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Innamorarsi è un’esperienza sconvolgente e non sto parlando di sesso, e nemmeno per esperienza diretta; sto parlando per riflesso di quando incontri qualcuno che senti essere fatto per te in maniera insostituibile, assoluta, improrogabile.
Comprendo che in tal modo ci si può sentire indifesi e non disposti a buttarsi senza le dovute considerazioni allo sbaraglio; ma è anche vero che quando una cosa simile accade nella vita di una persona, questa persona non la può ignorare, non può voltare la faccia altrove come se nulla fosse successo.
Non è anche a voi, amici carissimi, successo questo nella vostra vita? Avete anche voi incontrato qualcuno per cui vi siete detti “Se non lo conquisto io avrò finito di vivere…”
No? non fino a questo punto? Lo avete pensato ma poi è finita male? Vi eravate sbagliati? Vi siete dovuti ricredere?
Può essere, può essere che ci si possa sbagliare, chi può dirlo; non c’è certezza di nulla, meno che meno nelle faccende di cuore…ma l’assenza di certezza non è una buona ragione per buttare tutto al macero, per dirsi fin dall’inizio “Non illuderti, è solo una infatuazione, passerà, non dargli peso, ci sono troppi problemi, ma chi te lo fa fare, non hai speranze, ti stai sbagliando, è solo un fuoco di paglia…”
Si nasce con uno spirito ben preciso ed ognuno deve seguire il proprio spirito.
Se si venisse meno alla propria natura si verrebbe meno al proprio scopo e venendo meno al proprio scopo ci si autodistruggerebbe, ed è come se si accettasse verso di sé una forma di eutanasia.
Innamorarsi dunque è una cosa estremamente seria e da prendere in considerazione; innanzitutto perché è un qualcosa che non si può programmare, per cui o la prendi quando arriva o perdi il treno; in secondo luogo perché è una cosa che migliora l’esistenza, magari la sconvolge, ma la sconvolge per migliorarla, perché la persona innamorata ed ovviamente ricambiata trova nel reciproco sentimento la forza per progettare mille altre cose che vengono alimentate da questo stato di grazia.
Purtroppo mi vengono in mente realtà di sentimenti malati, che si sono proclamati forti ed assoluti ma erano solo patologici.
Come distinguere le due possibilità? Come saperle riconoscere in tempo? E’ abbastanza semplice, attraverso la reciproca conoscenza; conoscendosi, frequentandosi, convivendo, ecc… si scoprono i punti deboli dell’altro, gli eventuali aspetti affatto positivi, ai quali però poi si può rimediare opponendo a situazioni senza soluzione scelte altrettanto radicali.
E’ facile lasciarsi andare al sentimento iniziale che molto banalmente e molto stupidamente chiamiamo amore, ma poi l’amore deve misurarsi con la realtà.
E’ pur vero che non c’è coppia più bella di quella che senza timore va verso la propria avventura, donandosi totalmente senza riserve.
Il fatto è che spesso nelle coppie non esiste il donarsi totalmente; come ho già detto altrove, credo che il 95% delle unioni coniugali e non , poggi sostanzialmente su relazioni di convenienza, di paura o di abitudine.
Possono essere relazioni di convenienza quelle per cui si sta con l’altro solo per i benefici che ci procura; le relazioni fondate sulla paura sono relazioni in cui uno dei due partner tiene in ostaggio l’altro, sotto una forma di ricatto; le relazioni scadute nell’abitudine sono forse le maggiori, quelle che nemmeno più si chiede perché stare insieme, semplicemente come non ci si chiede perché mai si dovrebbe cambiare la cucina anche se ormai è diventata vecchia…Le tre forme possono coesistere, ossia nella stessa relazione può esistere l’interesse, il ricatto e l’abitudine…
Nell’amore assoluto, l’amore bello, come recita una poesia lanciata in questo blog, si parla dunque di chi ha il coraggio, la coerenza e la generosità di lanciarsi nel rischio; il rischio di cadere, il rischio che il paracadute alla fine non si apra, e l’atterraggio possa diventare una sciagura.
Allora parliamo di cose concrete e non di astrazioni sentimentali che lascerebbero il tempo che trovano; parliamo di coraggio, di coerenza e di generosità.
Il coraggio è una virtù tipicamente maschile, mi spiace doverlo dire perché potrei sembrare razzista e discriminante, ma è un fattore biologico, credo, dovuto proprio alla configurazione psicofisica del maschio che differisce dalla configurazione psicofisica della femmina.
Il maschio è fatto per difendere/conquistare (da qui il coraggio), la femmina è fatta per nutrire (da qui l’accoglienza).
Dunque trovare una donna che dimostra coraggio è una cosa abbastanza rara, sicuramente pregevole; probabilmente si tratta di personalità femminili fortemente androgene, dove la forma mentis è più tendente all’agire tipico dell’uomo che non della donna.
La coerenza non rientra in questo discorso; può appartenere in egual misura ad entrambi i sessi; piuttosto occorre aggiungere che è una virtù invece molto rara; è rara perché nessun sistema sociale e pubblico ce la insegna, nel senso che nessun sistema sociale e pubblico la esercita a pieno titolo; la coerenza è una scelta che si annida nei singoli, nelle specifiche persone, per cui si può dire che “Mario è stato coerente, mentre Davide lo è stato solo in parte…”
La coerenza è oltretutto legata al coraggio, quindi è di nuovo assai molto poco frequentata perché lo stesso coraggio è una virtù di persone speciali che compiono atti coraggiosi con assoluta naturalezza ed apparente leggerezza…
La generosità è infine la terza dote verso la quale un buon 70% dell’umanità rimane fortemente in difetto.
Per essere generosi occorre essere equilibrati e sicuri di sé; il rischio maggiore in fatto di generosità è di scambiare il calcolo per fatuo genero sismo.
Molte persone amano prodigarsi pubblicamente con il prossimo; lo fanno per apparire, per sentirsi riconosciuti, per mettere a posto la loro coscienza, o per altre ragioni simili tra le quali manca il vero spirito generoso.
L’essere generoso dona anche contro il proprio interesse, si sacrifica per il beneficio dell’altro, si espone anche al fraintendimento delle critiche non meritate pur di garantire però il beneficio del suo prediletto o dei suoi prediletti.
E’ ovvio che ci sono vari gradi di generosità; a secondo di quanto il sé si priva a beneficio dell’altro può esserne misurata la grandezza.
Di certo anche l’essere generosi è legato al sapere donarsi; la generosità ci permette d’essere disponibili, di non recriminare ad ogni piè di passo, ad essere sostanzialmente ottimisti, ad essere persino contro la nostra stessa natura, qualora la nostra indole dovesse spingerci per carattere alla prudenza ed alla parsimonia che spesso diventa eccesso di autocontrollo.
Avete visto, amici carissimi, quante verità nascoste nel senso di sottintese stanno dietro all’esercizio banale e scontato dell’amore?
Banale nel senso che troppo spesso si spende questa parola che ormai ha perso ogni credibilità nel comune sentire; scontato nel senso che si tende a dare per certo qualcosa che nemmeno ha da nascere, ha da venire, ha da essere pronunciato…
Concludo questo piccolo articolo solo con questa ultima riflessione; quando incontrate qualcuno che vi sconvolge il cuore, non lasciatelo andare via, ma se vi doveste accorgere che lui o lei non vi merita e che non è quello che sembrava essere, allora non esitate a ricredervi, senza dispiacervi d’averci provato, d’averci creduto, perché voi sarete state e rimarrete persone vere, lui o lei che fosse si sarà qualificato per persona mendace ed inaffidabile, affabulatrice di mezze cartucce, saltimbanco di porto e di paesi a aperdere. Un vero truffatore della peggior specie…
Vi abbraccio con affetto