Asia Bibi: un appello di liberazione da Monti e dal governo italiano

Creato il 07 gennaio 2013 da Uccronline

Ringraziamo vivamente il premier Mario Monti per la sua presa di posizione a sostegno della liberazione di Asia Bibi, la contadina pakistana di 47 anni, sposata e madre di cinque figli, cristiana, incarcerata dal 2009, accusata di blasfemia, cioè di aver parlato male di Maometto, e condannata a morte sulla base di quanto dichiarato da altre donne.

In una lettera rivolta ad Avvenire, il premier : "Caro Direttore, anche io, assieme ai molti lettori di "Avvenire" e cittadini italiani, mi voglio unire all'appello rivolto al presidente del Pakistan, Asif Ali Zardari, perché Asia Bibi sia liberata e possa ritornare al più presto dalla sua famiglia, dalla quale manca da oltre tre anni. Lo chiedo prima ancora che come Presidente del Consiglio, come uomo e come cristiano. La sua storia è un esempio eclatante di come oggi essere seguaci della parola di Cristo possa poter diventare una colpa, laddove l'estremismo non esita a fermarsi neanche davanti ad una donna sola e indifesa".

Monti ha proseguito: "Ad oggi a nulla è valso anche l'appello rivolto pubblicamente da Papa Benedetto XVI per una sua immediata liberazione che ha ricordato alla comunità internazionale la difficile situazione in cui si trovano i cristiani in Pakistan, spesso vittime di violenze e discriminazioni [...]. Il mondo dell'associazionismo cattolico si è già mosso con una campagna di sensibilizzazione. Anche il nostro corpo diplomatico segue con apprensione questa storia insieme alle molte altre di cristiani perseguitati nel mondo, vittime di sanguinose persecuzioni, dal Medio Oriente all'India, dai Paesi africani al Pakistan".

Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha intanto dato istruzioni all'ambasciata a Islamabad di effettuare un intervento presso le autorità pakistane per sensibilizzarle sul caso di Asia Bibi. Un'intensa attività diplomatica a sostegno di Asia Bibi è stata svolta dall'Italia anche a Bruxelles presso l'Unione Europea, nel quadro del dialogo strategico Ue-Pakistan. Il Premio Nobel per la Pace conferito all'Ue - sottolinea Terzi - oltre che uno straordinario riconoscimento, deve essere anche un forte incentivo a un impegno sempre maggiore delle istituzioni comunitarie a tutela dei diritti umani e della libertà di religione, presupposto indispensabile per la convivenza pacifica fra i popoli.

Asia Bibi ha scritto una lettera recentemente, pubblicata su Avvenire. In essa si legge una grandissima testimonianza: "Dio sa che è una sentenza ingiusta e che il mio unico de­­litto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica [...]. Un giudice, l'onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nel­la mia cella e, dopo avermi condannata a una morte orribile, mi ha of­ferto la revoca della sentenza se mi fossi convertita all'islam. Io l'ho rin­graziato di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta one­stà che preferisco morire da cristiana che uscire dal carcere da musul­mana. "Sono stata condannata perché cristiana - gli ho detto -. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita per Lui"".

Ricordiamo che è possibile far sentire la nostra protesta scrivendo una breve e-mail a asiabibi@avvenire.it, con questo testo: " Io sottoscritto NOME COGNOME CITTA' aderisco all'appello per la liberazione di Asia Bibi. Chiedo al presidente del Pakistan Asif Ali Zardari di intervenire a suo favore" . Anche in inglese eventualmente: " I, the undersigned, adhere to the call for the release of Asia Bibi, a young woman sentenced to death in Pakistan with a specious charge of blasphemy and now in jail because of her faith. I ask the president of Pakistan, Asif Ali Zardari, to act in her favour".

Nell'unirci all'appello per la liberazione di Asia Bibi, non possiamo non ricordare anche Albert Saber, un blogger non credente che il tribunale egiziano ha condannato a tre anni di prigione, accusato di blasfemia e diffamazione della religione, chiedendo anche per lui l'immediata liberazione. Secondo la International Humanist and Ethical Union (IHEU), esistono purtroppo ancora sette Paesi in cui l'ateismo è punibile con la morte, questi sono Afghanistan, Iran, Maldive, Mauritania, Pakistan, Arabia Saudita e Sudan.


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