Opera di Tom Friedman. Foto di Eleonora Dafne Arnese
Milano
Alla Triennale, ha preso vita la prima mostra dell’era Expo 2015, Arts & Foods, curata da Germano Celant, il più internazionale tra i critici d’arte del nostro Paese.
La mostra è una lunga carrellata su arte e cibo, da Renoir ai giorni nostri, passando per De Chirico, Savinio, Depero, Warhol, solo per citarne alcuni. C’è tanta roba in questa esibizione: angoli di soggiorni, dove venivano consumati i pasti, c’è anche dove cenava D’Annunzio al Vittoriale, poi oggetti della vita quotidiana, sempre legati alla cucina e al cibo, dipinti, disegni, testimonianze.
Appena si entra, l’effetto bric à brac ha il sopravvento. Sembra un’accozzaglia di oggetti e vestigia, di ricordi e cose anche inutili. Poi la mostra ha un guizzo e diventa più chiaro l’intento del curatore: far vedere l’evoluzione della cucina, dell’utilizzo del cibo, tra tante testimonianze che l’arte antica e moderna ha dato e voluto dare.: dalla natura morta al ritratto.
E allora anche l’hamburger gigante, l’hot dog dentro il sacco a pelo, le macchine del caffè del tempo andato, il carrettino di Mc Donald’s hanno un senso. Diventano testimoni di un’epoca, della propria epoca, con tanti ricordi e sollecitazioni.
Vedere il vecchio caravan nel quale si viveva, ci si spostava, si andava a vivere la musica è un ricordo indelebile, per chi ha oggi dai cinquanta anni in su.
Una mostra a rilascio prolungato, potremmo dire, che cattura dopo un po’ che la si vive. Nulla di eccezionale, ma degna di esser visitata.
Mauro Pecchenino