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Assolto imprenditore che ha evaso le tasse per non licenziare operai

Creato il 18 febbraio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

Un piccolo imprenditore edile bergamasco è stato assolto dall’accusa di non avere versato i contributi all’Inps per i suoi lavoratori perchè la sua scelta dipese dalla consapevolezza che “la perdita della retribuzione per gli operai, nell’attuale situazione di crisi profonda del settore, oltre che dell’economia in generale, avrebbe determinato un danno grave per loro e le relative famiglie”.

Un operaio al lavoro (il-cittadino.it)

Un operaio al lavoro (il-cittadino.it)

Lo scrive il gup di Bergamo Raffaella Moscarino nelle motivazioni al verdetto con cui ha scaglionato lo scorso 25 ottobre Giacomo C. dall’accusa di evasione contributiva. L’imprenditore era imputato per non avere versato all’Inps le ritenute previdenziali e assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori per le mensilità comprese tra il gennaio 2010 e il dicembre del 2011 per un totale di circa 130mila euro.

L’uomo, assistito dai legali Salvatore Aprigliano e Mauro Straini, è stato assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Nelle motivazioni, il gup ha riconosciuto che nel caso dell’imprenditore “ricorrono gli estremi dello stato di necessità quanto meno putativo”. L’imprenditore, che era in grave “crisi di liquidità”, ha omesso di versare i contributi “ritenendo, forse per errore, che la spendita delle ormai scarne liquidità di cui disponeva per far fronte agli obblighi contributivi piuttosto che corrispondere le retribuzioni ai lavoratori avrebbe comportato per questi un pericolo attuale di danno grave alle loro persone e alle persone dei loro famigliari, potendo ritenersi ragionevole – aggiunge il gup – che la mancata percezione dello stipendio, nell’attuale congiuntura economica, avrebbe determinato il collasso di numerose gestioni famigliari soprattutto se a carattere monoreddito”.

Il giudice sottolinea la “buona fede” dell’imprenditore, che ha pensato allo “stato di necessita’” dei suoi operai e l’assenza del dolo, ossia della volontà da parte sua di commettere il reato. ”Una sentenza coraggiosa e giusta”, hanno commentato gli avvocati Straini e Aprigliano.

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