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"Assassinio allo specchio": il cocktail della Christie che ti impedirà di diventare vecchio
Creato il 02 ottobre 2010 da Dejavu"In questa casa è meglio non accettare da bere, vero, ispettore?"
Jason Rudd
"Intanto arriva la signora Badcock, crede che quello sia il suo bicchiere e ne beve il contenuto. Non le pare un'idea possibile? C'era tanta gente e c'erano bicchieri sparsi dovunque. Accade abbastanza spesso, sa, di prendere per errore il bicchiere di un altro."
Ella Zielinsky
Della Christie ho ormai letto una quarantina di libri, cominciando sin da bambino. Alcuni li ho riletti anche quattro o cinque volte. "Assassinio allo specchio" è uno di essi. E' un assoluto capolavoro di ritmo, con in più il fascino di un montaggio cinematografico, per nulla arruginito dalle giunture della vecchia e infortunata protagonista: Miss Marple. Proprio nel suo villaggio, a St. Mary Mead, giunge una troupe americana cappeggiata dal regista Jason Rudd per girare un film su Elisabetta d'Austria e per sancire il ritorno sullo schermo della di lui moglie, l'attrice Marina Gregg, dopo un'assenza dalle scene dovuta ad un forte esaurimento nervoso.
La coppia di artisti si trasferisce con i segretari al seguito nella tenuta di Gossington Hall, una solida e sontuosa costruzione in stile vittoriano che viene ceduta loro da Miss Bantry, rimasta ormai vedova, e che fu teatro di un precedente giallo della Christie: "C'è un cadavere in biblioteca".Miss Bantry riserverà a se stessa il più modesto alloggio della portineria, diventando così in presa diretta gli occhi e le orecchie della più acuta investigatrice del paese - la Marple - alla quale riferirà tutto ciò che accade alla villa.
In onore dell'arrivo delle celebrità, le autorità locali organizzano una festa di benvenuto durante la quale Marina Gregg si mostra molto affiatata con gli ammiratori, anche con quelli particolarmente insistenti come Heather Badcock che la trattiene a lungo, ricordandole di averla già incontrata nell'isola di Bermuda molti anni prima, durante il secondo conflitto mondiale, quando l'attrice aveva rappresentato uno spettacolo teatrale per i militari da campo.
Complice l'arrivo sulla scala di un'altra diva con la quale la Gregg ebbe degli antichi screzi e la parlantina assordante della Badcock, si crea un momento di confusione nel quale, in mezzo ai flash fotografici, il volto dell'attrice sembra improvvisamente inorridire mentre fissa un punto indefinito davanti a sé, senza nemmeno ascoltare più il discorso della sua incontrollabile interlocutrice. Una reazione violenta, dettata da non si sa che - un dipinto alla parete, un ospite inatteso, una parola carpita - alla quale Jason Rudd pone fine scuotendo la moglie non senza una certa preoccupazione.
Per riprendere in mano le sorti del party, vengono finalmente serviti dei daiquiri. La Badcock, urtata da qualcuno, fa cadere inavvertitamente il bicchiere sul pavimento e, imbarazzata, accetta quello che Marina gentilmente le offre. Pochi minuti dopo aver bevuto, la giovane si accascerà sulla poltrona, morta per avvelenamento.
Da quel momento inizia un incubo per Marina, convinta di essere salva solo grazie allo scambio dei bicchieri. Tra lettere minatorie, caffé avvelenati, ambigui assistenti che fanno continuo uso di barbiturici e figli adottivi che spuntano rancorosi dal passato la sensazione di un pericolo incombente diventa incontenibile, soprattutto per una donna estremamente fragile come lei. In più, a complicarle la vita ci si mette la tuttofare Ella Zielinsky, impiegata di Jason, una donna perennemente raffreddata, dalla bellezza sottile e non ostentata e, neanche a dirlo, innamorata pazza del suo datore di lavoro. Ma la Zielinsky ha anche un pericoloso pallino: quello di stuzzicare gli altri con telefonate anonime, dicendo loro di averli visti versare il veleno, nella speranza di beccare il colpevole sparando nel mucchio.
"The Mirror Crack'd" fu scritto nel '62 e nel '80 divenne un film per mano di Guy Hamilton.Splendida colonna sonora a parte, la pellicola - uscita anche in dvd la settimana scorsa - vale meno del romanzo, questo va detto, poiché ne tralascia la complessità data da alcune sottotrame ma è un'esperienza ugualmente accattivante per la qualità dei dialoghi, le scaramucce femminili, l'autoironia sul modo di fare cinema e, non ultimo, il solito cast hollywoodiano, raffinato e stellare.
Elizabeth Taylor nei panni di Marina e Rock Hudson in quelli di Jason si ritrovarono di nuovo sposati come già fu ne "Il gigante". Accanto a loro, una perfida Kim Novak e un irresistibile (e purtroppo compianto) Tony Curtis crearono la perfetta spalla ai protagonisti nei ruoli della diva antagonista e del produttore. C'è persino un giovanissimo Pierce Brosnan in un cameo con la Taylor. E Angela Lansbury dovette essere a tal punto convincente nelle vesti della Miss Marple di turno da riuscire già allora a spianarsi la strada come futura "signora in giallo" del piccolo schermo.
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