(Foto Giacomo Scattolini)
Di Marina Szikora [*]La nostra scorsa trasmissione l'avevamo dedicata in buona parte al ventennale del tragico assedio di Sarajevo in cui morirono oltre 11 mila persone e di cui la capitale della Bosnia Erzegovina si e' ricordata con una manifestazione particolare in cui si e' voluto rendere omaggio a queste vittime innocenti dell'atroce guerra degli anni novanta. Ma il tempo passato non e' servito a tutti per fare i conti con quanto accaduto ne' con la propria coscienza.
Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l'entita' a maggioranza serba della Bosnia Erzegovina, ha inviato una protesta al ministro degli Esteri della Bih, Zlatko Lagumdžija, perche' e' stato organizzato nella serata della giornata di commemorazione un ricevimento per il corpo diplomatico e per tutti gli ospiti stranieri giunti a Sarajevo in occasione dell'anniversario dell'assedio di questa citta'. Dodik ha ritenuto il gesto del capo della diplomazia bosniaca come "assolutamente inaccettabile" e il suo problema principale sarebbe stato quello che l'evento non era stato precedentemente "concordato con tutti le parti della BiH". Dodik ha qualificato questa come una "politica unilaterale" dei rappresentanti del popolo bosgnacco. Insieme al presidente della RS aveva protestato anche il maggiore partito della BiH, il Partito democratico serbo secondo il quale la memoria delle vittime della capitale sotto assedio rappresenta "uno spettacolo di propaganda militare".
Gli eventi a Sarajevo in occasione della commemorazione, secondo il presidente della SDS, Mladen Bosić, avevano fatto ricordare "le vicende della macchina musulmana militare-propagandista durante l'infelice conflitto militare, sollecitando odio e trasformando i musulmani in uniche vittime ed i serbi in aggressori ed assassini. Perfino i protagonisti di questa azione sono gli stessi, a partire da Christiane Ammanpour fino a Paddy Ashdown". Cosi' Mladen Bosić alludendo ai testi che la nota giornalista americana e il politico britannico avevano pubblicato su Internet ricordando le atrocita' di guerra a Sarajevo. Va sottolineato che i maggiori media elettronici e di stampa nella RS avevano o ignorato la commemorazione dell'assedio di Sarajevo oppure avevano descritto il 6 aprile come "la giornata in cui ebbe inizio la cacciata e le persecuzioni dei serbi da Sarajevo e la piu' grande pulizia etnica in Europa dopo la seconda guerra mondiale", come nel caso della radio televisione della RS.
La risposta non e' mancata: l'attuale presidente a rotazione della presidenza della Bosnia Erzegovina, l'esponente bosgnacco Bakir Izetbegović, ha dichiarato di continuare orgogliosamente e fermamente la politica di suo padre, il defunto presidente della BiH Alija Izetbegović, una politica che aveva tentato di evitare la guerra ma che infine non ha avuto successo perche' non e' stato possibile fermare i predecessori di Dodik che avevano condotto l'aggressione ed il genocidio, assediando Sarajevo, attaccandola per anni, devastando e uccidendo 11541 cittadini tra cui ci sono stati anche quelli di etnia serba. Izetbegović ha sottolineato di continuare quella politica che nel 1996 invitava i serbi a restare nelle loro case garantendo loro sicurezza. Questa politica non ebbe successo perche' gli allora leader serbi costringevano inutilmente alla fuga. "Tutti i leader serbi di quell'epoca, vale a dire i predecessori di Dodik da lui stesso mai abbandonati, sono accusati o condannati all'Aja e questo fatto parla abbastanza di loro e delle loro imprese criminali", ha rilevato Izetbegović aggiungendo che Dodik dovrebbe dimostrare doveroso rispetto verso le vittime dell'assedio di Sarajevo o almeno tacere se non e' in grado di rispettarle.
Ospite invece in una trasmissione della TV B92, il presidente della RS, Milorad Dodik ha detto che la guerra a Sarajevo inizio' prima del 6 aprile, con l'attacco ad un matrimonio serbo per il quale nessuno mai ha dovuto rispondere. Per Dodik, l'anniversario dell'assedio di Sarejvo e' solo la continuazione di un tentativo per accusare i serbi, ovvero la RS di tutti i crimini commessi in BiH. Aggiunge che nessuno parla di campi di concentramento per serbi a Sarajevo durante la guerra e che dalla capitale della BiH sono state cacciate via 150 mila persone di cui sono state uccise 5000. "Rispetto ogni vittima, ma rilevo che le vittime serbe vengono minimizzate. Un tale approccio allontana la RS da Sarajevo" afferma Dodik e aggiunge che attraverso la falsificazione della storia si cerca una nuova politicizzazione della vittima e si tenta di utilizzare le vittime per politicizzare le vicende a danno della RS. In questa intervista alla B92, il presidente della RS ha ripetuto di non vedere il futuro della BiH e di non sentirla come il proprio paese: "Questa e' una inevitabilita' storica e un giorno la BiH si disgreghera' nelle sue parti costituenti perche' nemmeno l'intervento di massa internazionale e' riuscito ad assicurare la BiH come stato", ha sottolineato Dodik aggiungendo che la BiH non e' mai stata uno stato. "Il mio paese e' la RS e amo di piu' e vivo di piu' la Serbia come il mio paese piuttosto che la BiH" afferma fermamente Milorad Dodik. A proposito delle dichiarazioni di Izetbegović e suoi annunci di voler esporre denuncia contro Dodik, il presidente della RS ha risposto che l'impegno di Izetbegović e' noto come anche il contenuto della sua "Dichiarazione islamica". "Suo padre, non il mio, aveva portato i mujaheddin in Bosnia", ha detto Dodik. Il presidente della RS ha confermato che alle prossime elezioni in Serbia lui appoggera' Boris Tadić e il Partito Democratico perche' e' da molti anni che collaborano e fanno insieme parte dell'internazionale socialista.
Questo scontro politico e questa lontananza di posizioni sono l'ennesima dimostrazione come in BiH non c'e' accordo politico e come i tre popoli costituenti, bosgnacchi, serbi e croato dopo vent'anni non sono riusciti a superare il sanguinoso passato riconoscendo gli errori e le tragedie e facendo i conti con tutti quelli su cui pesano le responsabilita'.
[*] Corrispondente di Radio Radicale. Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in onda oggi a Radio Radicale