Direttamente dalla scrivania di Telenad
Che Adele Vieri Castellano sia un’autrice del tutto sconsiderata ormai si era capito.
Con un solo singolo romanzo (Roma 40 d.C. – Destino d’amore) ha polverizzato anni e anni di paziente e sistematico lavoro accademico tesi a renderci edotte sul glorioso e longevo Impero Romano.
Ha preso questo periodo storico che, diciamolo apertamente, ci ha strappato più di uno sbadiglio sui banchi da scuola con tutti questi Imperatori, Senatori, Legati, Congiurati, Triumvirati, e insomma chi più ne ha ne metta, e l’ha fissato nelle nostre menti sensibili. (No, signora A., io non le sto dando ragione, guardi stiamo proprio sulle rive opposte del Rubicone, quindi per favore…)
Dicevo... Alzi la mano chi, dopo aver letto il suddetto libro, quando coglie la parola ‘legionario’ non si mette sull’attenti cercando la testa mora e gli occhi profondi di Rufo, oppure chi, sentendo parlare di ‘barbari’ non sia tentata di chiedere ‘Tipo i Batavi?’, non parliamo poi dei termini latini quali subligaculum che, ne sono certa, provocano qualche fremito di sconcerto e non perché è un temine impronunciabile!
Ad ogni modo dopo aver letto di una Giulia piuttosto sensibile al fascino delbiondo Aquilato, e un Aquilato molto coinvolto e in preda ad uno struggimento che aveva il suono di una marcia nuziale annunciata… (la signora Immacolata dice che devo specificare bene che storicamente queste due cose non sono congrue)
Da Roma 40 d.C. – Destino d’amore
[…]Aquiato vide qualcosa sprofondare nel mare nero come la pece. Con poche falcate raggiunse la cima del pontile e guardò sotto.
Come quello di una Nereide, il corpo pallido di Giulia fluttuò verso il fondo, le braccia avvolte attorno ad un oggetto che brillò un istante, alla luce della torcia. Aquilato la gettò lonatana e realizzò che che quel uccichio era l’urna funeraria che Tassus aveva riportato da Capua la sera prima.
Fu assalito da una disperazione accecante, che gli otlse il respiro e gli serrò il cuore.
Proprio lui, che aveva visto così tante volte la morte da non averne paura.
Quell’emozione glifece strappar via la tunica dal corpo come fosse tessuta di spine e lo cacciò dentro il mare. Ci finì come un sasso, con un getto spumoso verso il cielo stellato.
[…] Determinato, deciso, sempre più giù.
In nome di quel sentimento cresciuto stringendosi al petto una donna non sua, innamorata di un morto.
…finito il libro. Saputo infine che ci sarebbe stato un romanzo tutto dedicato ad Aquilato, e considerato gli schemi ormai stra-consolidati del genere romance… mi sono iscritta a un corso di yoga, per sbarazzarmi della negatività accumulata verso la povera e disperata Giulia.
(Come poi si faccia ad essere disperate quando uno come Aquilato ti mette gli occhi addosso dovrebbe essere oggetto di approfondito studio psicanalitico… sì, Signora Immacolata, mi ricordo che quando abbiamo parlato dei Triumviri ha accennato qualcosa riguardo al fatto che la psicanalisi è stata inventata un pochino dopo la caduta dell’impero…).
Insomma, una povera disperata non casalinga che ha tentato invano di eseguire la posa del cigno per oltre sei mesi e che prima di andare a letto applica le più moderne tecniche di training autogeno, determinata a farsi piacere la negletta Giulia almeno la metà di quello che le è piaciuta la cugina (chi avesse dei dubbi su ‘quanto mi è piaciuta la moglie di Rufo può leggere la mia malalingua QUI) e quando finalmente esce il libro… questa è la trama:
Roma 42 d.C. – Cuore Nemico
Il legato Marco Quinto Rufo, uomo di estrema forza e coraggio, è di stanza a Mogontiacum, ultimo avamposto dell’Impero Romano in terra germanica; a lui il compito di asservire la tribù dei chatti. Dopo una drammatica battaglia, il suo amico e compagno fraterno, Quinto Decio Aquilato, riesce a fare prigionieri i due principi, Ishold e suo fratello Raganhar. Ora che i nemici sembrano essere domati, un pericolo ancora più insidioso incombe su Aquilato, qualcosa che lui non avrebbe mai pensato di affrontare… Inizia così un amore impossibile tra un guerriero valoroso e una donna forte e caparbia divisi dai confini degli uomini ma non da quelli del cuore. Dalle selvagge foreste germaniche ai fasti, ai palazzi, ai templi della Roma antica, una storia di passione, ribellione e tradimento che vi trascinerà in un turbine di emozioni e colpi di scena con indimenticabili protagonisti
E Giulia dov’è finita? E tutte le lezioni di yoga a cosa sono servite? Ma qualcuno gliel’ha detto alla Castellano che nessuna, dico nessuna!, autrice di romance si è mai permessa di fare una cosa simile? Oddio, magari a qualche autrice americana sarà anche venuto in mente, ma queste cose un’italiana non può farle che poi la Signora A. potrebbe pure andare in confusione smettendola di blaterare a sproposito sui romanzi rosa e le sue lettrici.
Non è proprio che mi stia lamentando (insomma un pochino sì, avete idea di quanto costa un corso di yoga?) tanto più che mi han detto che il fratello di questa Ishold, anche se non è un batavo, ha un suo perché, così ho deciso di intraprendere un viaggio fino all’Urbe per vederci chiaro.
Ma né al Palatino né al Colosseo sono riuscita a trovare notizie, così mi sono detta che era meglio andare direttamente alla fonte e sono salita su a Milano in cerca dell’autrice… ebbene lì mi sono imbattuta in quei poco raccomandabili soggetti delle sue amiche (sì, le stesse che avevano fotomontato la faccia di DG ad un legionario spacciandola per il ritratto di Rufo) le quali hanno cominciato a disquisire di un certo Raganhar e Germania Magna, e siccome sono a dieta per sfoggiare la migliore forma fisica possibile a La Vie En Rose, le ho piantate lì e mi sono fiondata direttamente nelle foreste nordiche in cerca di questa Ishold o ancora meglio di Aquilato, che se poi infine incontrassi mai questo Raganhar ho capito che non sarebbe malaccio… beh! Chi si vede, Lucia, Lucilla, cosa ci fate qui?
Che significa che voi siete le svestali? E chi nascondete lì dietro?
Insomma Ross, fai qualcosa!
Telenad