Ho sempre sognato di citarmi e ora lo faccio, rimandando a quanto scritto nel più generico articolo dal titolo ‘Filosofia del logo’.
Da qui si parte, per affrontare il problema pratico: ideare e creare un logo.
Piccola precisazione: qui, seppure si affronti più specificatamente il problema, lo si tratta comunque nelle sue linee generali, poiché ogni caso e’ differente dall’altro e le esigenze cambiano caso per caso.
Cerchero’ di parlare al fine di tracciare una linea dalla quale chiunque possa farsi un’idea di cio’ che vuole creare.
Come detto precedentemente, la semplicita’ innanzitutto.
Ogni attivita’ si occupa di qualcosa: si vendono fiori, si ha un ristorante, un bar, un negozio di cipolle fritte. Cio’ di cui ci si occupa puo’ far parte del logo, ma non sempre va bene. Mettiamo il caso (esempio facile) che un negozio di fiori si chiami Irene, il logo potrebbe essere il nome Irene, appunto, utilizzando la I come il gambo di un fiore stilizzato. Per un ristorante la cosa cambia: innanzitutto il nome dello stesso deve ‘funzionare’ e ‘Da Mario’ e’ ben diverso da ‘La locanda del gatto con gli stivali’; nei due casi cambia tutto, ma proprio tutto. Nel primo mi viene in mente la bellissima immagine di Hitchcock, quella linea che riprendeva il regista di profilo: una cosa del genere associata al nome puo’ essere una buona soluzione. Riguardo alla taverna di cui sopra si puo’ far riferimento al gatto, o anche solo agli stivali. In ogni caso, e qui sta la difficolta’ di chi scrive, queste sono idee generali poiché se Da Mario e’ un ristorante super-chic o un’osteria da scappati di casa, il logo cambia. Idem per il gatto con gli stivali. Su cio’ influisce la realta’ fisica del locale (e’ grande come la mia scrivania o come Buckingham Palace?), alle caratteristiche dei proprietari (seri, alla Lerch della famiglia Addams o ironici e scherzosi, come Alvaro Vitali?), alla tipologia (un winebar? Un american bar? Una taverna sudicia? Una disco-futurista-club?), al luogo (siamo in Liguria, in Veneto, in Svizzera, in Camerun?) ed anche: a che target di clienti si rivolgono?
Tutte queste caratteristiche, uniche per ogni logo, vanno riunite in un simbolo, in poche lettere, parole, che siano pero’ in grado di riassumere al massimo cio’ di cui si sta parlando.
Se pensiamo a ‘Barilla’, quello e’ il cognome del fondatore, ma l’ovale bianco e rosso resta unico ed irripetibile.
Quindi, in linea di massima: meno cose possibili, influenzate, pero’, dai fattori esterni elencati ed altri che non mi sono semplicemente venuti in mente. Neanche io sono BatMan. Comunque le linee guida sono queste, secondo me. Saro’ felice in ogni caso di parlarne e saro’ quindi lieto di rispondere appena possibile ai quesiti reali che possono essere posti.
Alla prossima!