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Assonanze da Nord a Sud

Creato il 28 settembre 2011 da Rightrugby
Assonanze da Nord a Sud Alcuni numeri fuori dal campo sui quali ragionare. Cominciamo anzitutto con quelli televisivi, forniti gentilmente da Paolo Wilhelm, il Grillotalpa. Riguardano gli spettatori che hanno seguito i match dell’Italia in questo Mondiale dai canali di Sky Sport
L’11 settembre, giorno del debutto contro l’Australia, alle 5.30 del mattino, tra dirette e repliche la partita è stata seguita complessivamente da 107.421 spettatori medi (427.286 i contatti unici, coloro che si sono collegati almeno per un minuto). Il 20 settembre, Italia – Russia (ore 9.30) ha raggiungo quota 96.577 spettatori medi (441.628 quelli unici). Infine, ieri per Italia – USA (ore 8.30) erano 145.500 quelli medi (523.298 gli unici).
Il fuso orario gioca contro e non solo, dato che la gente comune durante la settimana ha qualcosa da combinare, tipo andare al lavoro. A dirla tutta, alcuni rumors interni a Sky avevano preventivato numeri bassi. Questi alla fine sono.

Ce ne sono poi degli altri, molto, ma molto più alti. Linkiesta, con un articolo di Alessandro Oliva, racconta la guerra tra sponsor (Adidas v Nike) sui campi da rugby, cominciata con la famosa maglietta nera esibita dall'Inghilterra (con tanto di numeri che si staccavano dalla schiena) a partire dalla partita contro l'Argentina. La storia è questa, in soldoni: la Nike voleva gli All Blacks, uno degli obiettivi della società americana assieme alla nazionale di calcio del Brasile e al giovane Tiger Woods. Alla fine, i neozelandesi hanno in ballo un contratto di nove anni con l'Adidas che vale 150 milioni di euro. La clausola più impegnativa del contratto è che gli AB vincano il 75% dei match disputati ogni anno. Ma è molto più facile che vincano tutti gli impegni tra Test Match e Tri-Nations piuttosto che una Coppa del Mondo - anche se stavolta... 

Poi salta fuori che i neozelandesi potrebbero non partecipare al Mondiale 2015 perché il torneo, per come viene gestito, rappresenta un salasso per le grandi Union. "We lose NZ$13.2m [£6.7m] worth of revenue after income from Rugby World Cup and costs are adjusted. It cannot carry on", ha dichiarato Steve Tew, Chief Executive della New Zealand Rugby Union (nella foto). Che ha aggiunto: "The IRB did put an extra £1m on the table for the major unions six months ago which helped and which was appreciated, but frankly the prospects of us going to England in 2015 under the current model are very slim. We cannot continue to sign on for an event that costs us so much money". 

Le parole di Tew hanno un sapore particolare, se si considerano i salti mortali che la NZRU compie per trattenere in patria i suoi goielli, attirati dalle sirene europee e in particolare francesi. Ecco appunto, i francesi.

Ogni anno - stavolta non è ancora accaduto, ma c'è da scommetterci che prima o poi succederà, soprattutto una volta che avranno messo ordine nella Rugby Football Union -, i top club inglesi alzano la voce e chiedono che venga alzato il salary cap per tenere botta alle rivali del Top14 tra Heineken e Challenge Cup. A sostegno delle loro posizioni, fanno notare che così ne guadagnerebbe anche la Premier, ma dai board del massimo campionato albionico e della federazione rispondono che il loro obiettivo è assicurare che la competizione abbia un futuro nel lungo periodo, non nell'immediato. 

Non si nota una certa assonanza di intenti, da Nord a Sud?

UPDATE: John O'Neill, chairman della ARU australiana, supporta la posizione di boycott neozelandese ai prossimi mondiali. Don't worry comunque, è solo un modo come un altro di batter preventivamente cassa.

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