Marisa e Luca 13 ottobre 2013
All’inizio doveva essere Pal Piccolo poi giunti a Sutrio, un cielo plumbeo e la neve scesa sotto i 1500 mt ci hanno fatto cambiare programmi.clicca sulla foto per l'album dell'escursione ...
Sprazzi di luce, finestre più o meno estese aperte verso l’azzurro del cielo ci spingono in altre direzioni, percorsi conosciuti. Decidiamo in un attimo, attirati verso i colori che affiorano dal terreno coperto da un sottile strato di bianco.Oltrepassiamo increduli, nel silenzio della montagna,la baita del Cocul. I colori son vivi nel morbido bosco, l’autunno, il suo tempo, il suo calore. Procediamo sul sentiero nel primo tratto un po’ ripido, che va oltre le piste, che porta sulla strada delle malghe, ci teniamo a distanza, in apparenza siamo solo noi, a gustarci il silenzio, in realtà il bosco è più vivo che mai. Nel bianco tracce di animali altrimenti apparentemente invisibili. Stiamo un attimo ad aggirare un dosso e ritrovarci sulla strada delle malghe, non più soli, si sente la presenza umana, un gruppo di cacciatori segue da lontano i movimenti del camoscio e del capriolo. La strada sotto il monte Tamai disegna la sua linea e noi ne siamo attratti. Le malghe sono ormai silenziose e resteranno così fino alla prossima stagione. Sotto i raggi di un tiepido sole che cerca di farsi largo tra le nuvole predominanti, la neve scesa ieri tende a sciogliersi, svelando ancora la terra d’autunno mentre il faggio, l’acero di monte e il larice si mescolano ai sempreverdi, creando una magnifica tavolozza di colori. Camminiamo senza una vera volontà di ascesa, probabilmente il versante nord dell’Arvenis non sarà affidabile, ma continuiamo il nostro andare, lasciando vagare le nostre emozioni verso una nuova mattina.
Mentre la strada continua verso la malga Agareit, noi saliamo lungo il pendio dove la neve ha preso il posto del sentiero e attenti a non scivolare, prendiamo la direzione della sella tra il Monte Arvenis e il Tamai, senza un vero progetto, andiamo a vedere. Nel frattempo le nuvole corrono, aprendosi e chiudendosi , nascondendo i contorni della vetta. Si alza un po’ di vento freddo ma ormai il nostro passo è regolare sulla prima neve morbida. Facciamo sosta alla sella per decidere cosa fare. Il Tamai di sicuro, l’Arvenis, pur essendo facile in altre stagioni, verso nord ha un passaggio leggeremente insidioso con la neve e una scivolata non sarebbe proprio sui prati.Territori di caccia quelli dei boschi sotto l’Arvenis, lontano vediamo squadre di cacciatori, si preparano alla battuta nel bosco acceso di colori vivaci ma silenziosi. Sull’altro versante fuori portata si sente il cervo bramire.
La neve copre il sentiero ma ci sono delle tracce, un paio di persone scendono dal Tamai, probabilmente le tracce sono loro. Attendiamo alla forcella, scambiamo quattro parole scoprendo di avere amici in comune, poi un cordiale saluto e iniziamo a salire il breve pendio di neve, il vento si fa insistente e fa un po’ freddino, ma ormai il cippo di vetta è raggiunto, ci fermiamo poco, giusto il tempo di sorseggiare un po’ di the caldo e fare un paio di foto. Adesso il cielo non manda segnali rassicuranti, anzi. Meglio scendere, le montagne vicine e lontane sono scure.
Alla sella il vento si placa, torna un po’ di sole, vedo una persona sulla vetta dell’Arvenis. Da che parte sarà salita? Giornata strana oggi, il cielo cambia in continuazione. Adesso si vedono bene il Tersadia e il Sernio, e anche le cime lontane.Io son più preso da sperimentazioni fotografiche, mentre Marisa sembra molto più decisa di me ad andare a vedere cosa c’è oltre la sella verso Malga di Claupa, mentre mi fermo un attimo lei è già sul sentiero per malga Agareit. Mentre io continuo a perdermi tra i colori e l’immaginazione, lei imbocca un passaggio tra i mughi, poi una traccia di sentiero che taglia il versante sud dell’Arvenis e in poco tempo ci ritroviamo sul segnavia 166 proveniente da Malga di Claupa, direzione: vetta dell’Arvenis.
Il sentiero è sgombro, a serpentine, tra mughi e roccette affioranti raggiungiamo la croce di vetta della piccola cima dell’Arvenis.
Ormai è tutto grigio, come una coperta le nuvole avvolgono il paesaggio. Il panorama che si gode normalmente dalla cima passa un po’ in secondo piano, in questo istante, dopo un primo normale momento di felicità per la cima raggiunta, i brividi hanno la meglio e siccome si è fatto un po’ tardi scendiamo. C’è un po’ di strada da fare.
Il ritorno lo facciamo coccolati dal silenzio, a rivedere i colori, a girare attorno alle linee, nella neve che ora non c’è, dissolta dalla luce e dal pulsare della terra, assorbita nel suo grembo. Il bosco è un dipinto, un angolo dello spazio, un acquerello che precede quello che sarà da venire……
Ci voltiamo un ultima volta, poi il cammino si disegna di contorni più scuri.