Ron Amir, Dessert, 111 x 140 cm. "Sulla tavola (di
Ron Amir), nulla più di un’asse sporca e precaria,
campeggia un piatto stampato a fiori, di un fucsia assoluto,
assolutamente kitsch, e, dentro al piatto, un
polipo bollito e squadernato tanto da rassomigliare
anch’esso ad una specie di fiore carnoso e vagamente
ributtante. Un cibo mediterraneo ma certo non kasher,
la cui stessa presenza già ci dice qualcosa sull’identità o
appartenenza degli invisibili commensali, probabilmente
non ebrei, forse arabi" (dal testo di Martina Corgnati).
Eleonora Angiolini, Rachele Sotgiu, Francesca Suriano, Sofia D.A., otto foto, 24 x 30 cm
Daniele Camaioni, Colossuses, 70 x 80 cm
Tarin Gartner, Untitled, 40 x 60 cm. "Tarin Gartner ha fotografato le serre nella valle di
Arava, nel deserto del Negev. Una zona fra le più inospitali
del mondo, un vero e proprio 'margine' infossato di
centinaia e centinaia di metri nella crosta terrestre, 'scovato'
anch’esso e messo a regime attraverso filari e filari
di plastica che conservano al proprio interno umidità e
temperatura ideali per ortaggi e frutta. Visti
dall’interno, infatti, i colori sono intensi e vividi mentre
all’esterno assumono i toni amorfi dell’aria torrida, del
vento carico di sabbia" (dal testo di Martina Corgnati).
Francesco Mammarella, Soffr (i&Z) itto, otto foto, 20 x 30 cm. "Francesco Mammarella agisce sulla sostituzione sensoriale, rimpiazzando i
cibi con la loro denominazione, e letteralmente 'friggendoli'
sulla fiamma" (dal testo di Marco Meneguzzo)
Marco Schifano, Tonni - Polipo, due foto, 150 x 105 cm. Ditemi voi se non sono due nature morte neofiamminghe