L’approccio al museo del violino è stato laudatorio, quasi religioso, oppure demolitorio. Le cronache del giornale di Giovanni Arvedi editore-costruttore-donatore-finanziatore di partiti sono forzatamente sospette. Prima demoliscono con Nolli il Teatro Ponchielli, poi esaltano acriticamente il museo del violino senza parlare dell’uso dell’auditorium.
A questo punto si fa strada un sospetto. Perché Giovanni Arvedi investe tanto e non fa sapere nulla ai politici che governano il Comune? Non è possibile che sia un bluff: tanto investire per nulla?
Probabilmente l’industriale ha ragione. Mettere in mano ai politici di oggi un’opera così considerevole è un rischio. Il quadro politico è assolutamente incerto.
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