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Delle tonnellate di film che sparano titoloni epocali è raro trovare qualche prodotto anche solo lontanamente decente, lo sappiamo tutti, in fondo il dominio dell’Asylum e Sy-Fy sul fronte monster-movie è inespugnabile ma, per quanto ne possa apprezzare certo zotico coraggio e la comunque invidiabile costanza, ogni tanto sento la mancanza di un vero, rozzo b-movie. Per fortuna ci hanno pensato Gregory Gieras e Mike Mendez, passato poco raccomandabile per entrambi se non per il simpatico The Convent, che con Big Ass Spider! recuperano tutta l’ignoranza necessaria per un cazzo di film di mostri tonto, citazionista e semplicemente riuscito: budget irrisorio, trucidi effetti speciali e trama marcissima, ma il minestrone funziona senza tanto bisogno di riscaldarlo ulteriormente grazie a pochi tocchi e un’efficace capacità ironica, arma da sempre fondamentale per la riuscita di un film dove un megaragno alieno spacca tutto.
Niente, niente, niente che non si sia già visto ovunque, eppure il film funziona per la simpatica atmosfera che viene costruita – la bonaria tamarraggine di un protagonista sempliciotto come il disinfestatore Alex è affiancata con insperata goliardia dalla demenzialità della guardia Josè, i due formano infatti una coppia irresistibile tanto nello sparare commenti e frecciate sarcastiche quanto nel non avere mai pienamente un’idea precisa di quello che sta realmente accadendo. Ne esce pertanto un registro così solare da strappare sorrisi anche a piccole esclamazioni o a gesti innocui, che a loro volta giocano su cliché e difetti del b-movie tipo (lo spiegone dello scienzato, al quale i due reagiscono sbadigliando ma continuando a chiedergli informazioni che non capiscono) e in altre occasioni sfoggiano un umorismo cattivissimo e inaspettato (i giovani di colore che per primi vedono il mostro, certe intrusioni spagnoleggianti per risaltare ancora di più la figura di Josè), evitando in questa maniera di soffermarsi troppo sulle mille leggerezze di una non-storia priva bene o male di qualsiasi struttura: la genesi del giant spider o la sua fattura in pessima CG, l’intervento dell’esercito, l’eroismo di Alex e la storia d’amore che nasce con la soldatessa sono in fondo momenti di così poco interesse nell’economia generale di un film che diverte ben oltre le più misere aspettative da non avere poi molta importanza.
Sorprendono anche alcune intuizioni registiche, lo split screen per visualizzare il massacro dei soldati, la lunga carneficina nel parco (con tanto di cameo di Lloyd Kaufman) o anche solo la bella scena iniziale sono momenti sicuramente isolati ma che mostrano comunque un’attenzione e un lavoro che di certo non si trova in produzioni simili. Peccato solo per un Ray Wise trattenuto e intrappolato in un ruolo che non gli permette le sue solite evoluzioni sopra le righe e quei sorrisi falsi e diabolici che da sempre sfodera.
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