[Chiude Peacereporter / E - il mensile, una delle mie fonti preferite. Ho notato, in Italia, una correlazione quasi perfetta tra qualità dell'informazione e difficoltà economiche. Tra l'altro, questa storia dei giornali grandi che rubano gli articoli ai giornali piccoli l'ho sentita, e anche vista, un sacco di volte, in testate che seguivo o con cui collaboravo. Il giornalismo sta veramente male in Italia - guardare la prima pagina del Corriere online per credere. C'è la vicenda molto importante di un delfino morto, altro che storie di attualità. Vi invito a cercare sempre informazione di qualità, e a finanziarla se potete]
Io ho sempre avuto grandi perplessità sull’energia idroelettrica, presentata come pulita ma che in realtà non sempre lo è (basti pensare a come la deviazione di un fiume stravolge un ecosistema). Ora scopro che se ne vuole fare una sull’Arzino! Avete mai visto l’Arzino? È un posto paradisiaco, selvaggio e cristallino. Spero non si azzardino a toccarlo. Qua sotto il comunicato stampa del WWF.
[E per una notizia incoraggiante da contrapporre alle farneticazioni del nostro ministro della Difesa su armamenti, impegni e posti di lavoro, leggete qui]
CENTRALINA SULL’ARZINO
IL WWF: “IL PROGETTO E’ INSOSTENIBILE: DEFLUSSO MINIMO A RISCHIO”
Secondo l’associazione le integrazioni al progetto apportate dal proponente non garantiscono la tutela ambientale di uno dei pochi torrenti della regione rimasti integri nella loro naturalità. Il corso d’acqua verrebbe sfruttato fino al 2045.
“Le integrazioni apportate dalla ditta proponente non cambiano le cose, il progetto di derivazione dell’Arzino tra Pozzis e San Francesco continua a rappresentare un serie rischio per la sopravvivenza stessa del torrente”: il nuovo allarme arriva dal WWF Friuli Venezia Giulia, preoccupato dagli effetti che la centralina idroelettrica avrà sul deflusso del corso d’acqua a valle della derivazione.
Le misure di portata presenti nel progetto iniziale sono state infatti integrate da nuove misurazioni che però, avverte il WWF, “non possono cambiare il quadro progettuale, che rimane carente proprio in riferimento ai dati più importanti: il regime attuale delle portate del torrente, dato indispensabile non solo per stabilire una adeguata azione di tutela ambientale ma anche per definire in modo più corretto la producibilità elettrica attesa e i tempi di rientro dell’investimento”.
“Il deflusso minimo vitale – ricorda l’associazione – è la portata che, in un corso d’acqua, deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di mantenere vitali le condizioni di funzionalità e di qualità degli ecosistemi (definizione dell’Autorità di Bacino del Po) e non un quantità d’acqua risultante da meri calcoli idrologici basata oltretutto su misure di portata, che nel caso del torrente Arzino risalgono a oltre 20 anni fa (fino a 50 anni fa per le misure vicine al punto di presa previsto) e quindi non possono aver registrato gli effetti dei cambiamenti climatici in atto”.
Per questo motivo il WWF ritiene che il rilascio di 200 litri al secondo per 7 mesi all’anno sia inadeguato a mantenere il Deflusso Minimo Vitale così come definito nella letteratura scientifica di riferimento. Si consideri inoltre che più della metà dell’alveo sotteso dall’impianto in progetto è in ghiaie altamente permeabili per cui, considerati gli scarsi apporti dai tributari secondari a valle della presa, un Deflusso Minimo Vitale di 200 litri al secondo non sembra sufficiente ad alimentare la corrente di subalveo e contemporaneamente a mantenere un deflusso superficiale accettabile. Si ricorda che esistono determinate norme che tutelano i corsi d’acqua, tra cui spicca la Direttiva europea 2000/60/CE (WFD) alla quale l’Italia e la Regione Friuli Venezia Giula dovrebbero sottostare.
“In sostanza – afferma l’associazione – non esistono certezze che il deflusso venga rispettato secondo quanto dichiarato dal proponente; l’unica certezza è data dalla crisi sicura che deriverebbe alla valle privandola del suo corso d’acqua. Contemporaneamente non è ammissibile né tollerabile che un qualsiasi privato ponga l’Amministrazione regionale con le spalle al muro per ulteriori 30 anni dopo il 2015 (anno in cui scadrebbe la concessione di derivazione attualmente in essere), chiedendo e ottenendo il rilascio di un’ulteriore concessione a derivare le acque dell’Arzino”.
“Privare le generazioni future di un bene così prezioso solo per soddisfare i guadagni di un privato non è ammissibile né tollerabile sotto alcun aspetto – conclude il WWF -. Invece di dare spazio a opere di questo tipo, occorre al contrario puntare sul rilancio delle presenze turistiche, valorizzando la zona in tutta la sua naturalità. Lo sviluppo sostenibile c’è, esiste ed è possibile”.