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At the end of the day

Creato il 23 luglio 2011 da Giuseppe Armellini
At the end of the dayNell' intervista concessaci un mesetto fa, Zampaglione fa il nome di Cosimo Alemà come uno di quelli della new wawe italiana del thriller-horror. Scorgendo i film in uscita nelle sale questa settimana leggo: At the end of the day di Cosimo Alemà. Buona, ottima occasione per tornare al cinema dopo moltissimo tempo.Senza tanti preamboli arrivo al sodo: At the end of the day è bellissimo oltre qualsiasi aspettativa. Se con Shadow avevamo avuto i prodromi che stesse cambiando qualcosa nel panorama italiano del perturbante, con il film di Alemà abbiamo praticamente la conferma ufficiale. E, sono convinto, questo film potrebbe piacere anche più di Shadow, o perlomeno a più persone, perchè quanto il primo tentava il "colpaccio" in chiave metaforica, At the end of the day è talmente reale che è quasi impossibile trovargli difetti di verosimiglianza o imputargli chissà quale presunzione.Sette ragazzi vanno a giocare a soft-air in un bosco a loro sconosciuto. Ben presto si renderanno conto che là, non sono gli unici a giocare alla guerra...Sin da subito, dalla scena delle mine, possiamo apprezzare il livello tecnico del film, specie la fotografia di ottimo livello e le inquadrature mai banali. Componenti importantissime ma affatto decisive se manca il resto. Ed è qui che At the end of the day sorprende. Da un soggetto essenziale, quello di una guerra-stealth tra predati e predatori, Alemà riesce nella titanica impresa di gestire in maniera mirabile le dinamiche di ben 10 personaggi, aspetto che, essendo all'opera prima, fa quasi gridare al miracolo. Ogni azione sia temporalmente che spazialmente è verosimile, i dialoghi sono molto scarni ma dannatamente credibili. Continuo a premere su questo tasto perchè troppe volte, specie nel nostro cinema, si è assistito a una bella confezione rovinata da sceneggiature risibili infarcite di azioni senza senso, uso dello spazio e del tempo disastroso e dialoghi al confine, spesso superato, del comico. Alemà non vuole sorprendere, dopo 5 minuti ci fa vedere in faccia chi sono i buoni e chi i cattivi. Anche questa scelta mostra una maturità davvero impressionante. Grazie a una colonna sonora fantastica riesce nell'impresa di regalar sì tensione, ma anche umanità, romanticismo all'opera, sfiorando il capolavoro nella scena della ragazza nascosta sott'acqua. Forse passa un pò troppo tempo prima che il film decolli, forse ci sono cali di ritmo, forse in 2,3 passaggi c'è un montaggio troppo brusco, forse la vicenda dei tre militari-cacciatori può apparire un tantino forzata, forse il titolo inglese è poco sensato mentre il sottotitolo italiano, leggermente modificato, sarebbe stato più appropriato, ma qui siamo comunque davanti a un piccolo miracolo. C'è sobrietà in Alemà (nemici conosciuti sin da subito; nessun colpo di scena devastante; uccisioni quasi normali, molto reali; la stessa scelta degli attori, belli ma non modelli prestati al cinema; la storia all'interno del film, quella delle due sorelle, molto dolce e importante ma non enfatizzata). In tutto c'è un senso della misura invidiabile e io questo in un'opera prima lo trovo sorprendente. Non c'è la voglia di sembrar bravo con il "tanto", ma quella di far poco sperando di esser bravo. E non manca persino una scelta quasi unica per la storia del genere, quella di aver addirittura 10 personaggi e, beh, vedete l'ultimissima scena.
Sarò stato troppo entusiasta ma, sinceramente, non me ne frega nulla.
Stiamo arrivando. Stiamo arrivando anche noi.
( voto 8,5 )

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