Ascoltando Gaberscik
io ripenso ai miei anni
a quanto vecchia sia
la malattia che si percuote
sopra questi giorni
lambendo
come onda antica
queste spiagge
S’Egli ha cantato
dell’uomo che non cambia
che trascina come un carico
i suoi giorni
Fra assurde recitazioni
e vuote pantomime
Perdonando a sé stesso
quel che condanna agli altri
Fra vizi, molti
e scarse assai, virtù
perso in quel suo specchio
in cui neanche si vede
Cosa è cambiato…
se qui non cambia niente?
Se ad un cantante e attore
viene costretta profezia
Se è sempre umano il limite
ed umana è anche la follia?
Specchio dei tempi
Dio che tristezza
se l’uomo scopre libertà
ad ogni suo giro
e non ricorda, meschino
d’essersi già incontrato
e non si fida
nemmeno della storia.
“Far finta d’esser sani”
è la morale…che non importa
il vero … e non esiste
che quel che appare è
tutto e quel che resta
niente!