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Ascolta il tuo spirito: narrazioni di vita

Creato il 18 gennaio 2011 da Dallomoantonella

 

Ascolta il tuo spirito:  narrazioni di vita

foto:flickr

Innamorarsi è un’esperienza sconvolgente   e non sto parlando di sesso,  e nemmeno per esperienza diretta;  sto parlando per riflesso   di  quando incontri qualcuno  che senti essere fatto per te  in maniera insostituibile,  assoluta,  improrogabile.

Comprendo che in tal modo  ci si può sentire indifesi e non disposti  a buttarsi  senza le dovute considerazioni  allo sbaraglio; ma è anche vero  che quando una cosa simile accade nella vita di una persona,  questa persona non la può ignorare, non può voltare la faccia altrove come se nulla fosse successo.

Non è anche a voi, amici carissimi, successo questo nella vostra vita?  Avete anche voi incontrato qualcuno  per cui vi siete detti “Se non lo conquisto  io avrò finito di vivere…”

No?  non fino a questo punto? Lo avete  pensato ma poi è finita male? Vi eravate sbagliati? Vi siete dovuti ricredere?

Può essere, può essere che ci si possa sbagliare, chi può dirlo;  non c’è certezza di nulla, meno che meno nelle faccende di cuore…ma  l’assenza di certezza non è una buona  ragione per buttare tutto al macero,  per dirsi fin dall’inizio   “Non illuderti, è solo una infatuazione, passerà,  non dargli peso,  ci sono troppi problemi,  ma chi te lo fa fare, non hai speranze, ti stai  sbagliando, è solo un fuoco di paglia…”

Si nasce con uno spirito ben preciso ed ognuno deve seguire il proprio   spirito.

Se si venisse meno alla propria   natura  si  verrebbe meno  al proprio  scopo e venendo meno al proprio   scopo   ci  si autodistruggerebbe, ed  è come se si   accettasse verso di sé   una forma di eutanasia.

Innamorarsi dunque è una cosa estremamente seria e da prendere    in considerazione; innanzitutto perché  è un  qualcosa  che non si può programmare, per cui o la prendi  quando arriva o perdi il treno; in secondo  luogo perché è una cosa  che migliora l’esistenza,  magari la sconvolge, ma la sconvolge per migliorarla, perché la persona innamorata ed ovviamente ricambiata  trova nel reciproco  sentimento la forza per  progettare  mille altre cose  che  vengono alimentate  da questo stato  di grazia.

Purtroppo mi vengono in mente  realtà di sentimenti malati,  che si sono proclamati  forti ed assoluti ma erano solo patologici. 

Come distinguere le due possibilità? Come saperle  riconoscere in tempo? E’ abbastanza   semplice, attraverso la reciproca conoscenza;  conoscendosi, frequentandosi, convivendo, ecc… si  scoprono  i punti deboli  dell’altro, gli  eventuali aspetti   affatto  positivi,  ai quali  però poi si può  rimediare  opponendo  a   situazioni  senza soluzione  scelte altrettanto  radicali.

E’ facile lasciarsi andare al sentimento  iniziale  che   molto banalmente  e molto  stupidamente chiamiamo amore,  ma poi l’amore deve misurarsi  con  la realtà.

E’ pur vero  che non c’è coppia  più bella di quella che  senza  timore va verso  la propria  avventura, donandosi totalmente senza riserve.

Il fatto è che spesso nelle coppie non esiste il donarsi totalmente;  come ho già detto altrove, credo che il 95% delle unioni coniugali e non ,   poggi  sostanzialmente  su relazioni di convenienza,  di paura   o   di abitudine.

Possono essere relazioni  di convenienza quelle per cui si sta con l’altro solo per i benefici  che ci procura; le relazioni fondate sulla paura sono relazioni in cui uno dei due partner tiene  in ostaggio l’altro, sotto una forma di ricatto; le relazioni  scadute nell’abitudine sono forse le maggiori, quelle   che nemmeno  più si chiede  perché stare    insieme,  semplicemente  come non ci  si chiede  perché mai  si dovrebbe  cambiare  la cucina  anche se ormai è diventata vecchia…Le tre forme possono coesistere, ossia nella stessa  relazione può esistere l’interesse, il ricatto e l’abitudine…

Nell’amore assoluto, l’amore bello, come recita una poesia lanciata in questo blog,   si parla  dunque  di chi ha il coraggio, la coerenza  e la generosità  di lanciarsi  nel rischio;  il rischio di cadere, il rischio che il paracadute alla fine non si apra, e l’atterraggio  possa diventare una sciagura.

Allora parliamo di cose concrete e non di astrazioni sentimentali che lascerebbero il tempo che trovano; parliamo di coraggio, di coerenza  e di generosità.

Il coraggio è una virtù tipicamente maschile, mi spiace doverlo dire perché potrei sembrare razzista e discriminante,  ma   è un fattore biologico, credo,  dovuto proprio alla configurazione  psicofisica  del maschio  che differisce dalla configurazione psicofisica della femmina.

Il maschio è fatto per difendere/conquistare (da qui il coraggio), la femmina è fatta per  nutrire (da qui l’accoglienza).

Dunque  trovare una donna che dimostra coraggio è una cosa abbastanza rara, sicuramente pregevole;  probabilmente si tratta di personalità femminili  fortemente androgene,  dove la forma mentis  è più tendente  all’agire  tipico dell’uomo che non della donna.

La coerenza  non rientra in questo discorso;  può appartenere in egual misura ad entrambi i sessi;  piuttosto occorre aggiungere  che è una virtù invece molto rara; è rara  perché nessun sistema sociale e pubblico  ce la insegna, nel senso che nessun sistema  sociale e pubblico la esercita a pieno titolo; la coerenza  è una scelta che si annida nei singoli, nelle specifiche persone, per cui  si può dire che  “Mario è stato coerente, mentre Davide  lo è stato solo in parte…”

La coerenza è oltretutto  legata al coraggio, quindi è di nuovo  assai  molto poco frequentata perché lo stesso coraggio  è una virtù  di  persone speciali  che   compiono atti coraggiosi con assoluta naturalezza ed apparente  leggerezza…

La  generosità   è infine  la terza dote  verso la quale  un buon  70% dell’umanità   rimane fortemente in difetto.

Per essere generosi occorre essere equilibrati e sicuri di sé;  il  rischio maggiore  in fatto di generosità è di scambiare  il calcolo  per fatuo genero sismo.

Molte persone amano prodigarsi pubblicamente con il  prossimo;  lo fanno  per apparire, per  sentirsi  riconosciuti,  per mettere a posto la loro coscienza,  o per altre ragioni simili  tra le quali  manca il vero spirito generoso.

L’essere generoso  dona anche contro il proprio interesse,  si sacrifica per il beneficio dell’altro, si espone anche al fraintendimento  delle critiche non meritate  pur di garantire  però  il beneficio del suo prediletto o dei suoi prediletti.

E’ ovvio che ci sono vari gradi di generosità;  a secondo  di quanto il sé si priva a beneficio  dell’altro  può esserne misurata  la grandezza.

Di certo anche l’essere generosi è legato  al sapere  donarsi;  la generosità  ci permette  d’essere  disponibili,  di non recriminare ad ogni piè di passo, ad essere sostanzialmente ottimisti, ad essere  persino contro la nostra stessa natura, qualora  la nostra indole dovesse spingerci  per  carattere alla prudenza  ed alla parsimonia  che spesso diventa  eccesso  di  autocontrollo.

Avete visto, amici  carissimi,  quante verità nascoste nel senso di sottintese stanno dietro all’esercizio  banale e scontato  dell’amore?

Banale nel senso  che  troppo spesso si spende questa parola   che ormai ha perso  ogni  credibilità  nel comune  sentire;  scontato  nel senso  che   si tende a dare per  certo qualcosa che  nemmeno ha da nascere, ha da venire, ha da essere pronunciato…

Concludo questo piccolo articolo  solo con questa  ultima riflessione;  quando incontrate qualcuno che vi sconvolge il cuore,  non lasciatelo andare via, ma se vi doveste accorgere che lui o lei non vi merita e che non è quello che sembrava essere,  allora  non esitate a ricredervi, senza dispiacervi  d’averci   provato, d’averci creduto,  perché  voi sarete state e rimarrete  persone  vere,  lui o lei che fosse  si sarà qualificato  per  persona  mendace  ed inaffidabile, affabulatrice  di  mezze cartucce,  saltimbanco   di porto  e di  paesi  a aperdere.  Un vero  truffatore    della peggior specie…

Vi abbraccio con affetto

 


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