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Assad-Obama: prove tecniche di collaborazione

Creato il 27 agosto 2014 da Nicola933
di Grazia Serao Assad-Obama: prove tecniche di collaborazione - 27 agosto 2014

Assad-ObamaDi Grazia Serao.

Tra aperture e smentite si sta sviluppando nelle ultime ore un’ipotesi di collaborazione tra la Siria e gli Stati Uniti contro l’Isis (lo Stato Islamico). Il ministro degli esteri siriano Walid al Muallim si è detto d’accordo con operazioni militari svolte anche dalla Gran Bretagna e dagli Usa sul proprio territorio, purché ciò avvenga in coordinamento con il governo della Siria.

Dopo alcune ore è intervenuta una secca smentita dalla Casa Bianca: “non c’è alcun progetto di coordinamento con il regime di Assad” contro lo Stato Islamico, si legge in una nota.

L’idea di autorizzare eventuali raid aerei Usa in Siria per colpire le roccaforti degli jiahdisti sunniti dello Stato Islamico era diventata ipotesi concreta negli ultimi giorni, dopo che il 19 agosto è stato decapitato il giornalista americano James Foley.

L’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Navi Pillay ha nel frattempo denunciato le “gravi e orribili violazioni dei diritti dell’uomo vengono commesse ogni giorno dallo Stato islamico e dai gruppi armati associati che colpiscono sistematicamente gli uomini, le donne ed i bambini in virtù della loro appartenenza etnica, religiosa o settaria e conducono senza pietà una pulizia etinica e religiosa nelle regioni sotto il loro controllo. Si tratta di un allarme gravissimo ed è per questo che l’Occidente pensa ora a qualsiasi mezzo per affrontare l’emergenza: finanche alla cooperazione con il presidente siriano Assad, appena un anno fa considerato il nemico numero uno di Obama.

Solo l’estate scorsa si discuteva della possibilità di intervenire militarmente in Siria, dove da tre anni va avanti una guerra civile che secondo l’Onu è costata la vita a 191mila persone: gli Usa si dicevano pronti ad intervenire anche militarmente nel conflitto contro il regime di Bashar al-Assad, accusato di aver utilizzato armi chimiche contro i civili. Ora Barack Obama potrebbe trovarsi a combattere contro “i ribelli” che da anni lottano contro il regime di Assad.

Il nemico del mio nemico è mio amico, e il governo americano lo sa bene. Ma la necessità di guardarsi da strani paradossi sta spingendo Obama alla cautela: un anno fa volevano la testa di Assad; oggi i soldati che avrebbero dovuto ucciderlo dovrebbero prendere ordini da lui.

Stringere amicizia con Assad significherebbe anche stendere un velo sulle stragi compiute sui civili dal suo regime. Significherebbe dimenticare l’indignazione che il mondo ha provato davanti a quello scempio.

Un anno fa volevano bombardare Assad per aiutare i ribelli; oggi bombardano i ribelli per aiutare Assad. Alla Casa Bianca saranno un po’ confusi.


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