Da che mondo e mondo la categoria dei creativi e quella degli artisti sono a grosso rischio depressione. Non saprei dirvi il perché, tuttavia non si contano più gli scrittori, i cantanti, gli attori e i pittori morti suicidi o "impazziti". I casi più eclatanti li conoscono tutti, ma poi ci sono gli altri, quelli di “media caratura” che magari sono noti solo nello specifico settore in cui questi artisti lavoravano.
Ora, davvero non so spiegarmi come mai certe menti siano più fragili di altre. A volte si può parlare di genio incompreso, ma non è una scusa che regge a lungo. Basti pensare che nella categoria fanno parte dei geni conclamati e riconosciuti, come Kurt Cobain, Ernest Hemingway, Virginia Woolf, Ernst Kirchner, Emilio Salgari, Yukio Mishima, Jack London, Luigi Tenco.
Dunque le cause possono essere più profonde e difficili da comprendere rispetto a una mera “non comprensione” della loro arte. Forse la fragilità di certi creativi è dovuta anche alla difficoltà di doversi correlare chi fa da tramite tra loro e il mondo esterno (se preferite potremmo dire tra loro e il pubblico). Dover passare attraverso le forche caudine della critica può essere distruttivo già di per sé, ma anche avere a che fare con dei collaboratori che causano più problemi che altro provoca effetti deleteri sulla psiche. Penso a tutti gli scrittori che sono stati rovinati dalle loro case editrici, ai cantanti sfruttati e scaricati dai discografici, ai giovani idoli alienati per colpa di manager avvoltoi.
O forse c'è un altro livello che sfugge ai più. L'incapacità di rapportarsi con un mondo fatto di cose molto pratiche e meschine: soldi, tasse da pagare, leggi da rispettare, convenzioni sociali. Fattori che una mente troppo creativa può non accettare, o addirittura rigettare violentemente.
Del suicidio di Emilio Salgari si è detto tutto (vi suggerisco di reperire l'interessante Almanacco del Mistero 2011, che contiene un interessante dossier sul papà della narrativa italiana d'avventura). Alla fine pare che non sia del tutto vero il presunto sfruttamento da parte degli editori che lo pubblicavano. La pessima situazione finanziaria di Salgari sarebbe piuttosto da attribuire a una sprovveduta gestione dei propri introiti da parte dello scrittore stesso. Si faceva pagare a cottimo, rinunciando alle royalties che lo avrebbero invece reso ricco. Questo perché, come molti creativi, l'autore veneto era un uomo poco pratico, un forzato della scrittura, con sempre meno contatti con tutto il resto.
Yutaka Taniyama
Perfino alcuni matematici, la cui genialità può essere facilmente assimilata all'Arte, non ressero a lungo l'impatto col mondo reale. Parlo per esempio di Ludwing Boltzmann, uno dei più grandi fisici teorici di tutti i tempi, o di Yutaka Taniyama, geniale matematico del secolo scorso, morto suicida perché non riusciva a stare al passo col resto dell'umanità, tanto che nella sua lettera d'addio parla espressamente di “stanchezza e perdita di fiducia verso il futuro”.
Ma, lo sappiamo tutti, gli esempi in materia sono numerosissimi, tutti al confine tra il poetico e il drammatico. I motivi di questo mal di vivere correlati all'arte, al genio e alla creatività rimangono ancora un mistero. Tempo fa dei ricercatore inglesi tentarono di mettere in relazione la matematica complessa con la depressione e la psicosi, ma da quel che mi risulta il loro studio non scoprì alcun nesso dimostrabile scientificamente.
Le cause di questo stretto e tragico legame tra genialità e desiderio di morte restano quindi nel campo dell'indefinito, sempre ammesso che vi sia qualche minimo comun denominatore nelle tante disgrazie che di anno in anno coinvolgono brillanti esponenti del mondo dell'arte e della scienza.