Aspetta primavera, Lucky(Edizioni Socrates) ha per protagonista un affannato traduttore, un costipato guerriero della parola che vorrebbe a tutti i costi far esplodere il suo potente e barbarico Yawp! E che invece si ritrova con la testa sotto la sabbia: una sabbia fatta di grani spessi e taglienti, dei grani della delusione accademica, di quella idealista e letteraria, di quella intellettuale, personale, affettiva e sessuale.
C’è poco da paragonare a Bianciardi, Bandini e Fantozzi, come viene fatto in quarta di copertina, la scrittura di Santi, pur omaggiando in minima parte La Vita Agra, è diversa, lontana da questi nomi.
Uno stile pulito, molto asciutto, che morde grazie all’ironia di fondo che lo divora, che lo rende un’idrovora fatta di empatia con il lettore, che non può smettere di sentirsi chiamato in causa dalle vessazioni economiche e sociali a cui il nostro protagonista deve sottostare, nutrendo il vegetale letterario.
Quindi uno stile personale, capace di reagire in maniera positiva ad una presentazione forse troppo fuorviante.
La storia è quella di Fulvio, si è detto. La storia di uno dei tanti che sognano di poter vivere con la proprie capacità, avendo il riconoscimento di queste e il giusto premio per averle coltivate e fatte crescere. Ma non si deve scambiare la rabbia per illusione. Se ha qualcosa di ben chiaro, il traduttore che abita a Povia in via del Massascro 17, è proprio il fatto che l’illuso non fa una bella fine, che le cose non vanno come dovrebbero e che purtroppo deve andare avanti a tradurre i suoi Centosettanta e Duecento ( i libri diventano numeri per ovvie ragioni di praticità e rifiuto, forse, del decorso letterario del lavoro terminato) per guadagnare i soldi necessari per arrivare a fine mese.
Il traduttore, “il portiere di notte della letteratura”, non è capace di tra-durre la sua vita in un gesto di rottura, di frattura vera contro la didascalia ossessionante della propria coscienziosa apatia meccanica. Una linea retta verso l’infinito, priva di sbalzi, segna un uomo che ha le orecchie piene di grani vetrosi, che opacizzano l’udito dell’anima.
Eppure Fulvio ha i suoi momenti, ha le sue riflessioni, non è uno stupido, è un drogato di aerosol, ma non un cretino.. Ecco, quello che ci si deve togliere dalla testa è che si possa avere a che fare con uno stupido e un rassegnato, no! Qui c’è un’intelligenza e una sensibilità fuori dal comune asservita allo stoicismo stacanovista della propria passione e del proprio lavoro, che si traduce alla fine nel suicidio esemplare della vita vissuta.
Dicevamo, Fulvio è capace di rimbrotti, di tagliente irriverenza e di instancabile onestà, ma tutto questo rimbalza contro il muro di gomma della sua vita legata all’editoria, agli addetti ai lavori, e mai come in questo libro si può avere un’idea di cosa possa voler dire “lavorare” e “vivere” questo Mondo. E le indicazioni ammiccanti a nomi e cognomi e sigle editoriali servono molto a chi non mastica questo chewing gum alla terra oramai secco e nulla a chi il sapore ancora ce l’ha in bocca, perché ogni personaggio è più che riconducibile al suo avatar nella realtà. E soprattutto ai suoi modi nel mondo della cultura.
L’universo Santiano è poi costellato dalla rotazione di due soli: la moglie Giulia e l’amante Sveva.
La prima comunista, attivista, dolce, che somiglia in modo marcato a Simone Weil, sogno erotico del guardiano notturno letterario, in continuo appiattimento emozional-coniugale (ma non nel modo banale a cui vi hanno abituato i romanzoni da 300 pagine che si comprano nei super market); la seconda semplicemente un fuoco acceso che attira lo smarrimento del giovane verso di sé per farlo riscaldare.
Leggere i pensieri e i momenti che scandiscono le due relazioni è un lento addolorarsi.
Aspetta primavera, Luckyè l’onesto auto dafè dell’autore, che lascia intrappolare chi lo ascolta lentamente, in un ritmo cadenzato che si spezza all’ultima pagina.
Aspetta primavera, Lucky
Autore: Flavio Santi
Edizioni Socrates- pp.gg. 143-euro 9,00- 2011