di glicine e le tele erano esposte lì. Ho pensato al divisionismo, a certi drappi di Klimt, a certe miniature astratte di testi sacri mussulmani, agli arabeschi decorativi delle moschee, da vicino sono solo dei cerchi concentrici di fantastici colori, da lontano diventano un paesaggio. Una pittura che comprensibilmente l'artista definisce come sintesi fra l'astratto e il figurativo e che traduce la sua doppia cultura, quella islamica e l'occidentale.
PS: sabato prossimo, 23 maggio la manifestazione continua.....L'inaugurazione sarà SABATO 16 MAGGIO alle ore 17 presso la cartoleria FRATELLI BONVINI in via Tagliamento ang. corso Lodi. Orari evento: inaugurazione: sabato 16 maggio dalle ore 17 alle ore 20,00
domenica 17 maggio dalle ore 16 alle ore 19,00
durante la settimana solo su appuntamento nei vari studi
conclusione: sabato 23 maggio 2015 dalle ore 17 alle ore 20,00
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