Ateismo di stato in Corea del Nord: 6mila cristiani nei gulag

Creato il 26 gennaio 2013 da Uccronline

La Corea del Nord ha stabilito un record: per l’11esimo anno consecutivo è il paese che perseguita di più i cristiani nel mondo. Lo ha stabilito il consueto rapporto annuale sulla persecuzione dei cristiani stilato dall’organizzazione internazionale Open Doors, il regime ateo-comunista di Pyongyang è il più repressivo nei confronti dei cristiani, peggio anche di Arabia Saudita (secondo posto), Afghanistan e Iraq (terzo e quarto).

Sul rapporto si legge che si «contrasta con veemenza ogni tipo di religione. I cristiani sono visti come persone ostili, meritevoli di arresto, detenzione, tortura e anche esecuzioni pubbliche». Secondo le stime di Open Doors, «nonostante la pesante repressione, esiste un movimento crescente di chiese sotterranee che conta circa 400 mila cristiani» su una popolazione di 24,5 milioni di abitanti.

Riferendosi poi al terribile campo di concentramento per prigionieri politici di Yodok, il rapporto ricorda che «in Corea del Nord c’è un sistema di campi di lavoro, compreso il famigerato campo n. 15, dove si trovano almeno 6 mila cristiani».  Secondo una fonte di Daily Nk, organo di informazione composto da dissidenti del Nord, «le autorità nordcoreane dividono i dissidenti in diverse categorie a seconda della ragione per cui cercano di scappare. Quelli che portano con sé una Bibbia o hanno stretto contatti con cristiani cinesi vengono di solito giustiziati». Un cristiano è stato recentemente ucciso proprio per questi motivi. Ricordiamo che assieme alla Cina, la Corea del Nord è uno dei pochi Paesi che ancora è guidato ufficialmente dall’ateismo di stato.

Dalla Russia invece, ex fortezza dell’ateismo governativo, si apprende che l’ora di religione è divenuta obbligatoria nelle scuole. Una decisione che non riteniamo per nulla condivisibile, stupisce tuttavia riflettere sulla portata del cambiamento avvenuto, quando fino a pochi anni fa il dittatore Stalin imponeva ore di ateismo scientifico nelle scuole e nelle facoltà universitarie, come ha recentemente ricordato la scrittrice russa Ljudmila Ulitskaja, la poetessa Ol’ga Aleksandrovna Sedakova e sopratutto Andrey Kuraev.


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